San Francesco di Paola: un insegnamento vecchio di 600 anni, ma sempre attuale - VIDEO
Padre Francesco Trebisonda: «Il Santo a Corigliano è uno di famiglia, è il padre della famiglia. Mi piace definire che la devozione dei coriglianesi verso San Francesco è una devozione cromosomica, non è solo nel Dna, ma è nei cromosomi»
CORIGLIANO-ROSSANO – Si sono conclusi ieri, giovedì 25 aprile, i solenni festeggiamenti in onore di San Francesco di Paola, Patrono della Città. Momenti di gioia e devozione, tra fede e commozione, che si rinnovano di anno in anno, durante i quali la comunità di Corigliano ringrazia il Santo Patrono per aver protetto “con il suo intervento” la città ed i suoi cittadini dal terribile terremoto del 1836.
I festeggiamenti sono scanditi, nei giorni dedicati, da atti di venerazione precisi, con momenti di preghiera e messe solenni a cura dei Frati dell'Ordine dei Minimi. Si inizia con l’intronizzazione della statua del Santo nel Santuario da parte del gruppo dei Portatori di San Francesco di Paola. Nei giorni seguenti il Santo viene portato in processione nelle diverse zone di Corigliano: all’Ariella, all’Acquedotto, per le vie di Schiavonea, l’infiorata la sera del 24 aprile, mentre il giorno dopo tra le vie del centro storico.
Come ci spiega Padre Francesco Trebisonda, Correttore Provinciale dell'Ordine dei Minimi: «Un momento di forte pietà popolare, che parte dalla casa, dalle famiglie. Nei giorni della festa le famiglie portano i loro bambini e le loro bambine indossando il saio di San Francesco di Paola. Un momento molto bello, perché tutta la famiglia si ritrova in questa chiesa, ai piedi si San Francesco, e presenta il piccolo o la piccola al Santo affinché possa proteggerlo/proteggerla per tutta la vita. Oggi, che è il giorno della festa, abbiamo benedetto circa 200 o 180 bambini. Ed è un’emozione sempre bellissima. Perché vedi le future donne e i futuri uomini che si affidano a San Francesco e crescono con questo valore, che qui a Corigliano è molto forte».
«San Francesco a Corigliano – continua - è uno di famiglia, è il padre della famiglia, non c’è casa dove non ci sia un’immagine o una statua di San Francesco. Mi piace definire che la devozione dei coriglianesi verso San Francesco è una devozione cromosomica. Non è solo nel DNA, ma è proprio nei cromosomi».
«Qui San Francesco è stato due anni. Correva l’anno 1476 quando lascia il convento di Spezzano e su invito dei Sanseverino arriva a Corigliano. Qui è venuto insieme ai suoi frati per fondare il suo quarto Eremo, che è speciale. Il quarto eremo, quello di Corigliano, prende vita in una Diocesi fuori da quella originaria. I primi tre Eremi sono stati fondati nella Diocesi di Cosenza, questo, invece, nella Diocesi di Rossano. Fu una conquista grande per San Francesco e per il suo ordine nascente, perché non solo aveva l’approvazione del Vescovo di Cosenza ma anche degli altri Vescovi».
«Qui a Corigliano in quei due anni, 1476-1478, ha fatto tanto - racconta Padre Francesco - È stato un uomo di preghiera, ha testimoniato i valori della fede, della giustizia, ha urlato contro i potenti che tassavano i poveri, ha urlato anche contro i poveri che non osservavano la legge Santa di Dio e la legge dello Stato. Proprio per questo motivo Francesco veniva venerato come un padre e considerato come un punto di riferimento importante per il tempo ma anche per oggi».
«Il suo insegnamento, sì, è vecchio di 600 anni ma è molto attuale. Ci insegna l’amore per il creato, per la sobrietà, va contro la politica del consumo, contro l’industrializzazione efferata. Il suo messaggio è antico ma sempre nuovo» conclude.