Co-Ro, Michele Placido ritorna in teatro con "Pirandello. Trilogia di un visionario"
In scena giovedì 13 marzo al Teatro Metropol. L'attore insieme a Valentina Bartolo, Paolo Gattini e Brunella Platania, condurrà il pubblico attraverso un viaggio che è una vera e propria ascesa emotiva, senza sconti, senza esclusione di colpi

CORIGLIANO-ROSSANO - In occasione delle celebrazioni per il novantesimo anniversario del Premio Nobel per la letteratura a Luigi Pirandello, Michele Placido ritorna in teatro con "Pirandello. Trilogia di un visionario". Un viaggio unico ed emozionante nel mondo del grande poeta italiano che abbraccia tre delle opere più iconiche: "L'uomo dal fiore in bocca", "La Carriola" e "Sgombero".
La pièce farà tappa in tre città calabresi. Cosenza, Crotone e Corigliano Rossano.
Placido, con la sua regia e interpretazione, offrirà una prospettiva unica su Pirandello, celebrando la maestria di un autore che ha saputo sondare le profondità dell'animo umano.
Giovedì 13 marzo, ore 20.30, sarà in scena al Cinema Teatro Metropol di Corigliano Rossano (Rassegna L'Altro Teatro – On stage Metropol). Rassegne, curate da Gianluigi Fabiano, e co-finanziate con "risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 erogate ad esito dell'Avviso "Programmi di Distribuzione Teatrale" della Regione Calabria - Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura".
Michele Placido, insieme agli attori Valentina Bartolo, Paolo Gattini e Brunella Platania, condurrà il pubblico attraverso un viaggio che è una vera e propria ascesa emotiva, senza sconti, senza esclusione di colpi, fornendo allo spettatore quello specchio che l'autore stesso poneva di fronte a sé. Trilogia di un visionario, nella rappresentazione teatrale prodotta da Federica Luna Vincenti per Goldenart Production, si sviluppa con la messa in scena di alcune delle sue pièce teatrali di maggiore successo, L'uomo dal fiore in bocca (atto unico figlio della novella La morte addosso), La Carriola (dalla raccolta Novelle per un anno) e Sgombero (novella del 1938), che si intrecciano in un solo racconto sull'essere umano. Fanno da contrappunto le parole d'amore e di teatro tra Marta Abba e Pirandello.
È uno spettacolo in cui – nel rispetto dell'autore – sono i personaggi, la loro natura, i rapporti tra di loro, che trasformano la scena e che portano improvvisamente le grandi domande dell'autore nella nostra contemporaneità. Pirandello ci parla della condizione umana con una lucidità in grado di restituirci un dipinto dell'uomo dolorosamente vero e sempre nuovo con una chirurgica scelta di ogni parola, che risulta non solo universale, ma senza tempo e senza il più lontano accenno di retorica. Risulta attualissimo, potente, spiazzante, in grado di generare dubbi laddove pensiamo di avere granitiche certezze.
E così passiamo attraverso la sofferta levità de L'uomo dal fiore in bocca, seduto nella sua stazione vuota e desolata che rappresenta la metafora della sua esistenza, il surrealismo de La Carriola in cui la follia diventa epicentro della necessità di salvezza del protagonista, fino ad arrivare a Sgombero, manifesto della visione dell'autore di un femminile pulsante, che gridava al secolo passato una verità taciuta.