di SERAFINO CARUSO
Oltre
20000 presenze per la 181^ edizione dei
Fuochi di San Marco a Rossano. Centro storico invaso di musica, festa, colori e calore. Tra i 51 fuochi patrocinati con la legna dal Comune di Rossano, anche i tanti fuochi allestiti dai privati nelle tradizionali
"vinedde" del cuore antico della città. Atmosfera magica e surreale. Da mille e una notte. Sin dalle prime ore della sera tantissimi i cittadini che sono saliti dallo Scalo, arrivati dai paesini limitrofi e perfino da Cosenza e dintoni. La riscoperta di questa antica tradizione si è intercalata alla perfezione con la
voglia di riscatto di un popolo e di un'intera città. E così il centro storico di Rossano, tra i più belli dell'intero Mezzogiorno d'Italia, almeno per una notte è ritornato a splendere in tutta la sua bellezza.
FUOCHI DI SAN MARCO: DA TRADIZIONE POPOLARE A FESTA IDENTITARIA DI UNA CITTÀ
Un
marcatore identitario a tutti gli effetti. I
Fuochi di San Marco in pochi anni sono passati da semplice tradizione rievocativa a un evento capace di fare turismo. Di creare attrazione e partecipazione. Un contenitore forte appartenenza identitaria. Ricordiamone l'origine: rievocativi del
forte terremoto del 1836, che distrusse buona parte della città, i Fuochi di San Marco da allora sono diventati un vero e proprio rito. Quella notte la terra tremante fece uscire di casa tutti i rossanesi. I muri delle basse case tremarono così forte da far scappare fuori le persone. Che accesero fuocherelli per scaldarsi al freddo pungente (allora, a fine aprile, il clima era ancora piuttosto rigido). La gente aveva paura a tornare nelle case e quindi ognuno prese qualcosa da mangiare per condividerla insieme nelle viuzze. Un vero e proprio rituale, tra sacro e profano. La venerazione nei confronti della patrona Madonna Achiropita e di San Marco (tra l'altro la chiesetta bizantina è uno dei simboli della città) va al di là del sacro. A loro, infatti, si attribuisce la protezione del popolo rossanese perché le vittime, in confronto all'entità del sisma, non furono tantissime. I quartieri del centro storico, così, ogni anno vengono illuminati da questi fuochi. Entrando nelle
"vinedde" si respira qualcosa di magico. Di surreale. E' l'atmosfera della convivialità. Dell'accoglienza. Della condivisione. Il classico "sciannicheddo" (tipico bicchiere per bere il vino) non viene negato a nessuno che passi per un fuoco.
TRA SCIANNICHEDDI, PIETANZE TIPICHE E ANEDDOTI
Certo, diventando una festa con migliaia di presenze, non tutti riescono a soddisfare il proprio palato. Ma per accontentare tutti i visitatori ecco che il Comune, da qualche anno, ha iniziato a organizzare i Fuochi come un vero e proprio evento. L'assessorato al turismo guidato da
Aldo Zagarese e l'ufficio turistico diretto dal funzionario
Benedetta De Vita hanno continuato a seguire la scia intrapresa da qualche anno. I
Fuochi di San Marco sono diventati una realtà indiscutibile di presenze turistiche. Ai visitatori, in ogni angolo della città, viene offerto il cibo tradizionale. Scoratelli, alici scattiate, olive, sardellina piccante, pane e taralli, pitte di "maio", trippa e patate: insomma, per il palato non c'è che l'imbarazzo della scelta. Oltre alle botti di vino d'annata e dell'ultima vendemmia. E poi i tanti aneddoti raccontati dai più "grandi" attorno al fuocherello. Con quella magica atmosfera che si riesce a vivere soprattutto nel ventre di alcuni
storici quartieri come Pente, Bancato, Ciglio della Torre, Colonna S. Isidoro, San Martino, San Giovanni e San Marco. Scene da amarcord: bambini che giocano dimenticando le moderne attrazioni internaute, adulti che per una sera si lasciano andare ai momenti di gioia e di festa. Donne che arrivano dalle proprie cucine in mezzo al "largo" con pentoloni pieni di tanta buona roba da mangiare. E si trascorre la serata.
SODDISFAZIONE PER LA PARTECIPAZIONE, SI PUNTI AL SALTO DI QUALITÀ
L'assessore al turismo di Rossano, Aldo Zagarese, ha così commentato la serata di ieri con un
post sul suo profilo facebook:
"La Rossano più bella...! Ieri il nostro centro storico è rinato grazie al sinergico impegno di tutti. È la riprova che quando si collabora per il bene comune non esiste nè colore politico nè schieramento di sorta, esiste solo Rossano". La sinergia è importante. Adesso, però, è il caso che si punti a qualcosa di più. Se la città di
Salerno è capace di attrarre centinaia di migliaia di visitatori per le proprie
Luminarie natalizie e se
Melpignano, comune di 2210 abitanti nella Provincia di Lecce, è capace con il suo ormai famoso
Festival della Taranta di attrarre migliaia e migliaia di turisti che affollano il paesello e gli altri vicini per più giorni, perché Rossano, con i suoi Fuochi di San Marco non può ambire a organizzare dei
Fuochi di San Marco in più giorni con il suo momento apicale proprio nella notte tra il 24 e il 25 aprile? Bisogna sedersi, discutere e programmare. Già da subito per la prossima edizione. Dare respiro al turismo, quindi al commercio e a tutto quanto vi sia correlato (b&b, alberghi, ristoranti, trattorie, botteghe, artigiani, musei), deve essere il vero obiettivo di un futuro
Comitato allargato a Istituzioni, associazioni e privati. Tra l'altro si è visto come la stessa edizione 2016, sponsorizzata interamente da
L'Eco dello Jonio e altri privati in tempo di commissariamento dell'Ente, abbia portato tanta visibilità all'evento. Insieme e in sinergia si può ambire a portare a Rossano, ad esempio in una
tre giorni,
almeno centomila persone. Pubblicizzando i Fuochi di San Marco nelle Regioni limitrofe come Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia. E, perché, no, anche in altre Regioni d'Italia.
La sana ambizione è follia per le menti che ragionano. * Foto gentilmente concesse da "I love Rossano" e alcuni privati [gallery ids="48359,48360,48361,48362,48363,48364,48365,48366,48367,48368,48369,48370,48371,48372,48373,48374,48375,48376,48377"]