Allo sbaraglio o reclusi a vita: la dura realtà di chi non ha scelta tra vivere o morire
La Calabria veste la maglia nera sulla questione della tutela degli animali, dove giacciono canili gravemente sovraffollati e lievitano abbandoni: una situazione che ha raggiunto livelli drammatici
Vagano per le strade in cerca di cibo, riparo, forse una carezza. Hanno gli occhi lucidi, tristi, in cerca di un misero gesto d'amore. Sono stimati in circa 600 mila i cani randagi in Italia e più di 2 milioni e mezzo i gatti. La Calabria veste la maglia nera sulla questione della tutela degli animali, dove giacciono canili gravemente sovraffollati e lievitano abbandoni con animali vaganti per le vie: una situazione che ha raggiunto livelli drammatici e del tutto incompatibili con una società civile. Come a Corigliano-Rossano, dove questo fenomeno aumenta giorno dopo giorno e non trova mai risposte concrete. (Ne abbiamo parlato qui).
Solo nel 1991, con l’entrata in vigore della Legge quadro per la prevenzione del randagismo (n.281/91), i cani e i gatti accalappiati vedevano riconosciuto il loro diritto alla vita. Fino a quel momento dopo soli tre giorni di detenzione venivano uccisi. Ma i principi ispiratori della legge non hanno trovato sufficiente attuazione pratica. Carente la costruzione di canili sanitari da parte delle amministrazioni locali, scarsi o assenti i programmi di prevenzione delle nascite, le campagne di adozione, le iniziative di promozione di un corretto rapporto uomo/animale. L’ultimo intervento è stato richiesto nel settembre 2022 dal consigliere Regionale della Calabria, Giuseppe Graziano che ha proposto una nuova legge per il contrasto al randagismo e la tutela degli animali, inserendo nel testo una serie di migliorie sostanziali rispetto al passato, tra queste: effettuare censimenti della popolazione canina e felina; di promuovere campagne di sterilizzazione e adozione; prevedere la reimmissione sul territorio dei cani sterilizzati; intervenire in modo deciso sulle categorie degli allevatori e dei cacciatori, tra i principali “alimentatori” del fenomeno randagismo; istituire ricoveri alternativi ai grandi canili lager come gli “stalli famigliari”; imporre la capienza massima di 200 cani per rifugio; vietare l’uso della catena come metodo di contenzione; istituire la figura del Garante Regionale per i Diritti Animali. Sfortunatamente, queste modifiche non sono state recepite dalla Commissione Salute, che ha scelto di proseguire il percorso legislativo senza modificare l’impianto della nuova legge. Salvo un diverso orientamento del Consiglio Regionale, il testo verrà quindi approvato nell’attuale formulazione che rappresenterebbe comunque un passo storico per il contrasto al randagismo e la tutela dei diritti degli animali in Calabria.
A febbraio 2022,invece, il Ministero della Salute registrava oltre 213mila cani iscritti all’anagrafe regionale, ma è dal 2017 che non vengono forniti i numeri esatti dei cani presenti nei canili sanitari e, ancora oggi, non si conosce il numero preciso delle migliaia di animali entrati in queste strutture nei successivi anni. Contrastare il fenomeno del randagismo, promuovere le sterilizzazioni e chiudere i canili lager che ancora sono presenti in tutta la regione, sono imperativi per costruire una società più giusta.
Quanto ancora si dovrà aspettare affinché questo cane e tutti gli altri ricevano almeno il rispetto in quanto esseri umani? Oppure devono affogare nell’abisso dell’isolamento e del silenzio? Da anni il randagismo riveste un ruolo importante nel nostro territorio e non solo. È da anni che associazioni, attivisti, comitati si sono mossi per arginare questo fenomeno. Ma questo non basta. C’è bisogno che le istituzioni intervengano e prendano realmente in mano questa situazione che merita attenzione tanto quanto altre emergenze sociali del nostro territorio. Per non parlare degli episodi di maltrattamento ai fini dell'uccisione. Uno di questi, tra i più recenti non è avvenuto tanto distante da noi ma a Policoro, in provincia di Matera, dove un cane è stato legato a una boa in mare con un cappio ed è stato lasciato annegare: una morte terrificante.
Negli anni, invece, c’è anche chi ha fatto della detenzione a vita dei randagi un vero e proprio affare. In tutta Italia, oltre che in Calabria, sono sorte strutture esclusivamente private, nelle quali gli animali devono fare numero e sopravvivere il più a lungo possibile. Ammassati in gabbie anguste, in strutture fatiscenti, con un’altissima natalità che sopperisce all’altrettanto altissima mortalità: questi sono i canili lager. Aggiudicandosi la gestione dei randagi, i responsabili di “rifugi/canili” privati possono contare su un contributo per ogni cane e il totale può giungere a cifre elevatissime.
Eppure, i canili non devono essere delle prigioni a vita, ma il trampolino di lancio per una vita migliore.