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Ma il popolo che vive i disagi e le sciagure di questo territorio dov'è?

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Era il 30 maggio 2003 quando in Parlamento veniva approvata la Legge 119 che introduceva la riforma della normativa in tema di applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Una nuova norma volta a tamponare la figuraccia fatta in Europa a causa delle quote latte. Servivano soldi e all’epoca il Governo Berlusconi e la Lega, per sopravvenire alle esigenze dei produttori di latte della Pianura Padana sul piede di guerra perché la sovrapproduzione rispetto al tetto imposto aveva messo in ginocchio le aziende, pensò bene di raschiare il fondo del barile. All’epoca, c’erano disponibili i miliardi di euro (i primi dopo il vecchio conio) non utilizzati della Legge Obiettivo varata dal Ministro Lunardi nel 2001 per varare alcune opere infrastrutturali strategiche in Italia. Tra queste opere strategiche c’era anche la nuova SS106, uscita fuori dalla Conferenza dei Servizi di Copanello.

Ebbene, buona parte di quei soldi per infrastrutturare l’Italia vennero distratti proprio alla Calabria e di quella nuova Statale 106 vennero realizzati solo pochissimi tratti, tra cui il Megalotto 3 ancora oggi in fase di realizzazione tra Sibari e Roseto dopo anni di dissidi, ricorsi e carta bollata. Per anni si pensò che fu la funesta scure leghista a voler affossare la Calabria e il Meridione “rubando” i fondi destinati a una strada strategica del sud per andare a placare le ire dei produttori del nord. Solo con il passare del tempo e dei decenni la narrazione di quei fatti cambiò del tutto. Non fu un piano antimeridionalista a far sì che la centosei non venisse mai realizzata, bensì l’incapacità dei territori a superare bizantinismi e problemi circoscritti e a produrre progetti validi, concreti e realizzabili. E questa “nuova verità”, non molto tempo fa, la ribadì in un’intervista rilasciata all’Eco dello Jonio, anche il Segretario generale della Cisl Calabria, Tonino Russo, una personalità che sicuramente non si può definire leghista tantomeno nordista!

Dall’allora Conferenza dei Servizi di Copanello, per quanto riguarda il tratto tra Sibari e Crotone, interessato dai Megalotti 8 e 9, venne fuori un tracciato in ammodernamento che era molto simile a quello che è stato proposto negli ultimi mesi. Furono, poi, le Amministrazioni e i Consigli comunali dell’epoca a stravolgere i tracciati trasferendoli sempre più a monte, rendendoli di fatto irrealizzabili per complessità di procedura, sostenibilità ambientale e costi. Tant’è che proprio il Megalotto 8, quello che approvarono i Consigli comunali di Corigliano e Rossano dopo tre anni di batti e ribatti con Anas e Ministero delle Infrastrutture, per un passaggio a monte tra i centri storici e i due scali, a differenza del Megalotto 9 (Mandatoriccio-Crotone), non arrivò nemmeno alla procedura VIA. E ad oggi quel progetto non esiste più da nessuna parte se non sulle carte dei piani urbanistici locali.

Oggi il problema sembra ripetersi. Perché al netto della legittima e sacrosanta pretesa degli espropriati di ricorrere all’intervento del Presidente della Repubblica, affinché impugni la procedura progettuale della nuova Sibari-Corigliano-Rossano, ritorna ancora il refrain del tracciato a monte. Che, rimane, però insostenibile sia sul piano dei costi sia sul piano dell’utilità sociale. L’obiettivo di una nuova strada è innanzitutto la sicurezza di chi viaggia. A questo punto bisogna porsi una domanda: se da Rossano scalo volessi raggiungere Corigliano scalo, con una nuova strada che passa a monte, dovrei salire prima nel centro storico di Rossano, prendere la 4 corsie, uscire a Corigliano centro storico e scendere allo scalo. Risultato? Continuerò ad utilizzare la strada esistente con tutti i pericoli annessi e connessi.

Poi c’è la questione dell’utilità. A cosa serve una strada veloce e a 4 corsie che transita a oltre 6 chilometri di distanza in linea d’aria dal porto, dalle aree industriali e commerciali? Una via di comunicazione centrale serve a far sviluppare gli asset di un territorio, non a tenerli a debita distanza!

Poi c’è un’altra grande questione di cui nessuno parla. Il tracciato della nuova SS106 così per come concepito oggi rappresenta l’unica via d’uscita diretta, veloce e tempestiva per raggiungere il costruendo nuovo ospedale della Sibaritide. Immaginate quali e quanti disagi si potranno generare se quella struttura non avesse una via di collegamento immediata non solo ai due centri urbani di Corigliano e Rossano ma al resto del territorio. Trasferiamo tutto sull’attuale sede stradale della SS106 che è inammodernabile?

Ecco perché, oggi, bisognerebbe azionare la leva del bene collettivo cercando di superare, quanto più possibile, le rivendicazioni personali, che sono giuste e legittime, ma non guardano all’interesse pubblico di una comunità che ha bisogno di una strada, veloce, sicura ed europea. Stiamo commettendo lo stesso medesimo errore di 20 anni fa. Abbiamo già il copione scritto eppure, anche questa volta, niente e nessuno fa nulla per ribaltare la narrazione.

Ma il popolo che ogni giorno vive i disagi e le sciagure di questo territorio dov’è?

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.