2 ore fa:Elezioni regionali, Garante delle persone con disabilità: «Sia garantito il diritto al voto»
3 ore fa:Sanità, Tavernise (M5S) all'attacco: «Occhiuto fallisce anche da commissario»
2 ore fa:La statua di San Pio torna a proteggere il Compagna
1 ora fa:Prevenzione e diritto alla salute, Straface: «In questi anni tanti importanti risultati»
29 minuti fa:I nuovi poveri? Sono quelli che pagano le tasse!
3 ore fa:Il Festival Vivaldi rivive nel Pollino: tre concerti tra castelli, abbazie e chiostri
17 ore fa:Tridico: «Calabria vera è la Vertenza Nord-Est, il nemico è lo spopolamento»
59 minuti fa:Lo scautismo adulto tra formazione e servizio: due giorni di riflessione al santuario di Santa Maria delle Grazie
5 ore fa:Giornata Niliana 2025: San Nilo tra storia, spiritualità e modernità
15 ore fa:Anche lo sviluppo del nord-est passa dallo stop ai fondi europei e più forza a FinCalabra

Ma a Corigliano-Rossano si è capito cosa vogliamo?

1 minuti di lettura

C’è una città che dice sempre no. No ieri, no oggi, no domani. A tutto. A prescindere. Corigliano-Rossano da tempo ha smarrito il filo della sua identità e della sua visione. O forse non l’ha mai davvero avuta. C’è una comunità che diffida, che si indigna, che si lamenta ma che – purtroppo – non si assume mai la responsabilità delle sue scelte. E in mezzo ci siamo tutti, o quasi.

Prendiamo un esempio totale: la vicenda Porto. Ma potremmo parlare di qualsiasi altra cosa. Quell’infrastruttura che avrebbe potuto cambiare le sorti del territorio, che ha visto scorrere fiumi di inchiostro, proteste, barricate ideologiche, preconcetti senza il minimo studio. Prima le lotte infinite per dire no all’ipotesi di un’industria metalmeccanica a bordo banchina (la vicenda Baker Hughes), con la paura del mostro alle porte. Paure che poi non hanno trovato alcun fondamento. Ora, paradossalmente, anche la prospettiva di un porto crocieristico viene vista come una minaccia. Ma davvero? Si evoca il turismo di massa, si sogna il rilancio, eppure quando si mette in campo anche solo l’idea di attrarre grandi flussi, subito parte l’ostracismo.

La verità – possiamo stare tranquilli tutti – è che il crocierismo, qui, non tornerà mai più se prima non si avrà la capacità di creare una destinazione, un sistema di accoglienza, infrastrutture adeguate. E ci vorranno secoli, se non ere geologiche. Hai voglia di parlare di destagionalizzazione, turismo esperienziale, stagione lunga da maggio a ottobre, di Bandiere Blu, Verdi, Arancioni… Se non si comincia, se non si rischia, se non si fa un passo in avanti, resteremo sempre qui: immobili, a guardare gli altri crescere e noi a recriminare.

Allora è meglio che ci mettiamo tutti in testa – popolo in primis (perché politici, colletti bianchi, borghesia paranobiliare e radical chic i buoi nel recinto li hanno già chiusi!) – che la bacchetta magica non esiste. Che nessuno verrà a calarci una buona cosa dall’alto (anche perché, quando arriva, la rifiutiamo pure!).

Non c’è un pulsante che dall’oggi al domani colma i ritardi di decenni. È pacifico. E quindi, a un certo punto, bisogna pure rimboccarsi le maniche. Perché qui il problema non è solo la politica, non è solo chi governa o chi amministra: il problema è un popolo che ha imparato a lamentarsi molto e a lottare poco. Che preferisce delegare, ma poi si incazza se le cose non vanno. Ma soprattutto c’è un popolo che, evidentemente, non sa votare e che poi si lamenta di chi ha votato.

Allora la domanda è semplice quanto brutale: ma cosa cazzo vogliamo davvero? Si accettano miracoli… anche se Dio aiuta solo chi sa aiutarsi.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.