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Corigliano-Rossano, lo stasismo si sfilaccia: Stasi, il Super Saiyan che (ancora) non si trasforma

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CORIGLIANO-ROSSANO – L’ultimo Consiglio comunale del 30 ottobre scorso è stato un termometro impietoso dello stato di salute politico della maggioranza. Un Consiglio sull’orlo di una crisi di nervi.

Lo ha detto chiaramente Piero Lucisano, capogruppo di Uniti per Corigliano-Rossano, con una frase sibillina, passata in secondo piano, che però. nell'analisi occorre a capire quelle che sono le dinamiche odierne: «Senza i numeri della minoranza, forse oggi (il giorno del Consiglio, ndr) non si sarebbe raggiunto il numero legale».

E in effetti, all’inizio della seduta, che avrebbe trattato e poi liquidato il Bilancio Consolidato 2024, mancavano all’appello - senza una preventiva giustificazione - due pezzi tutt’altro che marginali della maggioranza: Leonardo Trento, da tempo insofferente, e Salvatore Tavernise, veterano dell’insoddisfazione cronica. A salvare la forma è stato un collegamento lampo del consigliere Cesare Sapia, che si è connesso da remoto giusto il tempo di garantire il quorum di maggioranza (senza di lui la sola maggiornaza arrivava a 12 componenti), prima di disconnettersi nel disinteresse generale.

È la fotografia plastica di una maggioranza che palesa qualche problema a rimanere in piedi da sola. Un’alleanza politica ridotta a fragile equilibrio di convenienze, dove la coesione è un miraggio e il pragmatismo amministrativo si regge su cerotti e compromessi? Questa è la domanda alla quale presto si avrà una risposta, ai prossimi e più importanti step amministrativi come l'approvazione del Bilancio di previsione.

Intanto i malumori crescono. E partono, come scrivevamo nei giorni scorsi, dall'azione predominante di qualche assessore (e consiglieri affiliati), a discapito di altri. E nascono anche da attesi nuovi equlibri all'interno del consesso civico che, però, non si materializzeranno.

Il posto di Rosellina Madeo che fa gola a molti

Dentro le mura di Palazzo Santi Anargiri, infatti, è esplosa una nuova mina. La presidente del Consiglio comunale Rosellina Madeo, fresca di elezione in Consiglio regionale, ha annunciato che manterrà il doppio incarico: resterà a presiedere l’aula civica di Corigliano-Rossano, rinunciando però alla carica di consigliere provinciale.

Una scelta più che legittima e politicamente esplosiva.

Perché le sue dimissioni dalla Provincia spalancheranno la porta al consigliere cosentino Gianfranco Tinto, primo dei non eletti nella lista “Provincia Democratica” mentre nell'emiciclo coriglianorossanese in molti rimarranno a bocca asciutta. Già perché l'incarico da Presidente del Consiglio, va detto, non è solo simbolico: comporta indennità (che la Madeo non percepirà più facendo risparmiare anche qualcosa al Comune!), prerogative e visibilità, e fa gola a più d’uno nei corridoi della maggioranza.

Tra i ranghi stasiani, quindi, serpeggia amarezza e - forse - anche un po' d'invidia. Perché Rosellina, piaccia o no, ha vinto da sola, senza santini né benedizioni dai suoi compagni di viaggio coriglianorossanesi.

Lo stasismo dopo Stasi

E lui? Flavio Stasi osserva. Come sempre. Controlla tutto, o almeno tenta di farlo. Ma forse — per la prima volta — non tutto gli risponde più. Cerca di tamponare, di fare gruppo, di motivare i prossimi scontenti (pare che il primo cittadino in trasferta a Bologna per la 42esima assemblea ANCI abbia portato con se i capogruppo consiliari di M5S e PD, Lidia Sciarrotta e Giuseppe Candreva)

È difficile capire se sia vittima del suo stesso sistema di potere, o se, più semplicemente, stia lasciando correre troppo, convinto che la sua popolarità basti ancora a tenere in piedi il castello. Ma le crepe ci sono. E si vedono tutte.

Lo avevamo scritto già all’indomani della sua rielezione, il 12 giugno 2024«Lo stasismo coriglianorossanese è finito nelle urne della riconferma».

Quella data ha segnato la fine di una stagione e l’inizio di una mutazione. Da sindaco civico a leader anti-sistema, Stasi sembra inseguire la sua evoluzione da Saiyan a Super Saiyan, per usare una metafora che gli calza a pennello.

Le ultime Regionali potevano rappresentare il momento di questa metamorfosi, ma a quanto pare sono mancate le Cellule S, quelle necessarie al salto di livello.

E così, oggi, mentre la città affonda tra malumori, personalismi e deleghe che si pestano i piedi, resta una domanda sospesa nell’aria: il Super Saiyan di Palazzo Bianchi riuscirà mai a trasformarsi, o continuerà a brillare solo di luce propria?

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.