Opporsi a Baker Hughes è stato un grave errore
Bisogna programmare il proprio futuro occupazionale in modo consapevole. L’Industria, con una cornice adeguatamente regolamentata, non danneggia né il turismo, né l’agricoltura

Il dibattito in atto sul nostro territorio sui fattori di sviluppo e di creazione di nuova occupazione mi stimola alcune riflessioni a riguardo. Sempre di più, il turismo viene considerato quasi come l’unico elemento di crescita della Città di Corigliano-Rossano: certamente, considerati i “fattori della produzione”, che la natura e la Storia ci hanno donato (mare, pianure, spiagge, monti, centri storici, beni culturali e architettonici), le premesse per la crescita del turismo quale settore rilevante nella creazione di nuovi posti di lavoro ci sono tutte, considerata anche l’alta propensione all’imprenditorialità e la presenza di Programmi e Finanziamenti Pubblici, con un’ampia diffusione di strutture ricettive e servizi. Ma occorre anche considerare gli elementi di fragilità che impattano sulla nostra offerta turistica: mancanza di un Piano Complessivo e di un Coordinamento tra Pubblica Amministrazione, associazionismo e imprenditoria, stagionalità, filiera debole, frammentata e poco strutturata, basso livello formativo.
Appare evidente la necessità di strutturare un Piano Complessivo (Orizzontale e Verticale) del Settore, che ne analizzi con puntualità i punti di forza e di debolezza, e indichi, nel dettaglio, i diversi “Turismi” da sviluppare (Culturale, Religioso, Balneare, Naturalistico, del Divertimento, Eno-gastronomico, etc.), le parti del territorio comunale su cui attuarlo (Montagna, Pianura, Mare, Centri Storici), i Partners e gli Stakeholders da coinvolgere nel Piano (Cittadini, Imprenditori, Associazioni, Enti, Istituzioni, etc.), i Disciplinari (Carta dei Servizi, Protocolli, etc.). Il turismo, però, per evidenti ragioni demografiche e statistiche, oltre che per oggettivi elementi culturali, non è in grado di assorbire tutta la forza lavoro: per dirla semplicemente, non tutti i cittadini nascono, o vogliono diventare, imprenditori turistici o desiderano lavorare nel settore.
L’Agricoltura, il Settore principale di fonte di reddito per il nostro territorio, negli ultimi anni, ha registrato una forte crescita, sia nella quantità di prodotto, sia nella varietà di prodotti, sia nella qualità dei prodotti. Un importante mix di tradizione ed innovazione, una maggiore diffusione dell’associazionismo e di cooperative, la presenza di Programmi e Finanziamenti Pubblici, sono tutti fattori che hanno portato le aziende agricole del nostro territorio a rafforzare la presenza sui mercati nazionali ed internazionali ed a rappresentare un importante sbocco occupazionale. Nonostante, però, la marcata diversificazione delle produzioni abbia rafforzato la costanza stagionale del Settore, la mano d’opera in agricoltura è sempre di più garantita, nella maggioranza, da lavoratori stranieri ed extracomunitari.
È giunto il momento, pertanto, per il nostro territorio, di prendere decisioni coraggiose, anche dirompenti, rispetto al passato. Non solo nella programmazione e nella gestione dei settori tradizionali, ma anche nella sperimentazione di nuovi ambiti di intervento, quali l’industria, la ricerca e l’innovazione.
A tale proposito, è opportuno ribadire che l’Industria, con una cornice adeguatamente regolamentata, non danneggia né il turismo, né l’agricoltura. La scelta, da parte del territorio, di opporsi all’investimento di Baker Hughes è stato un grave errore, per vari motivi: non occorre, infatti limitarsi a considerare solo l’investimento (peraltro molto corposo) e la creazione diretta di nuova occupazione (peraltro mano d’opera specializzata), ma è importante anche riflettere sugli effetti indotti da un tale investimento, primo tra tutti la “Contaminazione” con altri Sistemi Produttivi e con qualificate realtà istituzionali internazionali, premessa, a sua volta, di possibili ricadute positive (investimenti in altri progetti, nuovi piani formativi, creazione di start-up innovative), con conseguenze positive sulla crescita e sulla nuova occupazione qualificata.
A mio parere, occorre, quindi, avviare e strutturare un percorso programmatico ed operativo, che porti questa Città ad uscire dalla sua “Comfort Zone” e dalla "Episodicità” degli interventi, attivando un sistema strutturato di relazioni con Partners qualificati (compreso il Sistema Scolastico ed Universitario), che permetta, al territorio, di accrescere la propria attrattività e, ai suoi abitanti, di non prendere o subire decisioni scaturite dall’emotività o dalla non piena conoscenza degli argomenti, programmando il proprio futuro occupazionale in modo consapevole. - di Carlo Di Noia, già Consigliere Comunale della Città di Corigliano Calabro)