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Una città grandissima che ragiona... come un paesone

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C’è un’immagine, quella dei pomeriggi di dicembre, che ormai sembra il fermo-immagine ufficiale del Natale a Corigliano-Rossano: gli Scali completamente bloccati dalle auto, clacson rassegnati, gente nervosa in coda… e i negozi, paradossalmente, vuoti. Una scena che ti fa quasi pensare che qui si esca in macchina non per fare shopping, ma per partecipare a una specie di rito collettivo, il “Giro della città con colonna sonora di ingorghi e bestemmie sussurrate”.

E allora, la domanda sorge spontanea: perché ci ostiniamo a spostarci sempre e solo in auto?

La risposta, la sappiamo tutti: perché usare i mezzi pubblici è ancora complicato. Perché ci vogliono tempi biblici, perché l’offerta non è stata aggiornata negli anni, perché fino a ieri — e in buona parte ancora oggi — non c’è una visione chiara su come debba funzionare davvero un trasporto pubblico moderno.

Eppure, un passo avanti c’è stato. Dall’1 gennaio al 30 novembre 2025, con il nuovo TPL potenziato, 256.220 persone hanno viaggiato sugli autobus urbani. Un numero che sembra imponente, enorme, grandissimo, fino a quando fai la divisione: significa che ogni abitante di Corigliano-Rossano ha preso il bus in media tre volte in undici mesi. Tre.

Più o meno come il numero di volte in cui si va dal dentista in un anno, e di certo non per piacere.

E se consideriamo che dentro questo dato ci sono studenti, pendolari, fuori sede… beh, la verità è che il cittadino medio il bus non lo prende mai.

Di chi è la colpa? Di tutti.

Chi ne paga le conseguenze? La Regione, che investe (nostri) soldi veri per un servizio che ancora non decolla; l’azienda di trasporto, che con pochi biglietti incassa poco e quindi reinveste poco (anzi, in alcuni casi fa anche più del dovuto!); la comunità, che continua a ragionare come un paesone pur essendo —numeri alla mano — la terza città della Calabria.

Perché, diciamolo: Corigliano-Rossano non ha una cultura del trasporto pubblico. Non ce l’ha mai avuta. E senza una cultura, nessun servizio funziona davvero.

Ti possono portare anche l’autobus volante della NASA: se la gente non lo vuole usare, resta vuoto.

“Ma noi non siamo Cosenza!”

È curioso: qui appena si parla di pedonalizzazioni, di parcheggi a pagamento, di navette, scatta subito il riflesso: “Eh ma noi non siamo Cosenza!”
Verissimo.

Però non siamo nemmeno Castrovillari che — pur essendo molto più piccola — ha pedonalizzato tutto quello che si poteva pedonalizzare e ha creato parcheggi funzionali attorno.

Noi invece viviamo in una delle città più estese della Calabria, con due centri urbani enormi, e ci incaponiamo nel voler arrivare con la macchina davanti alla porta del negozio. E poi ci lamentiamo che non si sviluppa il commercio, che le strade sono un caos, che non c’è qualità urbana.

Ecco perché è ora che il Comune faccia un salto di coraggio.

Non possiamo aspettare che arrivi la BRT — che va prima finanziata, progettata e poi realizzata — per iniziare a cambiare abitudini. Non possiamo aspettare che riapra la ferrovia jonica “quando sarà” (e magari un giorno parlare sul serio di una metro di superficie tra Sibari, Corigliano, Rossano e Mirto, già pronta e fatta se si vuole).

Il cambiamento culturale si prepara prima. Sempre.

Come si fa? Con scelte impopolari ma inevitabili.

Se aspettiamo la buonafede delle persone, stiamo freschi: non arriverà. Quindi serve una spinta dall’alto, chiara, decisa, coraggiosa.

E allora sì, bisogna ampliare le aree pedonali negli Scali, non solo per fare bella figura nei weekend, ma in modo stabile, credibile, vivibile; bisogna creare parcheggi delocalizzati e garantire autobus frequenti per raggiungere il centro; bisogna introdurre le strisce blu, perché siamo probabilmente l’unica città sopra i 50mila abitanti in Italia a non averle. E non è un merito: è un freno allo sviluppo.

Non sono soluzioni rivoluzionarie. Sono soluzioni normali, applicate ovunque. Solo qui diventano dibattito filosofico.

Corigliano-Rossano deve decidersi: vuole essere una città moderna, con servizi adeguati, trasporti degni, spazi vivibili? O vuole continuare a essere un gigantesco parcheggio urbano a cielo aperto dove si resta bloccati per andare a comprare… una brioche?

Noi una risposta ce l’abbiamo. E chi amministra, ora, dovrebbe averla ancora più chiara.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.