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Da “Cave Canem” a serpenti biforcuti (e gossippari)… la deriva del nostro mondo

2 minuti di lettura

Ieri ho avuto l’onore e il piacere di incontrare nella redazione dell’Eco dello Jonio una scolaresca. Erano ragazze e ragazzi di età pre-adolescenziali. Dico la verità, mi aspettavo l’arrivo di una comitiva caciarona, forse anche disinteressata e un po’ apatica. Un’orda di “giovani barbari” pronti ad assediare la sede del nostro giornale. Nulla di tutto questo. Sono arrivati, gioiosi e composti, accompagnati dalle loro insegnanti, vogliosi di scoprire e conoscere. Siamo stati insieme più di un’ora a conversare e discutere, con le loro domande incalzanti e quella voglia di apprendere e imparare come viene su un giornale.

Ed è stata proprio l’incalzante discussione ad essere una folgorazione sulla via di Damasco. Già, perché alle insistenti, pertinenti e puntuali domande di quei giovani – è chiaro che avessero un background ricco e ampio di nozioni apprese nel loro progetto scolastico di giornalismo – ne ho posta una io: Come avete chiamato il vostro giornalino scolastico? - La risposta è stata illuminante e disarmante allo stesso tempo: «Anaconda News». Un nome affascinante, perché l’anaconda non è velenosa ma come tutti i serpenti ha lingua biforcuta e questa specie è nota per essere un rettile costrittore cioè che porta alla morte della preda per soffocamento.

Una figura allegorica, quella dell’anaconda, per illustrare giornalismo e giornalisti secondo la loro percezione. Sono andato a fondo. Ho “friculiato” il loro interesse a parlare, a dire la loro, a farsi sentire. E insomma, ne è venuto fuori un quadro del mondo dell’informazione non del tutto esaltante. Le nuove generazioni percepiscono il “nostro mondo” come un covo di (s)parlatori e criticoni dediti più al gossip che alla notizia vera e propria. E il giornalismo? Quello vero, quello da Montanelli a Biagi passando per Sergio Zavoli? È un mondo che non esiste più. Almeno nella consapevolezza e nella percezione delle nuove generazioni.

E non è nostalgia – la mia – ma radicamento ai principi e forse anche alla deontologia, alle diverse “Carte” che regolano l’universo della comunicazione. Un tempo, la stampa, il giornalismo, l’informazione erano definiti il “cane da guardia” della democrazia… oggi ne sono diventati l’anaconda – come giustamente pensano i giovani - che la stritola. La uccide attraverso una cofanata di fake news, attraverso una quantità immensa e imprecisata di informazioni più o meno sommarie e spesso non verificate che appaiono su piccoli e grandi media, e di sovente anche su canali che si spacciano per informazione (e non lo sono) senza distinzione alcuna. La figura del grande giornalista, poi, nella consapevolezza odierna, è quella che riesce a spalare più melma possibile. Più la macchina del fango di un giornale è imponente e dirompente e più per le persone e per i giovani diventa punto di riferimento per attingere la notizia. Poi se quella notizia non è verificata, se quella notizia è solo piena di livore e cattiveria, non importa. Però piace e intriga. È quello che conta. Del resto, questa è l’era del giustizialismo.

E non è colpa dei cittadini, degli utenti e soprattutto dei giovani se il nostro mondo viene percepito così. Anzi. È che, probabilmente, giornalismo e giornalisti - a tutti i livelli - dovrebbero imparare di più a fare opinione piuttosto che pittulo; dovrebbero ritornare a fare inchieste piuttosto che riportare il sentito dire; dovrebbero ritornare a raccontare le storie invece che inventarle.

È stata un'ora bella, quella che ho trascorso ieri con quei ragazzi, durante la quale ho imparato tantissimo. Perché quando si diventa grandi spesso si perde la visione dell'esistente e del reale e il proprio mondo diventa l'oggettivo che non è. Grazie a loro

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.