Una domanda che omette tanti altri (e sostanziali) perché
Ogni questione, problema, vertenza diventa irrisolvibile quando mancano consapevolezza e partecipazione. Limitarsi a capire cosa fa un partito senza scoprire le dinamiche intere di una coalizione non serve praticamente a nulla
Da quale parte starà Azione? Ma chissenefrega, se la domanda rimane fine a stessa o soltanto volta a sfriculiare, a sfottere, l’interlocutore di turno. Mi hanno stimolato attenzione le belle provocazioni del collega Matteo Lauria, moderatore dell’ultima convention del Centro Destra a Corigliano-Rossano e "titolare" di quella domanda che ha innescato, a sua volta e purtroppo solo in fase postuma, una serie di altri e innumerevoli interrogativi. Forse, per certi versi, scomodi.
Sono d’accordo sul fatto che l’argomento possa suscitare poco entusiasmo; soprattutto in una comunità (senza escludere la stampa) sempre meno consapevole di quanto sia importante partecipare, condividere e confrontarsi sulla propria vita democratica e sugli equilibri che la reggono. Non fosse altro perché la presenza attiva del demos in tutti i processi politici e sociali consente di avere una visione complessiva delle cose senza suddividerle settariamente in compartimenti stagno. E quindi, la piaga occupazionale o anche il continuo depauperamento dei servizi e le costanti occasioni di sviluppo mancate o peggio ancora l’emergenza criminalità, restano argomenti da pagine di giornale o buoni per qualche convegno ma tutti - purtroppo - fine a se stessi, se poi non vengono inseriti in una più complessa idea di comunità ed in un ragionamento più ampio che vede partecipe la cittadinanza. Del resto tutte le grandi vertenze del territorio negli ultimi 50 anni sono fallite, puntualmente, per quella malsana visione corporativa che si è data alle singole questioni, senza alcuna co-partecipazione del popolo se non a giochi ormai chiusi.
E stesso discorso vale per la politica. Anzi, vale soprattutto per la politica. Perché tutto parte da lì. Dalle rappresentanze istituzionali. Che nel ricevere quella delega dal popolo, maggiormente alle nostre latitudini, la interpretano nella forma del potere assoluto. Solamente perché, alla fine, è lo stesso popolo a disinteressarsi di tutto, tranne poi affrettarsi a sommari giudizi e sentenze. Perché fa comodo così; perché non avere l’impiccio di pensare (anche) alla cosa pubblica, ma giudicarla in fase postuma, è ovviamente conveniente se c’è chi se ne occupa al posto nostro.
Però, l’auspicio è che le cose cambino, affinché non sia sempre e solo la narrazione del mainstream di casa nostra, spesso distante anni luce dalla realtà, a dettare la visione delle cose.
È stato giusto quindi chiedere ad Azione da che parte starà alle prossime elezioni? Sì, è una prerogativa del giornalista, del curioso, del cittadino attivo che bisogna difendere a tutti i costi.
Suscita interesse e curiosità. Ma solo se inquadrata in un’ottica complessiva del ragionamento che mira a far capire all’uditorio qual è davvero lo stato dei fatti. Sinceramente, fossi stato al posto del conduttore della convention, sabato sera, quella stessa domanda non l’avrei posta solo a Giuseppe Graziano (rappresentante del partito di Calenda). Ma fosse stato per me – così come ho fatto nei giorni a seguire dalle pagine dell’Eco – avrei rivolto lo stesso interrogativo anche ad altre parti sedute a quel tavolo. Dal momento che, per sgombrare davvero il campo da ogni malizia, sarebbe stato opportuno (e si è sempre in tempo a farlo) che una parte di Forza Italia, presente alla reunion del Centro Destra, chiarisse perché, ad esempio, mantiene in piedi il “si dice”, il “chiacchiericcio” attorno alla figura di Costantino Argentino, assessore al turismo di Stasi, accostato – senza mai una smentita - all’area che fa riferimento al consigliere regionale Pierluigi Caputo, maggiorente di Forza Italia in Calabria. Così come, avrei chiesto, ad esempio, se negli ultimi cinque anni è cambiato qualcosa negli equilibri politici cittadini, considerato che – ed è la storia che parla – alle ultime elezioni amministrative del 2019, dirigenti locali di FI hanno fatto accordi chiari e palesi con il Centro Sinistra dell’allora candidato sindaco Gino Promenzio e con l’area movimentista di sinistra di Flavio Stasi, rinunciando – legittimamente – all’unica opzione di Centro Destra in corsa per le elezioni. E c’è da chiedersi, a questo punto, quale sarebbe stata, oggi, la storia di Corigliano-Rossano senza le scelte ibride fatte, volute e pensate all’epoca proprio da una parte del Centro Destra e che – ribadisco - senza una chiara smentita restano in larga parte ancora in piedi.
Ecco, in una visione più chiara e senza malizia delle “nuove” dinamiche del Centro Destra, per dare una prospettiva più ampia alle cose evitando di puntare sempre al dito e mai alla luna, per evitare, insomma, che si alimentasse il sospetto del retroscena, si sarebbero potute porre anche queste altre domande. Tutto qui.