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E se in Arberia la passione per le auto avesse una radice profonda che affonda nel cristianesimo bizantino?

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Il grande desiderio di Vita dopo la Pandemia da Covid19 sta mobilitando tante energie. In un periodo in cui i paesi si spopolano a vista d'occhio, stimoli nuovi attirano l'attenzione in direzioni sorprendenti. San Demetrio Corone, nobile borgo arbëresh che conserva tuttora il suo fascino antico, è una piccola oasi fresca anche dal punto di vista culturale; ed io sono appena andato a visitare il MAD, il nuovo Museo delle macchine sportive e da competizione dell'avvocato Adriano D'Amico.

Per apprezzare davvero la singolare collezione, consiglio al lettore la visione diretta.

Vorrei iniziare invece la mia riflessione da lontano intrecciandola con le suggestioni che il Museo mi ha ispirato. Parto dalle foreste vergini delle Americhe dove si racconta che in certe notti scure si libra misteriosamente in volo una luce pura, un uccello fiammeggiante, come di fuoco.

Incuriosito del leggendario Uccello di fuoco di cui parlarono tra l’altro lo storico Erodoto, il poeta Ovidio e la mitologia russa, e che fu fonte d’ispirazione per Stravinskij quando compose il famoso balletto “Uccello di fuoco”, ho prenotato qualche anno fa una rara passeggiata notturna guidata, intorno alle famose cascate Foz do Iguacu tra le piu grandi al mondo, alla ricerca di questa meravigliosa creatura nella vegetazione lussureggiante. 

Ho poi scoperto che alcuni funghi usano la loro bioluminescenza per far spandere le loro spore attirando l'attenzione con la loro luce. In natura, il desiderio di vita chiede di espandersi continuamente. Già in un inno orfico del IV secolo la natura veniva definita con un suggestivo aggettivo greco "polysporos" cioè dai molti semi.

A volte questi funghi si annidano nelle parti interne di alberi carichi d'umidità proprio dove alcuni volatili trovano riparo. Le spore si attaccano alle piume e vengono poi trasportate su un altro tronco d'albero, dove nasce un nuovo micelio. Uscendo dal nascondiglio le piume impregnate della sostanza bioluminescente diventano luminose. Dunque non esiste un uccello di fuoco ma ogni specie di uccelli può diventare l'uccello di fuoco.

Trasponendo, ogni persona in certe condizioni può essere portatore di luce; nella teologia le persone nelle quali la luce di Dio traspare in un modo particolare vengono chiamate sante. 

Ma anche nel mondo della tecnologia esistono manufatti fiammanti. Ci sono auto così, cariche di splendore, per il posto luminoso che occupano nella storia delle macchine. Se guardate dal lato giusto, le macchine che amiamo sono percorse da una luce sempre sfolgorante!

Alcune di queste rare e meravigliose vetture sono entrate nella collezione del Museo dell'avvocato D'Amico di San Demetrio frutto della sua passione trentennale. 

Ogni bella iniziativa a prescindere da quale paese provenga arricchisce la nostra Arberia. Posso solo immaginare: come qualsiasi cosa venga realizzata concretamente è frutto di grande passione e sacrifici. In questo caso essendo un'iniziativa privata questo vale ancor di più. Già negli anni ’70 sotto il Collegio San Adriano si svolgeva una competizione di auto sportive, la Gimkana, dove si piroettava fra i birilli e i più giovani si avvicinavano entusiasti spremendo dalle loro macchine intensi virtuosismi. Nel museo trova spazio anche la didattica, una fornita biblioteca di nicchia che può svelare all’appassionato tante curiosità del mondo delle auto. Mi ha impressionato la collezione di Quattroruote e sopratutto vedere il primo numero del 1956. Alcuni oggetti entrati nella collezioni sono frutto di donazioni.

Come essere umano non vedo il mondo come esiste oggettivamente. Prendo varie informazioni e le interpreto in un modo che abbia senso per me. Ma le differenze individuali - i valori, le emozioni, i tratti della personalità e soprattutto le esperienze precedenti che portiamo in qualsiasi situazione - influenzano le nostre interpretazioni del mondo. Ciò significa che le nostre interpretazioni sono altamente soggettive. Ecco perché, da prete bizantino mi è balzata davanti l'idea che la passione per le macchine potesse avere radici antiche, bizantine.

Il gruppo scultoreo dei Cavalli di San Marco che sono visibili sulla Basilica di San Marco a Venezia, in origine tiravano una quadriga in trionfo collocata all'ippodromo di Costantinopoli.

Ancora oggi se si va ad Istanbul (la Costantinopoli di oggi) si possono visitare i resti del famoso Ippodromo, uno dei centri della vita sociale della Città e uno degli spazi adibiti alle acclamazioni imperiali. Le cronache raccontano che Costantino stesso dopo aver completato i lavori del sito, celebrò una corsa a cui fu il primo ad assistere. 

Tra l'altro, nella chiesa parrocchiale di San Costantino Albanese in Basilicata, Egli è raffigurato a cavallo.

Ma non solo il potere imperiale era molto legato a questi cavalli, formidabili macchine dell'antichità. C'è un episodio divertente nella storia della chiesa bizantina, raccontato con malizia dalle cronache. Il giovanissimo patriarca di Costantinopoli Stefano I, successore di Fozio, fece aggiungere degli inni e delle litanie alla solenne liturgia perché ebbe notizia durante una sua celebrazione a Santa Sofia dell'imminente parto di una sua amata cavalla e volle andare subito a controllare alle scuderie senza interrompere la Messa.

Dunque i sacerdoti e i politici che amano le macchine o che sono appassionati della Formula 1 hanno ottimi precursori e il recente museo delle macchine appena inaugurato a San Demetrio Corone si iscrive nel solco di un'antica e nobile tradizione. Non c'entra niente direte voi? Altrove anche Dante scrisse che il bambino da piccolo desidera come regalo una bella mela ma poi crescendo vuole avere un bel cavallo, come dire: è nella natura delle cose che l'uomo moderno ami le macchine, che nel frattempo hanno sostituito i cavalli. 

Pure di san Paolo si narra che cadde dal cavallo. In uno dei quadri di Brueghel si fa fatica individuare San Paolo: si confonde tra le altre tante figure, quasi miniature che compongono la tela. Alcuni critici interpretano: una persona caduto dal cavallo era per quelli attorno un semplice fatto comune, banale; le cose importanti accadono senza che i contemporanei si rendono conto. Nessuno in quel momento aveva capito la portata di quel avvenimento. Mutatis mutandis, un Museo delle macchine, se può apparire di poca importanza nella vastità delle cose del mondo, giustamente collocato nel panorama culturale calabrese, diventa una goccia che va ad arricchire l’onda fresca che spinge la sana passione per le auto verso il futuro. 

Le macchine sono metafora della bellezza, della forza, dello stile, dell'inarrestabile evoluzione tecnologica. Quelle fiammeggianti in esposizione appaiono fiere della loro importanza e sono sapientemente presentate nel contesto dell’epoca con accenni anche alle pellicole cinematografiche dove sono comparse. Sono fresche di restauro, sembrano appena uscite dalla fabbrica, con le cromature scintillanti. Sono fatte di materia e, in un certo senso, di luce.

Elia Hagi
Autore: Elia Hagi

Studia a Roma filosofia e teologia e comunicazioni sociali e oggi svolge a Vaccarizzo Albanese il suo ministero sacerdotale. Diventato sommelier, segue con passione la rinascita del vino calabrese con un particolare interesse rivolto ai vini identitari Arbëreshë.