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Il sito arbëreshë di Koha, tra calendari solstiziali e pratiche ancestrali

3 minuti di lettura

FRASCINETO - Dopo le recenti ipotesi e scoperte fatte durante una spedizione al sito dei Giganti di Pietra dell’Incavallicata di Campana (rivedi qui la puntata e leggi qui per approfondire) sono tornati alla ribalta tanti luoghi dimenticati e semisconosciuti che nascondono segreti ancestrali legati, con molta probabilità, alla vita delle popolazioni che hanno abitato la nostra regione prima che giungessero le civiltà greche e romane.

Il massiccio del Pollino, ad esempio, conserva moltissime tracce di epoca Paleolitica, Mesolitica e Neolitica. Dalle Grotte di Romito (Papasidero), allo scheletro di Grotta di Pietra Sant’Angelo (San Lorenzo Bellizzi) fino al sito di Celimarro (Castrovillari), per citarne solo alcuni.

La misurazione solstiziale alle pietre di Koha

A questo complesso di siti si sono aggiunte, da qualche tempo, le suggestioni e le scoperte del sito di Koha, situato nei pressi del paese arbëreshë di Frascineto e della sua frazione Eianina. Si tratta di enormi complessi di pietra che si pensa rappresentino, anch’essi come i Giganti di Campana, un calendario solstiziale. Altri interessanti massi di pietra si trovano dislocati nelle vicinanze delle grotte situate nella zona sovrastante, lungo il versante della montagna e lungo la Valle delle Ortiche.

L’ interessante rinvenimento ad opera di Antonio Parapugna (escursionista e buon conoscitore delle montagne pollineane) ha messo in luce un suggestivo pianoro sul quale insistono una serie di massi disposti in forma semicircolare e caratterizzati da un grande menhir centrale.

Secondo quanto osservato da un gruppo di studiosi siciliani - che ne ha trovati circa 40 in Sicilia - il risultato sarebbe positivo: «gli allineamenti sono funzionali, le caratteristiche del sistema e le verifiche archeologiche assieme a quelle astrofisiche danno come possibilità che sia “falso” all’1x10 alla -15 circa».

Gli studiosi che hanno effettuato il primo sopralluogo nell’aprile del 2022 sono Alberto Scuderi, del gruppo archeologi d’Italia, Leonardo Lozito, archeologo ed ex funzionario della Soprintendenza di Puglia e Basilicata e Alfio Bonanno, astrofisico docente all’Università di Catania e primo ricercatore Inaf di Catania.

Una conferma importante, dunque, che ha sancito l’inizio degli studi archeo-astrologici e ravvivato l’interesse scientifico verso questo luogo suggestivo. Tutto ciò sostiene ed alimenta l’ipotesi che intorno possa esserci anche altro e che le zone coinvolte possano comprendere un’area più vasta che va da monte Manfriana fino a Crotone, passando per Sibari.

Il complesso di pietra sarebbe quindi da considerarsi in relazione al territorio circostante e quasi certamente riconducibile alle pratiche legate alle osservazioni astronomiche. Lo stesso scopritore ha verificato che nei due solstizi, d’inverno e d’estate, il sole proietta l’ombra del menhir centrale, sfruttando un preciso allineamento che consente «alle ombre e i sassi di allinearsi come un orologio da polso a lancette».

Una sorta di calendario per usi religiosi e agricoli connesso allo studio antico del ciclo delle stagioni. «L’importanza di un calendario in epoca preistorica – ricorda Emiliano Montanaro riferendosi proprio al complesso di Koha - era importante e necessaria: non solo per la vita dell’individuo, ma per la sopravvivenza di intere comunità. Poter stabilire con ampio margine la fine di una stagione fredda, l’inizio di quella calda, permetteva di regolarsi per tempo e garantire il giusto momento per la semina, per esempio. In un periodo storico in cui le conoscenze non erano diffuse come avviene per noi oggi, ma era in mano a pochi sacerdoti che regolavano la vita di intere comunità, saper riconoscere equinozi e solstizi era una responsabilità di non poco conto. Sbagliare poteva comportare la perdita di interi raccolti e così rischiare la sopravvivenza del proprio villaggio».

Anche in questo caso siamo di fronte ad una ipotesi che merita di essere approfondita, studiata e verificata. Come per gli altri siti, è necessario che gli studiosi si pronuncino con maggiore chiarezza per evitare che le suggestioni prendano il sopravvento, ma la strada intrapresa, fatta di conoscenza e spirito di scoperta, non può che essere salutata positivamente. L’entusiasmo della ricerca può solo apportare ricchezza e aprirci a nuove possibilità.

Le pietre di Koha viste dall'alto

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Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.