Corigliano-Rossano e il primato dei Mid nella Calabria del nord-est
Per l'ultimo appuntamento abbiamo deciso raccontare tutti i Mid di Co-Ro: dal Codex al Patire, da Palatino a San Nilo fino ai Papi Urbano VII e Giovanni XVI. Una città unica che vanta un gran numero di Marcatori Identitari!
Concludiamo il nostro viaggio attraverso i Marcatori Identitari Distintivi della Calabria del nord-est, con la rubrica che per tutta l'estate, ogni domenica, ci porterà alla scoperta di luoghi, tradizioni e personalità di spicco.
L’ultimo appuntamento, come il precedente, abbiamo deciso di dedicarlo interamente ai Mid di Corigliano-Rossano.
Il Codex
Manoscritto onciale greco datato nel tempo tra il V e il VII secolo, di straordinario interesse dal punto di vista sia biblico e religioso, sia artistico, paleografico e storico che documentario, il Codex Purpureus Rossanensis (o Rossanensis), a differenza di tutti gli altri codices purpurei più o meno coevi e di cui vi è traccia (il Genesis di Vienna, costituito da 26 fogli di cui 24 miniati e custodito nella Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna; il Frammento o Codice Sinopense, costituito da quarantaquattro fogli e cinque miniature e custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi; il Codex Purpureus Petropolitanus o Code N, custodito a San Pietroburgo, Londra, Atene e altre biblioteche del mondo e il Codex Beratinus Purpureus, composto da 190 fogli senza figure miniate e custodito a Tirana), è considerato un unicum al mondo ed un capolavoro dell’arte evangelica inserito nella lista internazionale dei manoscritti rari ecclesiastici. È sicuramente un marcatore identitario distintivo (MID) per le seguenti caratteristiche:
Le 14 Miniature – pur rappresentando la parte conservata con molta probabilità la metà circa dell’intera opera originaria (esemplare, in uno o due volumi, dei quattro Vangeli), i 188 fogli (e 376 pagine) di cui esso è oggi costituito sono impreziositi da quattordici miniature (raggruppate in modo distinto rispetto al testo), dipinte su pergamena. Di queste dodici raffigurano eventi della vita di Cristo, una fa da titolo alle tavole dei Canoni andate perdute e l’ultima è un ritratto di Marco, che occupa l’intera pagina;
Il più antico manoscritto greco sulla Vita di Cristo – offrendo le sue miniature in un continuum esclusivamente visuale, come una serie di affreschi sulle mura di un’antica basilica cristiana, di cui rimangono esempi ben noti risalenti al periodo tra il IV e il VI secolo, il Rossanensis presenta i resti di un indipendente ciclo di miniature relative alla vita di Cristo, il più antico rimasto in un manoscritto greco;
La maiuscola tondeggiante unica nel suo genere – nel contesto complessivo della scrittura (aurea per il titolo e per le tre righe iniziali della prima pagina di ciascun vangelo, argenteo per tutto il resto) in cui è vergato il testo dei Vangeli, ovvero la cosiddetta maiuscola biblica (forme grafiche che si caratterizzano a partire dal tardo II secolo d.C., definendosi in norme precise già nel III e resistendo nelle pratiche librarie fino al IX secolo, sia pure con differenziazioni interne, geografiche e cronologiche), la maiuscola adoperata a pagina 241, nel ritratto di Marco, per la didascalia e sul rotolo che l’evangelista sta scrivendo è una maiuscola definita tondeggiante, molto elementare, semplice e dal carattere tutto artificiale che non trova riscontro in manufatti né tardo-antichi né di età medio e tardo-bizantina;
La più antica rappresentazione dell’Ultima Cena – al suo interno, il Rossanensis conserva con molta probabilità la più antica rappresentazione dell’ultima cena (Tavola V del Codex); le più antiche rappresentazioni di un’aula di tribunale (Tavole XIII-XIV del Codex); la più antica rappresentazione dei 4 Evangelisti (Tavola IX); il più antico notturno della storia dell’arte cristiana (Tav. VII); L'unico ad essere posto in un museo e, quindi, fruibile al pubblico (gli altri sono conservati in biblioteche);
Ad oggi l’unico bene Unesco in Calabria – nella seduta del 9 ottobre 2015 il Comitato Consultivo Internazionale UNESCO, riunitosi ad Abu Dabi, ha decretato l’iscrizione del Codex Purpureus Rossanensis quale Patrimonio Documentario dell’Umanità nel registro della Memory of the World.
Patire
Tra l’XII fino al XV secolo, la Calabria ospita uno dei più ricchi e importanti monasteri dell’Italia meridionale. Il Pathirion, l’Abbazia di Santa Maria del Patire fondata da Bartolomeo di Simeri nel 1095 in località Ronconiate, è stato uno dei centri più prolifici per la maggiore attività della Regola basiliana ad opera dei monaci amanuensi: lo studio e la copia degli antichi testi sacri e laici. Lo scriptorium, spazio dedicato a queste attività, è stato il più ricco e importante del Meridione, dotato di una delle più corpose biblioteche dell’epoca, si distinse per il suo stile. Identificato come “Stile di Rossano” dagli studiosi nei manoscritti datati dal 1086 al 1126 in possesso della Biblioteca Vaticana, si tratta più di uno stile di manoscritto che di sola scrittura ed attribuito alla mano del fondatore stesso, Bartolomeo, che operò come copista nel primo decennio del XII secolo. Come descritto da Santo Lucà, tra i massimi esperti di paleografia greca e facente parte dell’Associazione Italiana di Studi Bizantini, tali caratteristiche tipiche “sono l’uso dell'inchiostro pallido; l'uso prevalente di certi sistemi di rigatura delle pagine, talvolta rinforzati a matita; fascicoli di otto fogli ("quaternioni") con lato carne all'esterno e numerazione al primo recto e all'ultimo verso di ogni fascicolo (caratteristiche assai tipiche dei manoscritti bizantini); la semplice decorazione in rosso carminio realizzata con la tecnica della "riserva" (“sagoma inversa”)”. Ma il tratto più distintivo è l’abitudine di porre l’accento acuto su una vocale iniziale indifferentemente prima o dopo lo spirito che la accompagna. Alcuni dei manoscritti che riportano questo stile sono custoditi anche nell’Abbazia di Grottaferrata (MID/San Nilo).
San Nilo
Figura emblematica del monachesimo italo-bizantino, San Nilo è stato tra i capi carismatici più influenti nell’epoca di passaggio tra il primo e il secondo millennio. Il monaco di Rossano fu il fondatore dell’abbazia greca di Grottaferrata, monumento monastico di straordinaria importanza perché l’ultimo dei monasteri italo-bizantini del Medioevo e l’istituzione italogreca più importante dell’Occidente cristiano. È infatti rimasta l’unica realtà monastica orientale in Occidente che conserva ancora il rito bizantino-greco e le tradizioni monastiche delle origini, ab antiquo, cioè quelli vigenti ancora prima del Grande Scisma che portò, nel 1054, alla separazione delle Chiese di Roma e di Costantinopoli. Il luogo stesso, donato da Gregorio Tuscolo, in cui San Nilo fondò il movimento monastico Theotokos e volle costruirvi la Badìa conferisce ulteriore fascino a questo personaggio. Secondo una ipotesi largamente sposata tra il XVIII e il XIX secolo, coinciderebbe con il sito dove sorgeva la villa tuscolana di Marco Tullio Cicerone. La stessa biografia del monaco calabrese, il Bios scritta dal discepolo Bartolomeo di Rossano, è un’opera unica, considerata il capolavoro agiografico dell’Italia bizantina, fonte di inestimabile valore sullo scenario monastico di quell’epoca, sulla provincia itaoliota e sull’ambiente culturale di Rossano. San Nilo occupa un posto di rilievo nell’ellenismo italo greco del X secolo. Fu scriba, protocalligrafo e filologo. Si dedicò ad un’intensa attività libraria, vero e proprio scriptorium itinerante poiché vergò molti libri tra le montagne del Mecurion e il monastero di S. Adriano a San Demetrio Corone, che fece diventare allora uno dei massimi centri di produzione culturale, e poi durante il peregrinaggio causato dalle incursioni saracene a Capua, a Cassino, a Roma e infine a Gaeta. Il Santo inventò uno stile di scrittura in minuscolo, il “piccolo stile rotondo-quadrato” o “minuscola della scuola niliana”, fitto, compatto con rapporto omogeneo tra altezza e larghezza, che diede origine a numerosi filoni di scrittura.
Giovanni Battista Palatino
Uno dei caratteri tipografici che ha avuto più successo, tra i più usati al mondo ha origini calabresi. Il Palatino, creato nel 1948 da Hermann Zapf, amato per la sua armonia, l’equilibrio delle misure, per l’eleganza è un omaggio a Giambattista Palatino celebre letterato, calligrafo e copista del Rinascimento nato a Rossano (attuale Corigliano- Rossano). “Lo scrivere in forma è quello, che per mezzo delle sacre lettere ci fa conoscere Iddio” scrisse Palatino nel “Libro nuovo d'imparare a scrivere”, pubblicato a Roma nel 1540. Esso ben rappresenta lo spirito con cui elaborò la raccolta di modelli calligrafici più famosa e stampata della storia, considerata uno dei maggiori testi di riferimento della comunicazione moderna. Palatino fu rivoluzionario: introdusse una nuova prospettiva superando il concetto di impiego pratico della scrittura. Si distinse dai suoi contemporanei per la disposizione artistica con cui affrontò la materia, per l’attenzione rivolta alla qualità delle incisioni, agli sviluppi grafici delle lettere non solo dell’alfabeto prettamente latino ma anche delle lingue europee di quei tempi, da quella francese a quella fiamminga. Indagò persino gli alfabeti non latini, dagli idiomi ebraici all’illirico. Sviluppò i segni delle cifre e della crittografia usata in campo diplomatico e creò numerose lettere stravaganti, come la mancina o la lettera antica tonda. L’acume e la genialità di Palatino lo portarono a primeggiare negli ambienti letterari più raffinati dell’epoca di Rossano, come la famosa Accademia dei Naviganti e di Roma dove frequentò come membro anche l’Accademia dello Sdegno. Papa Pio IV volle affidare a Palatino l’incisione della scritta sopra l’arco centrale di Porta del Popolo.
Papa Urbano VII
Giovanni Battista Castagna fu arcivescovo di Rossano (Cs) dal 1553 al 1573. A lui è attribuito il pontificato, appena dodici giorni, più breve della Storia. Venne eletto Papa il 15 settembre 1590 con il nome di Urbano VII e fu il 228° della Chiesa Cattolica. Morì di malaria il 27 settembre. Castagna si distinse per formazione e personalità. Raffinato giurista, Papa Giulio III, lo definì “prelato dotato di veste sacerdotale, in età legittima, laureato nell'uno e nell'altro diritto, distinto per onestà di vita e di costumi, provvido nelle spirituali come nelle temporali" faccende.
Papa/Antipapa Giovanni XVI
L’ultimo papa greco-bizantino della Chiesa è stato un calabrese. Giovanni Filagato, nato a Rossano in territorio bizantino e di origine greca, venne eletto papa nel 997 col nome di Giovanni XVI e passato alla Storia come antipapa (il diciottesimo nella rosa cronologica degli antipapi). È stata una figura chiave nel sistema italo-germanico della Chiesa Imperiale e uno dei personaggi protagonisti delle intricate vicende che caratterizzarono la così detta “età ferrea del papato”. Personalità arrivista, si mosse in uno scenario di tensione dovuto ai complicati rapporti tra l’Imperatore d’Occidente e il Basileus di Oriente e profondamente segnato dall’ambizione delle famiglie aristocratiche di Roma. Si legò a San Nilo (MID/San Nilo) seguendo i suoi insegnamenti. Riuscì a stringere rapporti forti con Teofano di Costantinopoli consorte dell’imperatore Ottone II, divenendo il suo cappellano e consigliere. Abilmente riuscì a costruire l’ascesa ai vertici del sistema di potere italogermanico godendo il favore della coppia imperiale. Venne nominato arci-cancelliere imperiale per l’Italia, ottenne l’abazia di Nonantola, uno dei centri più importanti dal punto di vista culturale e potenti d’Italia in quell’epoca, divenne vescovo di Pavia e padrino di battesimo e tutore dell’erede al trono Ottone III, conducendo personalmente una delle più delicate ambascerie tra la Germania e Bisanzio a favore del matrimonio tra il giovane Ottone e una delle figlie di Costantino VIII per assicurare le premesse ad una politica di equilibrio nel Mediterraneo tra i due imperi. Divenuto pontefice in seno ad una rivolta condotta da Crescenzio contro i regnanti germanici e dopo la destituzione di papa Gregorio V, governò sul soglio di Pietro solo per unici mesi, a cavallo degli anni 997-998, e venne deposto inseguito dallo stesso Ottone III.