L’idrogeno che non c’è. In Basilicata si costruisce il futuro, nella Sibaritide (come sempre) resta solo il rimpianto
Mentre la Lucania mette a terra il primo impianto dell’Hydrogen Valley, a Corigliano-Rossano resta solo il vuoto lasciato da un progetto mai nato: quello che doveva essere il simbolo della transizione verde si è spento prima ancora di accendersi
CORIGLIANO-ROSSANO - Mentre a Tito Scalo, in Basilicata, comincia a prendere forma la prima Hydrogen Valley del Mezzogiorno, capace di produrre entro il 2026 oltre 500 chilogrammi di idrogeno verde al giorno, a Corigliano-Rossano è calato il silenzio su quello che avrebbe dovuto essere uno dei progetti simbolo della transizione energetica in Calabria.
Sull’area dell’ex centrale Enel di Cutura si era infatti immaginata, nel 2022, la realizzazione di un impianto per la produzione di idrogeno rinnovabile finanziato dal PNRR, un laboratorio sperimentale destinato a riconvertire il vecchio sito industriale in un hub tecnologico e sostenibile. L’iniziativa, candidata dalla Regione Calabria nell’ambito del bando “Hydrogen Valleys”, aveva ottenuto una prima approvazione e perfino l’interesse di Enel Green Power che aveva vinto il bando da 15 milioni di euro. Poi, nel giro di pochi mesi - con il cambio di management della grande holding energetica - tutto si è dissolto: la società ha rinunciato ufficialmente al progetto, giudicandolo non più sostenibile dal punto di vista economico, e il sito è tornato nell’abbandono più totale.
Da allora, nessuna alternativa, nessun subentro, nessuna nuova visione. La grande area industriale che avrebbe potuto diventare il cuore dell’energia pulita nella Sibaritide è rimasta un deserto di cemento, con le ciminiere spente (e ancora in attesa di essere demolite) e un patrimonio pubblico in lenta decomposizione.
Intanto, è notizia di stamattina appresa dalle colonne del Il Sole 24 Ore, a poche decine di chilometri di distanza, in Basilicata, un gruppo d’imprese locali ha trasformato un’idea in realtà: un investimento da 7,5 milioni di euro, un elettrolizzatore italiano da 1 megawatt fornito da Ansaldo Green Tech, un impianto fotovoltaico integrato, e l’obiettivo concreto di immettere idrogeno verde nella rete già entro giugno 2026.
Insomma, Due Sud a confronto, separati da un confine ma soprattutto da una differenza di approccio: visione, concretezza e capacità di fare rete. Lì si costruisce il futuro, qui si continua a parlarne. E, come spesso accade, la domanda resta sospesa nell’aria: perché loro sì e noi no?