Una polpetta ha acceso la città
Basta un piccolo gesto per rivelare una verità enorme: i centri storici non sono morti, sono solo in attesa di qualcuno che li risvegli. Rossano alta lo ha dimostrato con l'evento di Voci in Coro: un’energia che non chiedeva altro che esplodere
Pruppetish! Lo diciamo da sempre ma ogni volta che lo ripetiamo ci sembra sempre più evidente: basterebbe davvero poco per riaccendere la scintilla di vita nei nostri centri storici.
I numeri, d’altronde, sono lì a ricordarcelo senza pietà: in quattro decenni, soprattutto il centro storico di Rossano – che sconta una distanza fisica e psicologica dal suo stesso “scalo” – ha perso pezzi interi della propria demografia. Prima l’ospedale negli anni Ottanta, poi il tribunale nel decennio scorso, e insieme ai servizi se ne sono andate intere famiglie, attività, abitudini, ritmi di vita.
È l’immagine di un pendio discendente imboccato lentamente, e poi diventato inesorabile: chiudono servizi, si spengono luci, la gente si sposta altrove. E i due centri storici, Corigliano e Rossano, restano così: staccati, sospesi, quasi “altri” rispetto alla città commerciale e moderna che corre giù a valle e che già soffre di per sé i drammi della crisi e del calo demografico.
E qui arriva il paradosso, quello che fa più male: stiamo parlando di due città d’arte, due centri urbani che qualunque altra realtà d’Italia ci invidierebbe (altro che città più brutta d'Italia!).
Corigliano con il suo castello che domina tutto e quel borgo che gli si stringe attorno come un abbraccio; Rossano con la Cattedrale, i monumenti bizantini, quel patrimonio di quasi 250 palazzi gentilizi che da solo basterebbe a costruire un brand culturale internazionale. Eppure tutto rimane sostanzialmente fermo. Morto. Come se nessuno avesse mai provato davvero a ridare un’identità nuova a questi luoghi.
E invece – ed è qui che casca l’asino – basterebbe poco. Ma davvero poco.
L’altra sera è successo qualcosa che dovrebbe farci riflettere. È bastata una festa della polpetta di melanzane. Sì, una polpetta – per giunta fuori stagione, perché l’evento vero, quello originale di settembre, era saltato per maltempo.
Una polpetta e la caparbietà di un’associazione, Voci in Coro, per riportare vita, risate, odori, passi, rumore umano nel centro storico. Rossano alta si è riempita. È tornata a essere città, piazza, comunità.
Ora, intendiamoci: il food funziona sempre, e questo lo sappiamo. Ma non è stato solo quello. È stata quella voglia inimmaginabile di socialità che – vivaddio – ancora alberga nelle persone. È la prova che la comunità esiste, è viva, ha solo bisogno di una scintilla per riaccendersi.
Allora la domanda è semplice: quanto difficile è replicare questo meccanismo? Quanto difficile è organizzare ogni fine settimana un’iniziativa – non dico grandiosa, ma semplicemente viva?
Che sia la polpetta o lo scorateddo, un mercatino o una piccola sagra, un evento culturale o uno spettacolo di strada, qualsiasi cosa che rimetta al centro la missione e il talento delle decine e decine di associazioni che questo territorio lo tengono in piedi, spesso in silenzio, sempre con passione.
La verità è che non ci vorrebbe molto.
Forse basterebbe il costo di uno solo dei grandi concerti – quelli che amiamo tutti, per carità – spalmato in modo intelligente lungo un anno intero. Basterebbe un minimo di sostegno economico, logistico, organizzativo, per dare continuità a un calendario diffuso e popolare.
E innescare così un processo virtuoso capace non solo di rivitalizzare i centri storici, ma di ridare fiato al commercio. Perché se le attività di Corigliano e Rossano alte lavorassero anche solo due volte a settimana, lavorassero davvero… sarebbe già una rivoluzione rispetto al silenzio drammatico che vivono oggi. E qui torna in gioco il ruolo delle Pro Loco che dovrebbero, anche loro, prodigarsi - forse più di quanto già fanno - a promuovere e sostenere eventi meno di nicchia e anche meno giganteschi e più nazional-popolari.
E allora sì, torniamo al punto di partenza: basterebbe poco.
Basterebbe davvero pochissimo per invertire la rotta, per riscrivere la narrazione, per far tornare Corigliano e Rossano ad essere ciò che sono sempre state: città vive. Non musei decadenti a cielo aperto, non cartoline ingiallite, ma luoghi abitati, respirati, vissuti.
Una polpetta ci ha mostrato la strada. Adesso, forse, è il momento di smettere di dirci che è impossibile. E cominciare a farlo davvero. - scrivimi a direttore@ecodellojonio.it