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Il problema non sono le tasse (alle stelle) ma il lavoro (che non c’è)!

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Tasse, tasse... mie adorate tasse! In questa settimana si è parlato tantissimo delle tasse comunali che i cittadini di Corigliano-Rossano dovranno andare a pagare, insieme a tutti gli altri balzelli regionali, nazionali, europei che prosciugano interamente le tasche dei contribuenti. Il sindaco Stasi è finito nel mirino della polemica politica dell’opposizione per aver lasciato al massimo le aliquote sulle imposte civiche. Altra bagarre totalmente inutile, imbastita dalla minoranza, che è servita ad alimentare la ormai solita dissenteria di parole. Inutile, perché bastava volgere lo sguardo oltre Crati o oltre Trionto, o spingersi ancora più in là, per capire che alla fine tutti i comuni sono nelle medesime condizioni.

Non c’è nessun Municipio che in questo momento sia nelle condizioni di poter abbassare le tasse. E se qualcuno c’è, è una mosca bianca che non fa testo.

Purtroppo, però, si è persa l’ennesima buona occasione per ritornare a parlare dei problemi veri di questa città e di questo territorio. Già, perché quando si sentono politici o rappresentanti delle istituzioni scagliarsi contro l'asfissiante pressione fiscale, invocando la povertà o la difficoltà della gente, impossibilitata ad estinguere questo cumulo informe di tasse a causa della crisi incessante e incalzante, sale la rabbia.

Purtroppo, alla fine, nessuno ha il coraggio di guardare nel profondo la realtà.

Qui non c’è un popolo che non vuole pagare le tasse o che per pagarle vuole sconti! Anzi, anche il povero – nel suo piccolo e se tutto funzionasse – vorrebbe, se potesse, contribuire con il suo obolo. Qui non ci sono più soldi. Non c’è benessere. Non c’è la possibilità di pagarle le tasse. È qui che si dovrebbero incazzare tutti; e chiedersi il perché di tante cose.

Dal momento che Stasi o chi per lui le tasse potrà alzarle anche fino alle stelle, anche oltre ogni aliquota concessa e girare per le strade della città a riscuotere l’ultimo centesimo come lo Sceriffo di Nottingham, ma se soldi non ce ne sono… non ce ne sono. Non si producono. Tantomeno c’è un pozzo di San Patrizio da cui attingere.

Il vero problema, qui, e su cui ormai tutti tra i nostri politici tacciono, è il lavoro, l’occupazione, la dignità di guadagnarsi uno stipendio o generare un profitto, un utile per sé stessi e – di riflesso – per la comunità. Non viviamo in un territorio dove ci sono ricchezze nascoste, semmai viviamo in mezzo ad una landa dalle ricchezze inespresse.

Non per essere pesante e petulante ma da questa parte, al di qua degli emicicli istituzionali, dove vigono regole incomprensibili a noi mortali e pezzenti, vorremmo continuare a sapere – ad esempio - qual è la verità sull’investimento che avrebbe potuto generare nuovi posti di lavoro (anche solo un posto di lavoro dignitoso) all'interno del Porto e che poi alla fine si è dissolto nelle schermaglie da campagna elettorale. Di chi sono le responsabilità vere? È qui che bisogna incalzare se non si ha la coda di paglia o altri scheletri nell'armadio.

Così come la stessa politica da qualche tempo cincischia, si astiene, dribbla sulla questione infrastrutturale di questa città e di questo territorio. La nuova Statale 106, con il suo miliardo e duecento milioni di investimenti; la mobilità ferroviaria, i progetti PNRR: che utile creeranno alla nostra comunità in termini di lavoro, benessere, crescita e possibilità di pagare le tasse domani? Possibile che i nostri rappresentanti istituzionali siano così orbi nel non vedere quanto potenziale possa esserci in questi strumenti? Possibile che in tutte le dinamiche che interessano la nostra grande comunità del nord-est debba prevale sempre e comunque l’interesse spicciolo senza alcuna visione? Ma sarebbe pure ammissibile che si bloccasse lo sviluppo industriale e infrastrutturale per consentire a questo territorio di rimanere “incontaminato” (da cosa poi?!). Benissimo! Questo status, però, che benefici in termini economici e di progresso reddituale produrrebbe?

Vorremmo che qualcuno lo spiegasse. Perché si può dire di no alle tasse ma non si può dire, simultaneamente, di no ad ogni possibilità di occupazione e lavoro. Le due cose, insieme, non reggono.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.