Dai “sassi” alle grotte: a Rossano c’è un potenziale attrattore turistico ancora sconosciuto
Nel territorio rossanese ce ne sono decine, tutte con una storia, ognuna che segna il passaggio dell’uomo. È partita una campagna di valorizzazione ma serve consapevolezza civica per portarle tutte alla luce e renderle fruibili ai visitatori
CORIGLIANO-ROSSANO - Da vergogna nazionale a capitale europea della cultura e patrimonio dell’UNESCO. La storia di Matera dovrebbe far riflettere.
Solo settanta anni fa il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, volle rendersi conto di persona sulle cose che si dicevano di Matera; per tutti la cittadina lucana veniva additata come simbolo di arretratezza del sud Italia.
Case scavate nel tufo, senza acqua potabile e senza fogna, uomini ed animali che vivevano in spazi angusti e senza conoscere cosa fosse l’igiene.
Correva l’anno 1950. Il presidente del Consiglio De Gasperi, scandalizzato, disse che tutto ciò doveva finire e diede il via alla costruzione della nuova città di Matera.
Quelli che venivano definiti “sassi” furono prima abbandonati, poi valorizzati e tornati a nuova vita, al punto di divenire centro turistico d’eccellenza non solo del meridione, ma di tutto il Paese ed anche dell’Europa.
La città dei Sassi, infatti, è considerata la terza più antica al mondo. Il primo insediamento risale a circa diecimila anni fa. Ne sono testimonianza i numerosi reperti preistorici rinvenuti lungo entrambe le sponde della Gravina. Tali reperti fanno riferimento a periodi tra paleolitico e neolitico.
Chi ha visitato i sassi non può non paragonarli, magari in forma più piccola, alla conformazione delle varie grotte tufacee che si trovano lungo tutto il perimetro di Rossano.
Proprio in questi giorni se ne stanno recuperando alcune nella zona di Porta Penta grazie all’intuizione dell’Associazione Rossano Recupera, che ha ricevuto una importante donazione di Ecoross ed al coinvolgimento dell’Amministrazione Comunale di Corigliano Rossano.
Tutt’intorno a quelle che si stanno recuperando, abbattendo porte, cancelli, recinzioni di fortuna e muretti di cemento, tantissime altre sarebbero recuperabili, ma serve un altro intervento.
Di positivo si è riscontrato che diversi fruitori di queste grotte, vedendo il lavoro che si sta facendo per valorizzarle, spontaneamente stanno consegnando le chiavi o stanno lasciando aperto, quasi ad invitare di continuare sull’opera di recupero.
Un percorso rupestre che ripercorra quello della Porta Penta e di Porta Bona sarebbe oltremodo stimolante per un turismo di qualità.
Tante sono le grotte e tante quelle sconosciute o conosciute da pochissimi. Nei pressi della chiesa di San Michele ce n’è una grandissima che dei privati utilizzano come cantina, tante altre ce n’è sono nei pressi della chiesa di Sant’Anna, ma anche queste in terreno privato, mentre una sembra che sia in terreno demaniale e che possa essere recuperata abbattendo la porta che qualcuno ha installato.
Fuori dal confine cittadino, nei pressi del ponte sul Celadi, altre grotte anch’esse demaniali, aspettano di essere riportate alla luce, ma quella più bella è la grotta detta dell’eremita, anche questa in terreno privato, sita a poche centinaia di metri dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Quest’ultima è un vero gioiello. Posta sul versante che guarda verso la città, ha una colonna centrale, un giaciglio scavato nel tufo ed un altro scavo che sembra un inginocchiatoio.
Non sappiamo se Rossano può essere contemporanea di Matera, sappiamo però che la conformazione di queste grotte è molto simile a quelle della città lucana.
Il recupero di tutte queste grotte potrebbe davvero dare impulso positivo al turismo, insieme ad altre offerte di carattere culturale e paesaggistico.