Noi per Altea, quando il dolore diventa dono: a Rossano il Natale che salva la vita
Il 21 dicembre in piazza Bernardino Le Fosse la quinta edizione dell’evento solidale nato dall’amore di una madre. In collaborazione con Telethon, per trasformare una perdita immensa in speranza concreta
CORIGLIANO-ROSSANO - Ci sono dolori che spezzano il respiro. E ce ne sono alcuni che, invece di chiudere il cuore, lo spalancano al mondo. “Noi per Altea” nasce così: da una ferita che non guarisce, ma che ha scelto di non diventare silenzio.
Dietro questo evento c’è Rosanna Beraladi, una madre che ha vissuto ciò che nessun genitore dovrebbe mai vivere: sopravvivere a una figlia. Altea era una giovane vita che è stata spezzata troppo presto, vittima innocente, incolpevole, inconsapevole di un tragico incidente sulla Statale 106, quella strada che in Calabria è diventata, negli anni, simbolo di dolore, lutti, promesse mancate di sicurezza.
Da quella perdita, Rosanna non ha costruito rabbia. Ha saputo costruito comunità. Ha trasformato l’assenza in presenza, il vuoto in impegno, il ricordo in azione concreta.
Giunto al quinto anno, “Noi per Altea” è oggi un appuntamento riconosciuto e atteso, capace di tenere insieme memoria e futuro, emozione e responsabilità collettiva. Anche quest’anno rinnova la collaborazione con Fondazione Telethon, sostenendo la ricerca scientifica come gesto di fiducia nella vita, nella cura, nella possibilità che altre famiglie non debbano attraversare lo stesso buio.
Non è solo una raccolta fondi. È un pomeriggio di umanità condivisa, fatto di incontri, sorrisi, mani tese, cuori di cioccolato che diventano simbolo di un amore che non si arrende. È il modo più autentico di dire che ogni gesto conta, che anche il Natale può essere qualcosa di più di una ricorrenza: può diventare responsabilità sociale, può diventare speranza.
L’appuntamento è per sabato 21 dicembre 2025, dalle ore 17, in piazza Bernardino Le Fosse, nell’area urbana di Rossano. Una piazza che, per un pomeriggio, non sarà solo spazio fisico, ma luogo dell’anima.
Non è un evento per generare compassione, è un evento per costruire consapevolezza che chiede presenza, chiede di esserci, di scegliere il bene, di ricordare che anche dal dolore più ingiusto può nascere qualcosa che salva.
Perché Altea vive in ogni gesto che guarda avanti. E perché, quando una comunità si stringe attorno a una madre, nessuna storia è davvero finita.