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Calabria olivicola al collasso, per Agrocepi il settore è «al limite della sopravvivenza»

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CORIGLIANO-ROSSANO - La preoccupazione cresce di giorno in giorno tra gli olivicoltori calabresi, messi sotto pressione da un mercato che non riconosce più il valore del loro lavoro. Il crollo del prezzo dell’olio non è solo una questione di mercato: è il segnale più evidente di una filiera che sta perdendo equilibrio. Quando il valore riconosciuto al prodotto finito non copre nemmeno i costi di produzione, significa che chi sta alla base – i piccoli e medi olivicoltori – viene schiacciato da dinamiche che non controlla.

La Calabria olivicola è al collasso, intrappolata in un labirinto di costi, burocrazia e solitudine istituzionale. A conferma di quanto sta accadendo, Coldiretti Calabria ha parlato nei giorni scorsi di vere e proprie «speculazioni machiavellicamente pilotate».

In una regione come la Calabria – dove l’olio non è solo un prodotto ma una parte di identità – vedere crollare il suo valore commerciale significa mettere a repentaglio un intero patrimonio culturale. Il prezzo basso, oggi, è molto più di una cifra: è un campanello d’allarme che invita istituzioni, consumatori e operatori a chiedersi che modello di agricoltura vogliamo per il futuro.

Oggi, a denunciare la medesima situazione è Cristian Vocaturi, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Agrocepi, che in un comunicato dai toni accorati parla di un settore «al limite della sopravvivenza». Secondo Vocaturi, dietro ogni bottiglia d’olio ci sono volti, storie e famiglie che vivono della loro terra. «L’olio calabrese non può morire di indifferenza», afferma, ricordando che la filiera dell’olio non è soltanto economia, ma identità: un patrimonio culturale radicato negli uliveti che disegnano i paesaggi della regione.

Ma i prezzi sono troppo bassi e i produttori sempre più scoraggiati. La denuncia arriva in un momento critico: il prezzo dell’olio ha toccato livelli che molti operatori definiscono «insostenibili». Produttori costretti a vendere sottocosto, frantoi in difficoltà e intere campagne dove si rinuncia addirittura alla raccolta perché non più conveniente. Una scelta dolorosa, ma sempre più diffusa.

Vocaturi parla di «amarezza», ma anche di un rischio concreto: «la perdita di una delle eccellenze che hanno reso la Calabria un punto di riferimento nel panorama olivicolo nazionale».

Nel suo intervento, il presidente regionale sintetizza in tre punti le misure ritenute indispensabili per invertire la rotta: Un prezzo equo, che garantisca dignità al lavoro degli agricoltori e rispecchi il valore reale dell’olio prodotto. Regole chiare e controlli seri sulle importazioni, per tutelare la filiera locale da concorrenze sleali e prodotti di dubbia qualità. Sostegni concreti a frantoi, aziende e giovani che scelgono di investire nell’olivicoltura, preservando una tradizione secolare.

Vocaturi conclude con un messaggio che è insieme appello e ammonimento: «Chiediamo rispetto non solo per chi produce olio, ma per tutto ciò che l’olio rappresenta: la Calabria che lavora, che resiste e che crede ancora nel valore delle sue radici». Un richiamo forte, che risuona in un comparto che attende risposte dalla politica e maggiore consapevolezza da parte dei consumatori. Perché, come ricordano gli operatori, «difendere l’olio calabrese significa difendere un pezzo di storia e di futuro della regione».
 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.