Vaccarizzo Albanese: scopriamone i riferimenti geografici, le origini e la demografia
Ripercorriamo la storia di questo borgo, che passò dall’essere nel periodo feudale un modesto centro rurale del vasto Stato del principe di Bisignano e divenne poi casale di Corigliano nel Governo dei duchi Saluzzo
Come tutti gli altri borghi sui quali mi sono già soffermato, tra cui San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, Macchia Albanese, San Giorgio Albanese, Santa Sofia d’Epiro e Spezzano Albanese, anche Vaccarizzo Albanese iniziò ad essere edificato, dopo la morte dell’eroe nazionale albanese, Giorgio Castriota Scanderbeg, avvenuta nel 1468.
Le origini di questo borgo per certi versi rimangono ignote anche se la sua fondazione viene data per la precisione verso la fine del XV secolo, e per molti storici nel 1470, nel territorio di un preesistente centro rurale del vasto Stato del principe di Bisignano sui rilievi della Pre-Sila greca dove alcuni rifugiati albanesi vi si insediarono arrivati in Calabria in seguito all’offensiva turca ottomana nella penisola balcanica. Non si può escludere, tuttavia, che molto probabilmente il primo stanziamento nacque intorno alle rovine di una vetusta cappella del 1400 dedicata a san Nicola e in seguito nel sito appellato Chiesa Nuova. Località condivisa inizialmente con i confratelli di San Cosmo, mentre successivamente i due gruppi albanesi si divisero andando appunto a formare i due borghi che conosciamo oggi.
Quello di Vaccarizzo, con le prime costruzioni in muratura, si realizzò, secondo le diverse informazioni storiche, accanto alla Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Centro nel quale, come gli altri borghi sparsi e convicini di cui ho accennato nei diversi contributi prodotti, gli albanesi di Vaccarizzo hanno conservato la loro cultura, gli usi, i costumi, le tradizioni e dove tuttora si parla la lingua di origine.
Anche in tal caso certe informazioni si ricavano dagli scritti di alcuni autori tra cui l’Abate Francesco Sacco il quale così argomentava: “Vaccarizzo, Terra nella Provincia di Cosenza, ed in Diocesi di Rossano, situata sopra un piccol monte, d'aria buona, e nella distanza di trenta miglia in circa dalla Città di Cosenza, che si appartiene in Feudo alla Famiglia Saluzzo, Duca di Corigliano. Sono da notarsi in questa Terra abitata da Albanesi di Rito Greco alcuni, ed altri di Rito Latino due Chiese Parrocchiali, l'una sotto il titolo di Santa Maria di Costantinopoli di Rito Latino, e l'altra sotto l'invocazione di San Nicola di Rito Greco; ed una Confraternita Laicale sotto il titolo del Rosario. […] La sua popolazione ascende a novecento cinquantanove sotto la cura spirituale di due Parrochi, l'uno di Rito Latino, e l'altro di Rito Greco”1. A confermare molte notizie del Sacco compresa la sua appartenenza alla Diocesi di Rossano fu anche G.M. Alfano2.
Nel 1797, un anno dopo, a darci alcune note sul suo nome fu il Giustiniani che così articolava: “Baccarizzo, Boccarizzo, o Beccarizzo, di Acri, casale di essa città di Acri in Calabria Citra, in Diocesi di Bisignano. Dagli scrittori è detto Bacharium, e talvolta anche Baccato”3.
Leggendo però attentamente le suddette note, come si può notare, appaiono evidenti alcune difformità riguardanti sia l’appartenenza diocesana del Casale, sia la sua pertinenza giuridica amministrativa. Infatti, il Giustiniani riporta Vaccarizzo come dipendente dalla Diocesi di Bisignano e come Casale inserito nei territori di Acri, mentre l’Abate Sacco e l’Alfano sostengono che Vaccarizzo era un Casale appartenente alla Diocesi di Rossano e presente nei possedimenti dei principi di Bisignano, successivamente dei Saluzzo, duchi di Corigliano, e la cui estensione territoriale andava dal fiume Crati fino al Cino, vecchio confine di Corigliano con Rossano, oggi unica realtà territoriale.
Sulle divergenti informazioni una mano la offre lo storico G. Valente che relativamente all’aspetto feudale così riportava: “Era un modesto centro rurale del vasto Stato del principe di Bisignano […] Come Casale di Corigliano appartenne nel 1500 ai Sanseverino e poi nel 1600 ai genovesi Saluzzo”4.
Il borgo, relativamente agli aspetti geografici, fa parte dell’Italia Meridionale, territorio della Regione Calabria, appartenente alla provincia di Cosenza. Il suo insediamento urbano si trova su una collinetta, sulla destra del torrente Sabatino, sulla parete settentrionale della Sila Greca, a 448m sul livello del mare e registra una differenza altimetrica compresa tra i 671m la massima e 92m la minima, guardante la vasta pianura di Sibari, bagnata dal mare Jonio protetta dalla catena del Pollino. La sua superficie è di 8,46 kmq ed ospita una popolazione di 1.100 abitanti (dati Istat 2016) di cui M 541 e F 559, con una densità abitativa di 130 abitanti per kmq, chiamati Vaccarizzioti.
Rimanendo in tema, circa il suo andamento demografico, le informazioni rintracciate ci offrono la seguente situazione relativa ai fuochi: Vaccarizzo nel 1545 venne tassata per 96 fuochi, nel 1561 per 121, nel 1595 per 132 nel 1648 parimenti per 132 e nel 1669 per 107. Alla fine del XVIII secolo contava appena 959 abitanti ed 888 nei primi decenni del XIX secolo con una progressione di 967 abitanti nel 1825, 1.204 nel 1849. Riguardo ai dati Istat sulla popolazione successivi all’Unità d’Italia il contesto ebbe la presente evoluzione: nel 1861 (1.437 abitanti), 1871 (1.455), 1881 (1.650), 1901 (1.505), 1911 (1.636), 1921 (2.040 massimo storico registrato), 1931 (1.649), 1936 (1.643), 1951 (2.005), 1961 (1.955), 1971 (1.680), 1981 (1.492), 1991 (1.425), 2001 (1.326), 2016 (1.100 minimo storico raggiunto).
Il Comune fa parte della Comunità Montana Destra Crati, Regione Agraria n. 16 - Colline Litoranee di Rossano, Area Minoranza Linguistica Albanese, confina con i Comuni di Acri, San Cosmo Albanese e San Giorgio Albanese e le sue località e frazioni sono: Laquani, Venosa-Dursiana, Croce Maurizio, Pillone e Durizio.
Secondo alcune informazioni, il nome Vaccarizzo detto in arbëreshe Vakarici, deriverebbe dal latino Vaccaricius, vale a dire mandria o stalla di vacche, oppure dal lemma dialettale vaccarizzu che avrebbe il medesimo concetto. Conferma, in qualche modo, arriva dalle note del Valente, secondo cui “il nome gli derivò dall’avere l’emiro di Palermo Al-Qasim, nella primavera del 977, fatto macellare in quel luogo i vaccini razziati nelle vicine campagne”5.
Bibliografia
[1]Abate Francesco SACCO, Dizionario geografico Istorico Fisico del Regno di Napoli, Tomo IV, Presso Vincenzo Flauto, Napoli, MDCCXCVI, pp. 97-98.
2 Cfr. G. M. ALFANO, Istorica Descrizione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie, presso Vincenzo Manfredi, Napoli, MDCCXCVIII, p. 91.
3 Lorenzo GIUSTINIANI, Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, Tomo II, Napoli 1797, pp. 113.
4 Cfr. G. VALENTE, Dizionario della Calabria, M-Z, Edizione Frama’s, Chiaravalle Centrale (CZ), 1973, p. 1121.
5 G. VALENTE, Dizionario della Calabria, M-Z, Edizione Frama’s, Chiaravalle Centrale (CZ), 1973, p. 1121.