Ci hanno già penalizzati infinte volte, ora basta!
La dignità di un territorio non ha prezzo. Sacrosanto il principio di sostenibilità (ambientale ed economica) di un’opera ma prima di tutto bisogna fare in modo che nessuno resti indietro. L’alta velocità ferroviaria deve passare da Tarsia
Le sirene leghiste calabresi che spingono verso la revisione del tracciato dell'alta velocità ferroviaria in Calabria è un altro colpo per la coesione regionale e per le comunità che già lottano, da decenni, per un accesso equo alle infrastrutture. L'idea di far transitare il tracciato attraverso Tarsia prometteva di aprire nuove opportunità per la Sibaritide e il versante jonico calabrese, consentendo loro di accedere direttamente ai treni ad alta velocità a lunga percorrenza nel corridoio italo-europeo. Le posizioni che stanno emergendo nelle ultime settimane, sulla proposta di spostare il tracciato lungo la dorsale tirrenica, sono – a tutti gli effetti – un grave tradimento nei confronti di una parte della popolazione calabrese, che – giova ricordarlo - ha permesso l’elezione di quei parlamentari che oggi vorrebbero favorire gli interessi di una parte dei calabresi a discapito di altri.
La Calabria – lo ricordiamo a quanti magari lo abbiano dimenticato – non è morfologicamente tutta uguale all’istmo tra Lamezia Terme e Catanzaro. C’è una zona, a nord, la Sibaritide, che ha una “pancia” geografica che da una costa all’altra, fino a quella tirrenica, in linea aerea, misura 100 km. La stessa distanza che c’è tra Napoli e Foggia, per intenderci!
Questa modifica che si vorrebbe attuare sul tracciato dell’Alta Velocità, spostandola interamente lungo la costa occidentale ed eliminando il passaggio di Tarsia, minaccia di perpetuare un dualismo dannoso e inutile in una regione che ha già sofferto di divisioni politiche e infrastrutturali.
Purtroppo non possiamo ignorare un passato dannoso e divisivo. In particolare la discutibile decisione, assunta all’epoca, di tracciare l'autostrada A3, ora A2, attraverso i luoghi più impervi e isolati della Calabria. Questa scelta, spinta dagli interessi di una classe politica fortemente incentrata su Cosenza, tagliò fuori comunità come Corigliano, Rossano e la Sibaritide dalla rete stradale vitale, impedendo loro un accesso agevole e diretto al resto del Paese.
È importante sottolineare che, nonostante il percorso naturale per un collegamento stradale fino a Reggio Calabria seguisse la costa jonica, la politica ha influenzato in modo significativo l'itinerario dell'autostrada, imponendo la sua costruzione attraverso terreni difficili, come il Pollino, la Sila, le Serre e l'Aspromonte. La Sibaritide ha già sperimentato il tradimento delle promesse politiche una, due, tre, infinite volte, e non può permettersi di affrontare una simile delusione nuovamente. Atteso che, ancora oggi, questo territorio, a distanza di più di 50 anni, sta lottando per ottenere una mobilità stradale che sia quantomeno italiana!
Consentire che la cosiddetta TAV passi esclusivamente dal Tirreno significa allontanare, di fatto, il popolo della Sibaritide dalla Calabria. Perché per un cittadino dello Jonio cosentino approdare alla stazione ferroviaria di Paola significa (già oggi) impiegare lo stesso tempo che occorre per raggiungere Bari o, addirittura, Salerno. Di cosa stiamo parlando?
Purtroppo, la vera radice del problema risiede nella rappresentanza politica territoriale, che non è mai stata in grado di contrastare in modo efficace le scelte di un'agenda politica fortemente cosentina. Questa carenza di rappresentanza equa e inclusiva ha lasciato spazio a decisioni unilaterali che hanno danneggiato le comunità regionali e hanno ostacolato lo sviluppo omogeneo della Calabria nel suo complesso.
L'attuale situazione rappresenta un conflitto tra interessi regionali e una dimostrazione lampante della mancanza di considerazione per le necessità di sviluppo e coesione della Calabria. È tempo che le istituzioni responsabili considerino seriamente le conseguenze a lungo termine delle loro decisioni e pongano al centro degli sforzi, l'interesse comune e l'equità per tutte le comunità calabresi.
La dignità di un territorio non ha prezzo. Sacrosanto il principio di sostenibilità (ambientale ed economica) di un’opera ma prima di tutto bisogna fare in modo che nessuno resti indietro.
La soluzione Alta Velocità da Tarsia costerebbe 10 miliardi in più? Pazienza... l'onore di un popolo sovrano, unito e indivisibile vale molto di più!