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Attorno all'ospedale ormai non c'è più tempo

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Nel nostro Paese se volessimo provare a stilare una classifica delle certezze, dei punti fermi e immutevoli, in cima dovremmo mettere "la problematicità dell'intervento pubblico". In special modo di quelle opere che pur potendo godere di apposite leggi mirate alla "semplificazione" delle procedure, tranne che in rarissime eccezioni, continuano ad arrancare in una selva di intoppi, emergenze, varianti, insufficienza di risorse, cambi di gestione politica, proteste, ecc. che non ne semplificano affatto l'iter. 

Per l'esperienza maturata nella politica della pubblica amministrazione, partita con la convinzione che la mia formazione tecnica potesse agevolarmi nel rispondere con immediatezza alle istanze della collettività, ho dovuto via via convincermi che questa combinazione non sempre si traduceva in una fortunata opportunità, stante le enormi difficoltà interposte tra la programmazione di un intervento e la sua effettiva "messa a terra" (terminologia molto in uso oggi). 

Non c'è nulla di peggio che promettere una soluzione sapendo che non sarà affatto facile vederla realizzata nell'arco di un mandato. E anche oggi, mentre osservo dall'esterno l'evoluzione dei fatti, mi chiedo se non sia preferibile esser crudi di conoscenza "tecnica" piuttosto che esserne edotti; lasciare, cioè, campo libero all'illusione che tutto possa essere efficientemente realizzato entro i tempi stabiliti. 

Fin troppo immediato l'esempio del Ponte sullo stretto che la politica governante mostra come già fatto, mentre la tecnica (e aggiungerei il buonsenso) frena per un complesso di ragioni. Ma non occorre arrivare al Ponte per ragionare di disarmonia tra urgenze politiche e soluzioni ottimali, perché di esempi, anche freschi, ne abbiamo diversi sotto gli occhi: la vicenda della nuova Strada Statale 106 stralcio Sibari-Rossano, lo smantellamento delle torri dell'Enel e lo smaltimento delle acque reflue del grande Ospedale in costruzione, archetipo del modo disarticolato di porre mano ad investimenti anche notevoli nella nostra Regione. 

Prima la pluriennale discussione su come e dove ubicare il nuovo Ospedale (ce la ricordiamo la storia degli ulivi secolari?), poi i complicati intoppi amministrativi dell'appalto (mai una gioia!), il Covid, la variante costruttiva e infine l'intreccio con la problematica generale del trattamento delle acque reflue comunali da tempo sottoposta ad un più o meno latente conflitto di visioni (tanto per cambiare) tra Comune e Gestione straordinaria in capo alla Regione. 

Al momento, i fatti stanno alla Conferenza di Servizi decisoria su un primo stralcio progettuale di 4 milioni di euro (dei complessivi 14 + 8) che la gestione straordinaria destina alla realizzazione di 4 km di collettore, da Insiti a Boscarello, per convogliare ad un impianto già oggi notoriamente sottodimensionato per le finalità correnti anche i liquami dell'Ospedale nuovo, assimilabili, grosso modo, a quelli di una popolazione di 2.500 abitanti. Rinviati a stralci successivi, non è chiaro con che tempistica, i progetti di adeguamento del Depuratore di Boscarello, da 50.000 (?) a 60.000 abitanti, e il collettamento verso lo stesso dei reflui di Ricota Grande, Salici, Foggia, Fabrizio, Santa Lucia e Coscia (che uniti a quelli già trattati di Corigliano, Schiavonea e Torricella fanno praticamente più di mezza città). 

Dunque, ammesso che il collettore (che, ci tengo a sottolinearlo, segue il tracciato del tratto di lungomare che va da Pirro Malena al Coriglianeto, già teatro di situazioni allarmanti in occasione di nubifragi e mareggiate) venga realizzato con tutta l'urgenza dei poteri straordinari (e sempre che non si allaghi il lungomare) a ridosso della fine dei lavori dell'Ospedale, prevista entro poco più di un anno, è evidente che la piena funzionalità del sistema non sarà affatto garantita prima che l'impianto di Boscarello sia opportunamente potenziato. E quanto ci vorrà perché ciò avvenga? Come al solito il tempo non è un fattore neutro e, a giudicare dai fatti, per come si presentano, non so che altri margini ci sarebbero per valutare un'eventuale soluzione tampone o addirittura alternativa a questo incongruo modo di procedere per stralci. Se si possa, cioè, prendere in considerazione l'idea di evitare di far camminare i liquami ospedalieri (anche se pretrattati) per 4 chilometri lungo una zona a rischio allagamenti spendendo la cifra nominale di un milione di euro a chilometro per tener conto, invece, molto più opportunamente, del fatto che il nuovo Ospedale, per ubicazione e potenziale sviluppo futuro (perchè no?) andrebbe trattato come entità a se stante, con un ciclo delle acque (dalla captazione al trattamento-smaltimento dei reflui) indipendente e posto al riparo dalla complessità di un sistema fognario già di per se problematico per assenza di utili pendenze. 

Non so se tale ipotesi sia stata mai presa in considerazione ed eventualmente per quali motivi scartata. Immagino che l'avvicendarsi di governi e di autorità competenti abbia avuto un'influenza sui quadri economici e che, come si suol dire, la coperta si sia accorciata. D'altra parte non dimentichiamo che l'insediamento dell'Ospedale Nuovo è l'ultimasi "intromissione" in un progetto di trattamento complessivo delle acque reflue cittadine che risale agli anni '80, quando i due comuni non pensavano ancora alla fusione amministrativa ma solo alla gestione condivisa di alcuni servizi. E dopo quarant'anni ancora non se n'è venuti a capo. Si fa presto a parlare di Visione! - di Anna Maria Brunetti 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.