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Il Pnrr, il Ponte sullo Stretto, la nuova Statale 106: la Calabria può diventare davvero la porta del Mediterraneo

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Ho seguito, tramite i resoconti pubblicati, la manifestazione degli Stati Generali del Mediterraneo, svoltasi a Gizzeria e che ha, indubbiamente, concorso ad inquadrare il ruolo della nostra Regione all’interno dell’area mediterranea. Certamente sono da condividere le considerazioni espresse dal Presidente Occhiuto sia negli interventi svolti durante la conferenza che nel corso della manifestazione ed anche immediatamente dopo, in diverse interviste.

Effettivamente «la Calabria – con il porto di Gioia Tauro – può essere l’Hub dell’Europa nel Mediterraneo», ovvero la porta d’accesso per l’intera Europa, attraverso il cosiddetto quinto corridoio Helsinki-La Valletta, è stato, infatti, rilevato, in  prospettiva, che il Mediterraneo è già, e maggiormente lo sarà nei prossimi anni, «il luogo dove si registreranno più risorse dal punto di vista della logistica», ed in questa visione la nostra Regione può avere un ruolo essenziale che potrebbe favorire ed innescare, anche per il nostro territorio, processi di sviluppo di straordinaria importanza con effetti e ricadute sul contesto socio/economico delle comunità locali, soprattutto quelle ricadenti nella piana di Gioia Tauro/Rosarno anche in riferimento alle aree interne ma limitrofe all’area portuale e alla più vasta area dello Stretto: Reggio /Villa San Giovanni /Messina.

Sotto questo profilo, non per mero campanilismo o per puro assistenzialismo, occorre sottolineare la “valenza strategica” di quanto affermato che è lo Stato ed anche l’Europa - mi permetto di aggiungere - che deve  aumentare la dotazione infrastrutturale delle  Regioni del Mezzogiorno, aggiungo, quasi obbligatoriamente, anche per riparare ad un debito di attenzione, di portata storica, nei confronti del Sud, che è obiettivamente a credito come sensibilità  da rivendicare verso  le Istituzioni Statali ed oggi Europee.

Forse alla Calabria, oltre il Pnrr- certamente fondamentale ai fini della ripresa e dello sviluppo - capita, in questa circostanza storica, anche una positiva coincidenza. Essendosi spostatosi il baricentro politico ed economico dalla MittelEuropa all’area Mediterranea, questo elemento può essere un potenziale fattore in termini di sviluppo  per il nostro territorio, di conseguenza - come classi dirigenti - sia sul piano politico/istituzionale che imprenditoriale, bisogna essere pronti e capaci per governare una situazione notevolmente differente rispetto al passato.

È presto per poter dire se il fenomeno migratorio può trasformarsi da emergenza, più che problematica e drammatica, in  una seria opportunità in termini di crescita; certo è che una nuova economia sociale mediterranea  fondata sul valori dell’integrazione e solidarietà può rappresentare una svolta, salvaguardando nella concreta applicazione i principi della legalità e della sicurezza oltre che della correttezza amministrativa nella gestione operativa dell’accoglienza, ma mai negando aiuto e sostegno a quanti scappano da situazioni di gravi precarietà.

Giuste ed opportune  le considerazioni espresse dal Presidente Occhiuto in riferimento al Ponte  sullo Stretto circa le necessarie e non più rimandabili opere a corredo e a completamento di questa importante struttura di collegamento tra Calabria e Sicilia, a cominciare dall’Autostrada A2 del Mediterraneo alla Statale Ionica, solo per citarne alcune, per velocizzare e rendere sicuro - ad esempio - il tracciato Reggio, Crotone, Taranto anche nella prospettiva del corridoio ionico-adriatico che notevoli benefici apporterebbe alle nostre esportazioni agro-alimentari.

In questo senso occorre superare, oltre quella che alcuni definiscono la “lusinga del Ponte sullo Stretto”, anche la scarsa attenzione, almeno fino ad oggi registratasi, a livello di sensibilità, delle popolazioni interessate dal progetto, c’è bisogno, infatti, di un largo coinvolgimento  delle comunità locali, sia in Sicilia che in Calabria, affinché l’opera non appaia come staccata dalle realtà territoriali, quasi come  una elaborazione progettata solo a tavolino e senza l’apporto delle persone e dei cittadini che vi risiedono. A questo riguardo, scriveva Leonardo Sciascia: “uno dei mali della mia regione, la Sicilia, è che spesso i cittadini sono timidi e distratti”, cosi come Corrado Alvaro ci ricordava che “i calabresi  vogliono essere parlati”. Ecco, in questo senso, occorrono più stimoli per avere condivisione anche nella consapevolezza che le città, i comuni, le popolazioni prosperano se si sentono, oltre la rappresentanza politica, importanti protagonisti di progetti comuni non pensati in maniera verticistica ma generati da  processi di sviluppo partiti dal basso.

L’area dello Stretto può essere oggi, oltre miti e leggende e oltre le tragedie che spesso si consumano lungo le nostre coste, un reale riferimento territoriale per promuovere sviluppo costante e sostenibile, in grado di incidere più complessivamente partendo, in primis, dal territorio Reggino-Tirreno-Porto di Gioia Tauro; versante jonico, Aspromonte, così da identificare, sul piano teorico e con il Pnrr sul piano pratico, un modello di sviluppo capace di diffondersi ed espandersi su tutta la nostra regione e sul territorio siciliano.

Forse, considerato che al  2026 - termine del Pnrr - mancano tre anni, in definitiva, occorre intensificare in Calabria una rinnovata ed urgente capacità  di programmazione, velocizzando al massimo i tempi, snellendo procedure e meccanismi burocratici, quasi immaginando, come è stato ricordato nel convegno euro mediterraneo di Gizzeria, un Piano Mattei, in direzione dell’emancipazione sociale  ed economica delle regioni mediterranee, anche  in una “rimodulazione del sistema dei trasporti ferro /gomma/mare.

L’auspicio è che le indicazioni emerse a Gizzeria possano presto trovare concreta applicazione per favorire un progetto veramente  nuovo, più solidale ed innovativo, per consentire la completa integrazione del Mezzogiorno e della nostra Regione  nel più ampio contesto nazionale ed europeo, così da sconfiggere in maniera definitiva l’asfissia di futuro che purtroppo si registra ancora in Calabria e nel Sud e dando, soprattutto alle giovani generazioni, una speranza e una prospettiva di crescita nella terra di appartenenza dove conservano radici ed affetti e fermando, in tal modo, l’emigrazione giovanile che , in questi ultimi  tempi, è aumentata in maniera consistente.

In questa direzione, utilizzando le parole di Papa Francesco bisogna  remare insieme per costruire itinerari di crescita coinvolgendo, in primis, i giovani che altrimenti resterebbero, specie nel Sud e in Calabria, fuori dai circuiti lavorativi e professionali, obbligati ad emigrare, per come avviene , ormai da più anni, per trovare positive opportunità di inserimento occupazionale. Questa è la vera sfida in Calabria e nel Sud, il vero banco di prova delle nuove politiche in direzione dello sviluppo produttivo, non assistito, ma supportato con adeguati incentivi e sostegni.

Alla Calabria, riprendendo le parole del Prof. Zamagni, per tornare a volare serve una sussidiarietà  circolare contribuendo ad elaborare un Welfare Mediterraneo caratterizzato  dal principio della solidarietà. C’è una correlazione tra il convegno di Gizzeria e la recente iniziativa svoltasi a Napoli -il Festival Euromediterraneo dell’Economia - nelle giornate di approfondimento tenute su diverse tematiche: dall’energia alle opere pubbliche da realizzare nel Sud è emersa anche  la visione di una “Nuova Economia del Mare”, è quindi necessario, per tutte queste prospettive strategiche, un ruolo attivo del “Capitale Umano” per un nuovo Umanesimo Mediterraneo, magari rappresentato dai giovani che conseguono con pieno merito titoli accademici nelle diverse Università del Mezzogiorno da Napoli a Bari, Palermo, Messina e alla nostra Unical di Rende; anche questo aspetto va pertanto, ulteriormente valorizzato per il rilancio socio-economico del Meridione.

Tanto anche in relazione a quanto emerso, in questi giorni, alla presentazione in Parlamento, del rapporto sullo stato di attuazione del Pnrr, soprattutto nel Sud e in Calabria, dove ritardi e carenze, possono essere se non superate, almeno ridimensionate, con l’apporto qualificato e motivato di giovani professionisti, in grado di collaborare fattivamente alla predisposizione di progettazioni adeguate capaci di incidere nel concreto, e di evitare, come affermato dal Prof. Cersosimo - già docente dell’Unical - che il Pnrr si tramuti in un “bandificio”, ovvero, mi permetto di aggiungere,  in  una semplice illusione in termini di promozione di sviluppo reale, in questa direzione gli Atenei Meridionali possono e devono svolgere, da subito, con assoluta urgenza, una funzione propositiva  per elaborazioni agganciate ai bisogni e alle esigenze delle nostre comunità locali.

Francesco Capocasale
Autore: Francesco Capocasale

Laureato in scienze politiche ha lavorato in Carical, poi in banca Carime. È stato segretario diocesano degli studenti di Azione Cattolica di Cosenza, delegato provinciale dei giovani DC e consigliere nazionale del movimento giovanile DC. Vicinissimo all’allora Ministro Riccardo Misasi, a 24 anni diventa sindaco Dipignano (CS) e lo resterà per 10 anni. Si è formato alla scuola del pensiero cattolico democratico leggendo i testi del personalismo comunitario. Cultore del pensiero sturziano è esperto in tematiche sociali ed economiche e nelle procedure dei fondi europei finalizzati allo sviluppo sostenibile. Di questi argomenti scrive spesso sulla stampa regionale. Attualmente si occupa della formulazione di progetti con fondi europei. Per due anni (dal 2000 al 2002) è stato Commissario Asi delle aree industriali Sibari-Crati