Chiacchiere inflazionate e consenso sopravvalutato: intanto lavoro non ce n’è
Un cittadino che ha bisogno di un sussidio (di qualsiasi natura) per sopravvivere, avrà sempre bisogno di un politico (a qualsiasi livello) che quel sussidio glielo garantisca. Ragionateci sopra!
È tutto una grande campagna elettorale. E il troppo, storpia… sempre. Stamattina mi sono imbattuto in questo simpatico meme (l’immagine in copertina) che girava sui social. Attualissimo e calzante nel grande fence, il recinto della Calabria del nord-est. Quasi una trentina di comuni in campagna elettorale - da Roseto Capo Spulico finendo a Crosia, passando per la grande Corigliano-Rossano – e una quantità esorbitante di chiacchiere, pagliette, parole e promesse che in queste settimane si stanno già distribuendo a iosa nell’opinione pubblica.
Così tante da essere ormai inflazionate e ovviamente con un livello di credibilità pari a zero. Un circus di populismo e demagogia volto ad accaparrarsi, da parte dei candidati (più o meno visibili, legittimi e dichiarati), molti illustri sconosciuti, il consenso.
Ecco, il consenso vale molto più delle pagliette. Delle chiacchiere! Ma tanto di più. Perché il valore della delega da queste parti si vende al mercato dell’oro; quell'oro che, possiamo starne certi, al cambio sarebbe deprezzato rispetto al consenso. E questo perché, per molti, entrare nelle istituzioni, diventare sindaco, consigliere regionale, onorevole, parlamentare, deputato, senatore significa aver fatto una vincita al Superenalotto. Se poi si è bravi a fare gli equilibristi, quella vincita può diventare un Turista per Sempre.
È difficile fare politica! – dice l’eletto con il macchinone con 3mila di cilindrata. È difficile, difficile, difficile, uff quant’è difficile! - E ci credo. Trovare ogni giorno la giusta motivazione e le argomentazioni, le pezze e la giustificazione giusta per perculare la gente – lo credo davvero – è un esercizio che ha bisogno di studio costante. E ci riescono. Ci riescono sempre a gabbare il popolo che quelle chiacchiere a tanto al chilo se le mangia a colazione, pranzo e cena. Altrimenti non si spiega perché, mentre tutto passa, attorno a noi resta il logorio del tempo, delle cose e del non finito, mentre i politici (vecchi e nuovi, giovani e meno giovani, di governo o oppositori) restano sempre tutti li. Anzi, restano lì, sempre fisse, le loro idee, la loro capacità di manipolare l’opinione pubblica, il loro ingegno a muovere tutto per non cambiare nulla.
Chiacchiere a basso costo e consenso dal valore inestimabile viaggiano sugli stessi assi in un’andatura inversamente proporzionale. Perché? Forse una risposta c’è. E va ricercata nel tasso di libertà. Meno un popolo è libero, emancipato, economicamente e culturalmente indipendente, annebbiato dalle chiacchiere; più i suoi rappresentanti acquisiscono il potere del consenso.
Un cittadino che ha bisogno di un sussidio (di qualsiasi natura) per sopravvivere, avrà sempre bisogno di un politico (a qualsiasi livello) che quel sussidio glielo garantisca. La precarietà è diventato il maledetto sale della nostra democrazia. Che schifo!
Ecco perché un posto di lavoro nuovo fa schifo a molti di loro, politici e politicanti. Perché un posto di lavoro rende il cittadino libero dalle catene della subordinazione culturale, demolirebbe le chiacchiere e porterebbe ad un valore congruo e "normale" il consenso.
Detto ciò, ragionateci sopra e ragionate sul mondo che ci circonda, fuori la porta di casa. Nel frattempo, buone Chiacchiere di Carnevale. Quelle vere, quelle buone, quelle home made!