15 ore fa:Donna originaria di Paludi uccisa a colpi d'ascia in Salento
14 ore fa:Siccità, in arrivo in Calabria più di 10milioni di euro. Falanga (FdI): «Una risposta concreta dal Governo»
2 ore fa:Con un drone tentano di far "atterrare" 20 cellulari nel Carcere di Ciminata
1 ora fa:Amarelli ospita "Residenza Radicale", un evento in cui prendono vita gli scatti della Calabria
1 ora fa:Weekend di successi per la Dojo Bushi al Mediterranean Open 2025
41 minuti fa:Al Paolella di Co-Ro va in scena la commedia tragicomica "La figlia del miracolo"
14 ore fa:Stasi plaude al lavoro delle Forze dell'ordine ed alla risposta immediata rispetto ai recenti episodi
2 ore fa:A Civita il convegno “Mitigazione del rischio idrogeologico nei piccoli bacini calabresi”
3 ore fa:Scambi culturali e radici identitarie, una delegazione di Sindaci Arbëreshe di Calabria va in Kosovo
15 ore fa:La proposta radicale di disarmare il porto di Corigliano-Rossano sbarca a Venezia

Eventi politici, religiosità, ed economia di San Giorgio Albanese

4 minuti di lettura

Con l’entrata in vigore dell’ordinamento amministrativo voluto dai francesi per legge 19 gennaio 1807 San Giorgio divenne Luogo ossia Università nel Governo di Bisignano. Successivamente, per effetto del decreto 4 maggio 1811 che istituiva i Comuni e i Circondari, entrava a far parte del Circondario di Corigliano.

Gli eventi politici e storici che si susseguirono portarono molti Sangiorgesi a partecipare al Risorgimento Italiano. Dalle note di G. Valente riusciamo a recuperare alla storia i seguenti nominativi: “Rosario Argondizzo; don Francesco Baffa; Carlo, Giovanni Andrea e Giovanni Antonio Baldi; Gregorio e Pietrantonio Basile; Domenico Broscia; Luigi Bruno; Carlo Boli; Domenico e Pietro Buscia; Francesco, Giovanni Domenico e don Nicola Canadé; Filippo Candiano; Pietro Caricati; Nicola Cataldo; Giovanni Chinigò; Antonio De Cicco; Domenico De Giudice; Antonio, Attanasio, Giorgio, Giuseppe, Gregorio e Pasquale Oramis; Antonio Leotta; Giuseppe Lucchetti; Francesco Manfredi; Francesco, Giovanni e Nicola Minisci; Francesco Orlando; Carmine, Salvatore, Vincenzo, Nacchio Francesco, Nacchio Salvatore e Nacchio Vincenzo Scura; Salvatore Vangieri; Filippo Zanfini”1.  

Per quanto riguarda l’aspetto urbanistico il centro storico mantiene in generale le caratteristiche architettoniche di molti paesi calabresi di origine albanese con le abitazioni organizzate intorno ad uno slargo o piazza. Una descrizione più particolareggiata la si ricava da alcune note comunali che così riportano: “[…] intorno a un piazzale, cosiddetto sheshi. Alcune abitazioni mostrano gli elementi propri dell’architettura arbëreshe, con le cornici imponenti dei portoni dei palazzi nobiliari e le tipiche finestre circolari del sottotetto. Sono poi evidenti le tracce di una cultura contadina che un tempo si esprimeva in forti relazioni familiari: nei fondi dove una volta si tenevano gli animali si notano ancora oggi i tipici fori di apertura usati quando si portavano al pascolo.

Nelle viuzze del piccolo borgo arbëreshe si respira un’atmosfera conviviale. La gjitonia (letteralmente “il vicinato”) è un compilato intreccio di urbanistica e di vita sociale insieme, dove si alternano momenti di socializzazione e di trasmissione di saperi e competenze. I vicini di casa seduti sui gradini delle scale, te sjeti, condividono lunghi momenti di vita sociale dedicati allo scambio di chiacchiere e alla realizzazione di preziosi manufatti dell’artigianato locale. Si conversa su tutto, si raccontano aneddoti, storielle del passato, si apprendono le prime nozioni di uncinetto o chiacchierino, si intrecciano cesti o panieri e magari si preparano le conserve per l’inverno”2.

Tra i palazzi presenti nel tessuto urbanistico del borgo si ricordano: Palazzo Tocci, in piazza Garibaldi e Palazzo Dramis, in piazza del Sole. Gli edifici religiosi presenti sono la Chiesa di San Giorgio Megalomartire e la cappella dell'Esaltazione della Santa Croce in contrada Palombara facenti parte della Diocesi (Eparchia) di Lungro.

L’edificio religioso dedicato a San Giorgio Megalomartire venne edificato agli inizi del XVIII secolo ed è la Chiesa Madre di San Giorgio. Dal punto di vista architettonico la facciata richiama lo stile barocco del 1700, con annessa una massiccia torre campanaria a tre livelli posizionata sul lato sinistro sormontata da una guglia che ricorda la tecnica e l’arte bizantina. Ai fianchi la completano due cappelle. L’interno dell’edificio, arricchito da una complessa iconografia bizantina tratteggiante fatti e avvenimenti della vita della Madonna, di suo figlio Gesù e dei Santi, si presenta a tre navate riccamente addobbate con tre imponenti lampadari di lavorazione bizantina fissati ale tetto della navata centrale. Nel corso degli anni, dopo la nascita dell’Eparchia di Lungro, la Chiesa ha via via perso la sua espressione di chiesa romana adattandosi alle necessità della consuetudine bizantina. Al suo interno sono conservate le due statue lignee di scuola napoletana raffiguranti San Giorgio Megalomartire e la Madonna del Rosario.

Il borgo è arricchito da un pregevole arredo urbano con i suoi monumenti dedicati ai Caduti per la Patria, all’eroe nazionale albanese Scanderbeg e a Jul Varibobba, rilevante personaggio della cultura albanese, sacerdote, scrittore e autore di canti sacri. Inoltre si possono ammirare la costruzione riportante la meridiana e il Centro Studi sulle Minoranze Etniche nato con l’intento della promozione e la valorizzazione del patrimonio culturale arbëreshë.  

L’economia, sin dalle origini è stata prevalentemente impostata sull’agricoltura grazie alla venuta degli Albanesi, che per questa terra come per le altre terre consorelle ha rappresentato una occasione di risveglio e di nuovo sviluppo. Infatti, non bisogna dimenticare che questi erano zone in qualche modo dimenticate tanto da vivere un lungo intervallo di tempo dove il decadimento economico e quello sociale erano fin troppo evidenti con gravi danni soprattutto al fenomeno demografico del luogo, mortificato peraltro anche dagli eventi naturali come i terremoti e le epidemie che si abbatterono sulla Calabria e quindi anche su questi territori.

San Giorgio, generalmente è stato sempre un borgo caratterizzato da un ambiente rurale e contadino dove per molto tempo ha inciso la feudalità dei Sanseverino prima e dei Saluzzo poi. Una terra comunque che non si è mai arresa alle difficoltà e che ha saputo valorizzare le risorse circostanti e ambientali come volani di sviluppo a cominciare, come si accennava in precedenza, dalla sua posizione geografica e cioè vicino al mare, con le sue fertili colline che si sono da sempre prestate per le svariate produzioni piantate prevalentemente ad ulivi, vigneti e frutteti. Un settore che da continuamente linfa anche ad un artigianato locale fatto di piccole aziende preposte alla lavorazione dell’olio e del vino. Presente anche l’artigianato del legno e del vestiario.  Interessante il settore zootecnico con l’allevamento del bestiame.  

Bibliografia

[1] G. VALENTE, Dizionario della Calabria, M-Z, Edizione Frama’s, Chiaravalle Centrale (CZ), 1973, p. 877.

2 Storia - Comune di San Giorgio Albanese, in http://sangiorgioalbanese.asmenet.it/index.php?action=index&p=76

 

Per leggere la prima parte del saggio storico su “San Giorgio Albanese, da Casale de Sancto Iorio a Casale Mbuzati” clicca qui

Franco Emilio Carlino
Autore: Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. Storico e documentarista è componente dell’Università Popolare di Rossano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e socio corrispondente Accademia Cosentina. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio e a Rossano. Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva. del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano, S.Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica