La città che riparte tra un caffè e un cornetto. «Saremo responsabili insieme»
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Corigliano Rossano si è risvegliata con la Fase 2. Abbiamo parlato con gestori dei bar che ci hanno aperto alle loro emozioni
di Josef Platarota Cinquantaquattro giorni. Questo è il lasso temporale che ha separato i gestori di bar dalla loro clientela, dalla loro gente, dalla loro vita. «Stamattina mi sono svegliato alle 5 e mi sentivo felice come un bambino, era come se ricominciasse la scuola. Non posso negare che ho registrato un calo di afflusso dell’80%, ma avevo troppa voglia di tornare». Sono le parole di Guerino, giovane ristoratore e barista di Corigliano Rossano che oggi, assieme al suo Capital, ha potuto nuovamente fare caffè, servire le sue specialità e rivedere gli ospiti di sempre. «La voglia – ci dice invece Adriano della Belle Epoque – era tanta e siamo entusiasti. Ora, però, è tempo di responsabilità, bisogna avere buon senso e tutto tornerà alla normalità». Poi è il turno della storica Guetos, con la sua giovane titolare Mary: «E’ emozionante aprire, soprattutto per quello che questo posto rappresenta per la mia famiglia. È stata una bella sensazione poter rivedere i clienti». Una Corigliano Rossano che voleva ripartire, anche se con qualche ferita da leccarsi e mascherine e guanti in più da indossare: «E’ stata dura – ci dice Giuseppe dello Sporting -, ma ora siamo qui e siamo pieni di passione. L’asporto, sia chiaro, non è tornare come prima. Basti pensare che si basa tutto sul monouso con costi ovviamente maggiori. Nonostante ciò, il comparto non alzerà di un centesimo i costi per la clientela». Ma c’è anche chi non ha aperto e aspetterà una settimana. È il caso dell’Alfieri House: «Abbiamo deciso di aspettare un’altra settimana, dato che stiamo lavorando con l’asporto e la ristorazione (Old Square, ndr). Sappiamo che sarò una grande sfida perché ciò che mancherà sarà la domanda e non l’offerta, se prima facevamo 100 caffe con questa situazione ne faremo 30». Un primo giorno pieno di emozioni ma che pone già delle prime problematiche. Questo è un settore che sta conoscendo una forte crisi e un grande scoramento che ha delle richieste. «Quando si potrà lavorare all’aperto – ci dicono in concerto – la speranza è che il Comune ci dia delle agevolazioni sul pagamento dell’uso del suolo pubblico. Dopo tante rinunce e sacrifici siamo sicuro che il Sindaco ci venga incontro». Non sono mancate, però, qualche ramanzina da parte dei titolari per mini assembramenti davanti ai bar. Dei peccati veniali per chi è tornato a riassaporare i piccoli sfizi quotidiani come un ottimo caffè o un cornetto appena sfornato.
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