La Città della Musica riparte con il Maestro Manfredi
Dopo due anni di stop, la Città della Musica ritorna in scena con il concerto numero 323, che vede protagonista il Maestro Paolo Manfredi, impegnato in un concerto per pianoforte che fa venir voglia di sognare
Dopo due anni di stop, la Città della Musica ritorna in scena con il concerto numero 323, che vede protagonista il Maestro Paolo Manfredi, impegnato in un concerto per pianoforte che fa venir voglia di sognare.
Siamo nella Sala Concerti del Centro Studi Musicali "Giuseppe Verdi", dove un pianoforte a coda domina la scena e il pubblico non ha lasciato nemmeno una sedia vuota per l'occasione. Qualcuno ha deciso di indossare la giacca, altri semplicemente un maglioncino casual, io ho la cravatta e il Maestro Paolo Manfredi un elegantissimo completo nero con papillon abbinato.
Ricominciamo con la Città della Musica e ricominciamo con tanti appuntamenti: il primo in ordine cronologico è quello del 29 maggio, ma poi vi faremo compagnia tutti i sabati di giugno, con concerti itineranti che coinvolgeranno diverse location della città di Corigliano-Rossano.
Apre così le danze Giuseppe Campana, direttore del Centro Studi Musicali G. Verdi, con la promessa di un giugno ricco di musica e appuntamenti. Poi il passo veloce del Maestro Manfredi che scende le scale, riempie il silenzio trepidante dell'attesa. Un inchino veloce ma rispettoso e subito in posizione sullo sgabello, con le dita pronte a volare sulla tastiera. Un respiro profondo, non per prendere coraggio, ma per respirare le note del futuro e la mano che si alza leggera nell'aria, per poi tornar giù sulla tastiera come se fosse spostata solo dalla gravità e dall'ispirazione.
Inutile dire che tutto succede nel silenzio assoluto. C'è troppo rispetto per rompere quell'aria di sacralità.
Il Maestro Manfredi, per il quale non basterebbe un solo articolo per citare il curriculum e le esperienze, inizia da Chopin, dalla Mazurka op. 67 n°4 e continua con la Polacca Fantasia, sempre Chopin, poi Brahms e chiude con la sonata n°3 di Skrjabin.
In questo viaggio di romanticismo, basta chiudere gli occhi per capire la forza della musica classica. Probabilmente qualcuno penserà che sia la musica di un tempo che non c'è più, superata dalla storia per sopraggiunta usura; io credo invece che tra le note di questa musica ci sia il racconto delle emozioni degli uomini, che in realtà non hanno tempo.
Così, se in questo gioco d'ascolto e immaginazione, sono io il primo che chiude gli occhi, immagino la città della Musica come una della città invisibili di Calvino. Un luogo dell'anima in cui il pianoforte passa in filodiffusione passegiando per le strade di una città; dove i cambi di velocità, la dinamica del tocco, l'architettura della forza musicale, si trasformano nelle ansie e nelle gioie degli abitanti. Nell'invisibile città della Musica, che vivo chiudendo gli occhi mentre il Maestro Manfredi sfiora i tasti del pianoforte, la mia residenza sarebbe in via del Violino e probabilmente nella stessa via Einstein suonerebbe per far capire che il tempo è qualcosa di relativo che si stringe e si allarga, o forse non ne avrebbe bisogno.
Nella dinamica, nel tocco, nella capacità di trasmettere e far sognare, il Maestro Manfredi si muove con sapienza, restituendo una sensazione di modernità ad una musica che sembra appartenere solo ad una nicchia ristretta di anime sofisticate, quando invece dovrebbe essere un bee di pubblica necessità.
Quando l'ultima nota vibra nell'aria, quell'ultimo attimo di silenzio è la prova del nove della riuscita della serata. C'è sempre un momento prima dell'applauso, in cui c'è bisogno di riconnettersi con la realtà. Subito dopo si può applaudire e chiedere il bis che, ovviamente, arriva.
Mentre la notte buia scende fuori dal Centro Studi Musicali G. Verdi, sulla platea e sul pianoforte compare la luce della luna, portata dalle note di Debussy con Clair de lune. E gode così l'anima mia.
Per chiudere questo pezzo, mi affido non solo alla musica del Maestro Manfredi, ma anche alle sue parole.
Se la musica classica fosse più diffusa, il nostro sarebbe un mondo meraviglioso.