Bronzi enotri da Rossano e Pietrapaola: due pendagli antichi che svelano la Calabria dell’ottavo secolo avanti Cristo
Grazie a tecnologie avanzate di indagine non distruttiva, sono stati analizzati i due reperti bronzei provenienti dalla necropoli di Bucita e dall'area di Muraglie. Ecco cosa si è scoperto

CORIGLIANO-ROSSANO - Due piccoli oggetti in bronzo, vecchi di quasi tremila anni, ci aiutano oggi a riscoprire una civiltà misteriosa e affascinante: quella degli Enotri, che abitavano la Calabria prima dell’arrivo dei Greci. Grazie all’uso di tecnologie avanzate, infatti, studiosi dell’Università della Calabria e del CNR hanno potuto studiare in profondità questi reperti, rivelando non solo le tecniche con cui sono stati realizzati, ma anche dettagli preziosi sulla società e la religione dell’epoca.
I due pendagli – che raffigurano una coppia uomo-donna abbracciati – provengono da contesti funerari di alto livello: uno è stato trovato a Bucita di Rossano, l’altro a Muraglie di Pietrapaola. Venivano indossati come parte di parures femminili, probabilmente da donne importanti all’interno della comunità.
Per studiarli, i ricercatori hanno utilizzato strumenti di ultima generazione come la microtomografia a raggi X e la microscopia elettronica, tecniche che permettono di "guardare dentro" gli oggetti senza danneggiarli.
I risultati? Il pendaglio di Rossano è un piccolo capolavoro: composto principalmente da rame, mostra una lavorazione molto sofisticata, con dettagli modellati a mano e addirittura due minuscoli fori (di appena 2 mm!) nascosti da incrostazioni, che servivano per appenderlo. Un oggetto simbolico, ma anche pratico.
Quello di Muraglie, invece, è più semplice: realizzato con uno stampo, con una lega ricca di stagno che facilitava la fusione ma lo rendeva fragile. È frutto di una produzione più rapida, probabilmente destinata a un pubblico più ampio, anche se sempre di rango elevato.
Le differenze tra i due pezzi ci raccontano molto: il primo era probabilmente riservato a donne aristocratiche con un ruolo centrale nei riti religiosi; il secondo, invece, a donne di alto rango ma non necessariamente appartenenti all’élite. In entrambi, la figura femminile è raffigurata a destra dell’uomo: un dettaglio che segnala l’importanza sociale e simbolica della donna in quei contesti sacri.
Ma la storia non finisce qui: oggetti simili sono stati trovati non solo in Calabria, ma anche in Sicilia, Basilicata, Campania, e persino nel nord Italia e in Boemia. Questo suggerisce l’esistenza di una rete di scambi tra popoli molto distanti, lungo la cosiddetta "via dell’ambra", che già nell’Età del Ferro collegava il Sud Italia al cuore dell’Europa.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Cultural Heritage, è stato realizzato grazie a un progetto finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, con la partecipazione di vari laboratori e dipartimenti dell’Università della Calabria e del CNR.
Autori: A. Smeriglio, R. Filosa, R. C. Barberi, A. Taliano Grasso, F. Caputo, R. G. Agostino, V. Formoso,
Traces of additive manufacturing in early iron age anthropomorphic pendants
Journal of Cultural Heritage Volume 75, September–October 2025, Pages 291-297
https://doi.org/10.1016/j.culher.2025.07.025
(fonte meraviglie di Calabria)