Corigliano-Rossano, finalmente un lampo di città
Due segnali – il progetto della nuova mobilità e la proposta di Forza Italia sul porto – rompono l’inerzia di un territorio fermo. È la breccia di cui questa città ha bisogno per tornare a pensare se stessa come centro, e non come periferia del nulla
Per molti, per tanti, quasi per tutti la settimana che si chiude alle latitudini di Corigliano-Rossano potrebbe non aver restituito altro segnale che quello della normalità. Una settimana d’utunno, anche uggiosa, monotona, povera nella landa desolata della Piana di Sibari. Ci sono però due novità: una strutturale l’altra politica. C’è un filo che unisce il progetto della nuova mobilità urbana e la proposta avanzata, appena ieri – come un fulmine a ciel sereno e inaspettato - dal coordinamento cittadino di Forza Italia sul porto cittadino: è il filo, finalmente riconoscibile, di una città che prova a ragionare da città.
La speranza è che non sia un momento raro, ma che si intraveda davvero qualcosa che qui è sempre mancata: la volontà di definire un metodo, una visione e un orizzonte urbano condiviso.
Da una parte c’è l’Amministrazione comunale, che con il grande progetto del BRT e della riorganizzazione degli assi viari — pedonalizzazioni comprese — sta tentando una cosa che, per questa città, assomiglia a una rottura culturale. Significa uscire dalla logica del “rattoppo”, dalle manutenzioni disperate e dalla difesa del proprio spicchio di territorio. Significa pensare in grande, mettere ordine, ricucire, dare finalmente una forma alla terza città della Calabria facendo interagire – finalmente – le connessioni del trasporto pubblico, sia tra loro ma anche, in una visione ancora più ampia, con la fruizione del tessuto urbano. Poter partire da Corigliano o da Rossano a piedi, prendere un treno e poi un bus per poi passeggiare e vivere i centri urbani, da domani potrebbe essere una cosa vera e non più fantasia.
Dall’altra c’è una forza politica che decide di abbandonare la guerra di trincea e, invece di partecipare al solito gioco delle accuse, produce una proposta seria sul porto: un tavolo tecnico permanente, una governance ampia, un sistema a rete tra istituzioni e attori economici.
È una cosa semplice? Sì. È una cosa normale? Purtroppo no. È, però, esattamente ciò che distingue una città da una periferia: la capacità della classe dirigente di fare un passo in avanti, mettere da parte i toni giacobini e accendere il motore delle idee.
Corigliano-Rossano diventa città non quando inaugura una piazza, ma quando le sue forze politiche — tutte — capiscono che qui c’è bisogno di visione, non di risse. C’è bisogno di rimboccarsi le maniche e guidare la nave tutti insieme. Un po’ come fa la politica di città che, quando c’è da rivendicare diritti e servizi, abbandona i preconcetti, le fazioni e lavora tutta insieme. È, dunque, giusto riconoscere questo segnale: la proposta di Forza Italia è un pezzo di maturità nel dibattito pubblico, così come il progetto dell’Amministrazione è un pezzo di maturità nel governo del territorio.
Perché il punto è semplice:
una città si costruisce quando chi la guida e chi la rappresenta inizia a ragionare con una postura adulta, non reattiva.
Ed è qui che la convergenza può diventare interessante. Perché davvero può sbloccare lo sviluppo di questa città e riportare benessere nelle tasche dei cittadini. Che quindi ritrovano dignità, che quindi ritrovano voglia di costruire il proprio futuro qui (senza emigrare), che quindi fanno figli, che quindi spendono, che quindi promuovo crescita e fanno cultura.
Insomma, un processo virtuoso che da oltre due decenni in questo territorio si è arenato. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, negli ultimi anni e nonostante la fusione, in quanto a qualità della vita, abbiamo fatto un salto mortale all’indietro.
Le ricerche nazionali lo dicono senza bisogno di interpretazioni: molte città italiane – soprattutto al Sud - stanno arretrando, e Corigliano-Rossano è tra quelle che hanno perso posizioni, attrattività, servizi, sicurezza percepita, opportunità per i giovani. È come se, mentre il resto del Paese corre, la terza città della Calabria avesse passato due decenni a guardarsi allo specchio senza riconoscersi.
E invece basterebbe poco per invertire la traiettoria. Basterebbero progetti che migliorano la quotidianità — come il BRT. Basterebbero proposte ben costruite che guardano lontano come la rivitalizzazione delle aree industriali e produttive (porto e area Enel su tutte). Basterebbe, ancora, mettere a frutto l’opportunità di vedere un investimento di 1,2 miliardi di euro per la nuova SS106 che a breve partirà sul territorio di Corigliano-Rossano. Basterebbe, soprattutto, che la città intera smettesse di considerarsi periferia e iniziasse a comportarsi da centro.
Perché una città non è un atto amministrativo: è uno stato mentale. È sentirsi parte di qualcosa. È sapere che da qui può arrivare ricchezza, lavoro, futuro. È credere che non tutto è già scritto, che non siamo condannati a rimanere un territorio incompiuto.
Oggi forse si intravede una breccia. Forse piccola, forse fragile. Ma è una breccia da cui può passare la prima, vera trasformazione urbana e sociale della nostra storia recente.
Sta a noi decidere se allargarla o richiuderla, come abbiamo fatto troppe volte.