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Aeroporto della Sibaritide, non serve rassegnazione ma visione

10 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Appena ieri dalle pagine dell'Eco dello Jonio abbiamo rilanciato il tema dell'Aeroporto di Sibari (leggi qui l’articolo che ha aperto il dibattito) partendo da un asunto e da una prospettiva reale: l’aeroporto di Crotone fra dieci anni rischia di non avere più senso. Una prospettiva che, inevitabilmente, lascerebbe ancora una volta la Sibaritide a terra.

Su questa nostra tesi è intervenuto il presidente del Comitato Magna Graecia, Domenico Mazza, con una lettera ricca di spunti e riferimenti inviata al direttore Marco Lefosse.

Secondo Mazza, pensare oggi alla realizzazione di un aeroporto nella Sibaritide sarebbe una prospettiva non realistica: i dati sulla movimentazione passeggeri e le esperienze di altri scali nel Mezzogiorno dimostrerebbero che il bacino d’utenza non giustificherebbe un nuovo investimento. La soluzione, semmai, dovrebbe passare da infrastrutture di collegamento più moderne e veloci che connettano la nostra area con gli scali già esistenti. Una posizione che, in sintesi, invita a ridimensionare le aspettative e a non rincorrere “cattedrali nel deserto”.

Noi, però, la pensiamo diversamente.

Caro Domenico,
ci confrontiamo spesso, e non di rado partiamo da posizioni distanti, a volte opposte. Ma proprio per questo dialogare diventa essenziale, perché significa aprirsi a prospettive diverse. Detto ciò, la tua lettera — come sempre lucida e ben argomentata — mi spinge a rilanciare con ancora più forza una convinzione che coltivo da tempo: la Sibaritide, e più in generale la Calabria del Nord-Est, non può e non deve accontentarsi di visioni limitate, al ribasso, pessimistiche.

Quello che serve, oggi, è una “Dottrina Gromyko” applicata al nostro territorio. Ricordi? Andrej Gromyko, ministro degli Esteri dell’URSS, fu famoso per una linea negoziale granitica: chiedere sempre di più, rivendicare tutto, alzare l’asticella fino allo sfinimento della controparte. Era il suo modo per non farsi mai mettere all’angolo. Ecco, a noi serve questa dottrina proprio per fare da controparte ad una politica che ci rappresenta che è incapace di portare avanti qualsiasi rivendicazione concreta. Non da oggi ma da sempre!

Ecco perché occorre giocare al rialzo. Perché se oggi ragioniamo accettando l’idea che la Calabria non regge tre aeroporti, fra dieci anni ne avremo soltanto due: Lamezia al centro e Reggio all’estremo Sud. Tu stesso lo ammetti, Domenico, anche con le migliori autostrade del mondo (che da noi non ci sono e non ci saranno a breve), i tempi per raggiungerli resteranno proibitivi per la Sibaritide. Da Roseto a Cariati per raggiungere Lamezia Terme, parliamo comunque di ore di viaggio. Non è solo una questione di buche o cantieri, ma della conformazione stessa della Calabria, che isola da sempre l’arco ionico.

E allora l’aeroporto della Sibaritide diventa non un capriccio, ma uno strumento di continuità territoriale. Perché qui, di continuità, non ce n’è. Non oggi e neppure domani, visto che le grandi opere ferroviarie e stradali guardano sempre e solo a Ovest. Io non sono un tecnico, e non ho la presunzione di giocare con numeri e parametri, ma so che questo territorio ha bisogno di strumenti concreti, di attuazione e di sostanza. E un aeroporto, qui, sarebbe una boccata d’ossigeno vitale.

Lo sappiamo bene: la Sibaritide produce due terzi del PIL calabrese, ma il reddito medio pro capite sfiora la soglia di povertà. Questa è una contraddizione inaccettabile. Vuol dire che siamo una terra che lavora e produce, ma resta costretta all’angolo, privata degli strumenti per emanciparsi. E allora lo dico senza timore: non uno, ma due aeroporti servirebbero, per ripagare decenni di isolamento e decenni di giochi forfettari da parte dei nostri rappresentanti politici. Credo che l'approccio giusto non sia quello di chiederci se “ci bastano tre aeroporti in Calabria” ma “perché non ne possiamo avere di più”.

E attenzione: aeroporto non significa solo passeggeri in partenza. Condivido l’idea dell’amico comune Salvatore Veltri, secondo cui l’utenza di ritorno garantirebbe numeri da capogiro, ma penso anche al modello produttivo. Immagina un aeroporto a Sibari con accanto una grande piastra del freddo (proprio quello che sta tendando di fare Pisticci con la pista Mattei), per l’export degli agrumi, delle produzioni agricole della Sibaritide, del Metapontino, della Valle di Diano. Non sarebbe solo utile: sarebbe iper-necessario. Sarebbe la svolta per far esplodere finalmente un PIL che oggi resta schiacciato dall’isolamento infrastrutturale.

Poi c’è il turismo. Sacal e gli enti centrali ci raccontano che servono bacini d’utenza da 400mila persone. Bene, andiamoli a leggere davvero quei numeri, perché spesso sono parametri piegati a logiche politiche e di centralismo. La Grecia ha aeroporti ovunque, anche nelle isole più piccole, proprio per garantire continuità territoriale. E allora perché qui, lungo la più grande pianura del Sud, non dovrebbe servire un aeroporto?

Il problema, lo dico da tempo e lo ribadisci benissimo anche tu, non è tecnico ma politico. “Tutto puote” la politica, e se volesse un aeroporto a Sibari lo costruirebbe persino nelle sabbie mobili. Ma la politica, oggi, non vuole. O non sa volere. Perché, invece di rivendicare, appunto, con la Dottrina Gromyko ciò che ci spetta, preferiamo arrovellarci su bizantinismi locali, mentre altrove corrono. E intanto, ricordo che due milioni di euro sono già stati spesi per uno studio di fattibilità. Soldi dei calabresi. Del resto se chiedi oggi ad un politico se vuole o no un aeroporto a Sibari, ti risponderà che non è necessario, che non è sostenibile, che non ce n'è bisogno. E proprio perché la politica dice questo - dall'alto della sua incapacità a realizzare -, il desiderio di rivendicarlo l'aeroporto della Sibaritide cresce ancora di più! 

Alla fine, Domenico, sono certo che né a me né a te né a nessun cittadino di questo territorio farebbe “schifo” un quarto aeroporto in Calabria. Costruiamolo, mettiamolo in piedi e poi vediamo se non ha i numeri per sopravvivere. Io dico che ce li ha, eccome. E che, se finalmente ci convinceremo che la Sibaritide non deve chiedere il permesso a nessuno per emanciparsi, scopriremo che questo aeroporto non è un sogno, ma una necessità storica.

Con amicizia e stima, ma anche con la convinzione che qui dobbiamo sempre giocare all’attacco.

M.L.


Di seguito la lettera integrale del presidente Domenico Mazza.

Egregio Direttore, ho letto con attenzione la sua nota apparsa sull'Eco dello Jonio sabato 16 agosto. Oggetto del contendere, la possibilità di aprire un terzo aeroporto o meglio delocalizzare, all'indomani della realizzazione della nuova strada a cat. B1 KR-CZ, il terzo aeroporto calabrese da Crotone a Sibari. Come Lei sa, abbiamo avuto modo di confrontarci spesso sulla tematica. Tuttavia, mi preme segnalarLe alcuni equivoci in cui il suo articolo, probabilmente, inavvertitamente, cade. Partiamo dal presupposto che oggi la Calabria si presenta con una Popolazione di poco superiore al milione e 800mila ab. Invero, Lei sa meglio di me, non superiamo neppure il milione e mezzo. Vieppiù, ci troviamo da circa 20 anni in una condizione di drammatico esodo demografico. Se i parametri dovessero mantenersi ai valori attuali, ma è molto probabile che peggiorino, possiamo stimare entro i prossimi 10 anni una perdita di ulteriori 200mila persone. Gran parte di questa cifra, ahinoi, riguarderà proprio le aree joniche del Crotonese e della Sibaritide. Quelle aree che personalmente, oltre ad aver geograficamente localizzato come Arco Jonico, non ho mai fatto mistero di considerare come “Altra Calabria”, reputati i ritardi accumulati rispetto al resto della Regione.

I numeri che Le ho illustrato ci dicono che il sistema calabrese, oggi, non potrebbe neanche mantenere tre aeroporti.

Pensi alla Campania che da solo un anno ha deciso di aprire i battenti del Costa d'Amalfi, ma che fino a poco tempo fa ha gestito tutto il traffico aeroportuale regionale (e non solo) da Capodichino. E la Campania ha una popolazione di oltre tre volte superiore a quella Calabrese. Pensi alla Puglia, dove circa 4 milioni di abitanti si servono di Bari e Brindisi e parzialmente Foggia. Tre aeroporti operativi e Taranto pronto all'uso. Tuttavia, nell'ultimo caso, nonostante l'Arlotta abbia già in dote la 5° pista più lunga d'Italia, le dinamiche del centralismo pugliese, preferiscono altre direttrici. Questa breve analisi esemplificativa di contesti regionali a noi prossimi per dirLe che E.N.A.C (Ente nazionale aviazione civile) stabilisce come alveo di servizio naturale per un aeroporto una base di almeno 400mila abitanti. Nella sua nota fa riferimento a un possibile bacino d'utenza, per un eventuale aeroporto sibarita, a tutta la provincia di Cosenza e a parte della Basilicata. Sulla carta, tutto vero. Nei fatti però le cose cambiano. Oggi la Provincia di Cosenza è scesa sotto i 670mila abitanti. I numeri che la vedevano superare abbondantemente i 750mila residenti, ormai, appartengono alla storia. Forse, ancora riscontrabili in qualche vecchio sussidiario di datata pubblicazione. Dei richiamati 670mila, circa 250mila gravitano tra il Pollino, la Sibaritide, la Sila Greca e l'alto Jonio. Altri 140mila lungo la striscia tirrenica. Ancora, 250mila risiedono in un raggio di appena 15km dal Capoluogo: la cosiddetta Area Urbana. Poco più di 30mila, infine, nel contesto del Savuto. Come sarà semplice comprendere, la ciccia della Popolazione è contenuta tra l'Area Urbana e l’ambito della Sibaritide. Tuttavia, non deve indurci in errore il fatto che il numero di presenze nei due contesti sia pressoché simile. A differire, infatti, è la densità demografica; decisamente più alta nell'area cosentina essendo molto più contenuta territorialmente. Le ricordo, altresì, che a breve sarà cantierizzata l'ennesima velocizzazione della tratta autostradale CS-Altilia, fondamentale alla connessione tra l'area bruzia e quella lametina. Tale opera consentirà di ridurre i tempi di percorrenza dai 45' attuali, tra l’alta-media valle Crati e Lamezia, a poco meno di 1/2 ora. Già oggi, invece, la tratta Cosenza-Sibari, nonostante un percorso a 4 corsie, si compie in non meno di 45/50 minuti. E Lamezia, resta pur sempre lo scalo regionale di riferimento con offerta volativa che giammai potrebbe essere inficiata da qualsiasi altro scalo.

Veniamo alla questione Basilicata. L'apertura del Costa d'Amalfi ha riversato l'area est della Provincia di Potenza da Napoli a Salerno. Il Vulture-Melfese è praticamente territorio della Capitanata e ha il suo scalo di riferimento nel Gino Lisa di Foggia. Matera Città e hinterland rappresentano, geograficamente e politicamente, una costola di Bari. Il loro scalo è e rimane Palese. Resterebbe la linea di costa compresa tra Nova Siri e Metaponto. Un'area rivierasca che lambisce 80 mila abitanti. Tuttavia, anche quest'ultima porzione demografica, qualora dovesse essere aperto al traffico civile Taranto-Grottaglie (e ci sono ottime probabilità in merito), avrebbe tutte le convenienze a raggiungerlo. Purtroppo, Direttore, quanto le ho illustrato, ridimensionano molto lo spocchioso vezzo, aduso nei salotti bene alle nostre latitudini, che la Sibaritide sia il centro del Mondo. Fermo restando e sottoscrivendo una serie di sue puntualizzazioni: "Unica area calabrese a produrre PIL.... Fra i territori più ricchi del sud Italia (ma con i redditi più bassi della Calabria)"....  Tutto ciò, converrà, non basta per poter pensare a un terzo o quarto aeroporto calabrese. Prima di qualunque cosa ci vogliono i numeri. E Lei ne è a conoscenza quanto Me che prese singolarmente, Sibaritide e Crotonese, numericamente arrancano. Vieppiù, i requisiti, non solo per la questione aeroporto, potrebbero averli solo se iniziassero a ragionare in maniera sinergica e unitaria. Ma sappiamo, sia Io che Lei, quanto la Politica nostrana sia riluttante a certi ragionamenti. I territori, specie quando hanno la spocchia di fregiarsi del richiamato termine pur sapendo nei fatti di non inverarne l'essenza, restano molto più utili se divisi. Quale occasione migliore, infatti, per rappresentare nei fatti “silos elettorali” per i rispettivi centralismi. E chi meglio di Corigliano-Rossano e Crotone potrebbe assurgere al ruolo di serbatorio elettorale per Cosenza e Catanzaro? La storia ce lo dimostra ampiamente: nessuno. Se è vero come è vero, e voglio mutuare le parole del mio amico, Mimmo Critelli: "Lungo la jonica, tendenzialmente, abbiamo Classi Dirigenti composte da maggiordomi con l'ausilio di qualche direttore di sala"...

Se la Calabria, come il resto delle Regioni italiane, avesse avuto un solido sistema infrastrutturale ferro-carrabile, avrebbe potuto soddisfare le esigenze di tutti i territori con il solo scalo di Lamezia. Provi a immaginare cosa avrebbe significato avere tre direttrici perpendicolari a 4 corsie lungo le due linee di costa e nell'area valliva. Aggiunga una serie di diagonali est-ovest a congiungere i due versanti. Infine, un sistema ferroviario a doppio binario lungo tutto il perimetro, intersecato da adeguate trasversali. Probabilmente, il capitolo aeroporto o aeroporti non avrebbe affascinato nessuno.

Con questa breve annotazione Le dico che, forse, sarebbe il caso di premere su altri tipi di infrastrutture. Probabilmente bisognerebbe chiedere alla Politica, perché sia stata data prelazione a due varianti stradali (CZ-KR e Sibari-Rossano), quando, forse, nella logica delle cose sarebbe stato opportuno partire da Crotone e chiudere l'anello fino a Sibari. Ancora, dovremmo chiedere ai nostri Referenti Istituzionali il motivo del loro tergiversare sull'attuazione di un treno shuttle tra Sibari e Isola di C.R. Proposta, quest'ultima, che nacque, come ricorderà, da una telefonata tra Lei e il Sottoscritto. Dunque, per quale motivo la prevista variante alla galleria di Cutro (che avrebbe dovuto lambire il Sant'Anna) sia finita nel dimenticatoio. Ergo, perché la bretella di Thurio sia stata sostituita da una modesta lunetta di Sibari, anch'essa sparita dai radar. Invero Direttore, lo sappiamo sia Io che Lei: dalle nostre parti buona parte degli Establishment risultano talmente poveri di idee che, al massimo, riescono a partorire pensieri rabberciati dopo aver letto qualche scritto di cui neppure comprendono appieno il senso. Chiaramente, ritengono più conveniente studiare strategie tese alla permanenza dello status quo. Alla fin della fiera, bontà loro, è pur sempre meglio garantirsi poltrone rimanendo proni ai diktat del centralismo di turno. Quanto detto, d'altronde, glielo comprova una serie di vicende che riguardano il nostro territorio da vicino. Alludo alla fumosa vicenda del nuovo ospedale mentre gli attuali stabilimenti restano in promiscuità degli ambienti e in bàlia di loro stessi. Mi riferisco alla questione del Tribunale, dove il contesto di una possibile riperimetrazione del vecchio foro in chiave d’Area Vasta sta dimostrando tutti i limiti di un territorio che forzatamente si definisce Sibaritide-Pollino, mentre vive di storie, interessi ed economie differenti. E, ci pensi, anche la recente bagarre sulla scelta del Candidato da contrapporre al Presidente dimissionario, dimostra ampiamente quanto le ho appena riferito.

Con la solita stima,

Domenico Mazza - Presidente del Comitato Magna Graecia

 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.