I pendolari jonici sono carne da macello costretti come maiali a viaggi lunghissimi negli spazi ristretti degli autobus
Un grido di dolore misto a rabbia che chiede un ritorno alla cultura del treno come unico, vero strumento di interconnessioni per mettere in rete un territorio difficile
Strumentalizzo ahimè la tragedia. E grido ancora ai quattro venti: una cosa è la strada guidata su ferro altra cosa è la strada da guidare su gomma. Morale: noi dello Jonio siamo tutti solo e soltanto su gomma o in aria. Transeat per la gomma per spostamenti provinciali dove al max in un'ora, o giù di lì, si collegano le periferie col capoluogo. Ma tragitti di 500, 1000 o 1300 km non si possono fare su gomma!
Mi piace ricordare ai lettori, i 7 bus incrociati di sera durante una mia passeggiata in auto nella vicina ridente Soverato, ma stesso discorso potrebbe valere per Crotone o Corigliano-Rossano. Tutti bus di svariate imprese, con su scritto sul display sempre e solo noiosamente: "Roma", "Torino", "Milano". Al pari di suini bovini trasportati per il macello. Così siamo considerati noi Jonici, dalla Sibaritide scendendo giù lungo l'incantata costa catanzarese fino a Locri, come carne da macello, ed i nostri amministratori parlamentari, sono pronti con i loro telegrammi ad esternare cordoglio alle preannunciate vittime viaggiatori di questi vettori che, udite udite, paghiamo anche noi!
Tutto può accadere anche ad un bus di linea locale, ma in un viaggio di 500, 1300 km forse le probabilità sono maggiori. Ed inumane sono le condizioni di viaggio per 7, 12, 14 ore. Non è così raro provare fastidiose sensazioni legate a gambe gonfie e informicolate dopo aver passato tanto tempo nella stessa posizione. Ecco. Immaginate di passare ore seduti in uno spazio ristretto, senza poter muovere le gambe.
Non così sui treni dove addirittura sui frecciarossa nella carrozza 3 è presente la nuova area ristoro.
In ogni momento del viaggio, puoi rilassarti e gustare comodamente da solo o in compagnia un caffè, una bibita o uno snack, e contemporaneamente guardare dal finestrino i diversi paesaggi che si susseguono. Collegamenti regionali, come tra Cosenza e Reggio Calabria, non certo come Catanzaro o Crotone e Reggio Calabria, collegamenti interregionali nazionale e internazionali sono da privilegiare solo e soltanto su ferro.
Non ci sono umani malori (vedi oggi Mestre, vedi A2, A16 in Irpinia, A4 VR, bus in Spagna13 vittime Erasmus ecc ecc ) che possan temere i treni. Ma noi Jonici, siamo umana zavorra, da trasportare con vettori cari a chi li vuole li inventa e li gestisce. Ma la tragedia di dantesco girone, è che sono gli stessi cittadini jonici a fomentare tutto ciò: giammai urlare per un collegamento ferroviario a lunga percorrenza jonio resto d'italia, al contrario gioire per annunciati bus, gioire invocando sempre più bus con viaggi epocali.
Domanda: ma solo qui nel centro Jonio questo vuoto peggio di una dissenteria? Come mai sullo stesso Jonio, ma più in alto, si gode di frecciarossa da Sibari nel rispetto della popolazione dell'alto Jonio, ormai prossima al raddoppio con un secondo frecciarossa via Adriatico?Perché da noi, da Locri a salire jonicamente, non avere, nel diritto della continuità territoriale, un frecciabianca, tale da poter alternare per ora, una trazione termica alla trazione elettrica nel tratto jonico non ancora elettrificato? Così prevediamo i Soloni che trovano subito la risposta nella linea non elettrificata! E di rimando proseguo: come esistevano fino al 2012 questi treni a lunga percorrenza da Crotone, Roccella, Catanzaro verso Roma, Milano e Torino? Forse perché... allora vivevamo in uno stato del diritto. Grazie per la lettura e... meditiamo, io per primo.