Da Cerchiara di Calabria, Il film il "Buco" vince il premio speciale della giuria al Festival di Venezia
Il film girato tra Cerchiara e San Lorenzo Bellizzi, esplora l’abisso del Bifurto. Il regista Michelangelo Frammartino, docente Unical: «Grazie alla Calabria che è la regione più bella d’Italia»
CERCHIARA DI CALABRIA - Il film "Il Buco", in concorso alla 78° Mostra del Cinema di Venezia e in sala nel 2022, ha vinto il premio speciale della giuria. Il regista calabrese Michelangelo Frammartino ha ricevuto il premio dalle mani di Bong Joon-ho e sul palco ha detto: «Grazie alla Calabria che è la regione più bella d’Italia».
Frammartino ha scelto di rimettere in scena un'impresa fondamentale per la storia della speleologia in Italia. Nel 1961, una squadra di giovanissimi speleologi lascia un nord in pieno boom economico, dove nello stesso anno fu inaugurato il più alto edificio d'Europa dell'epoca (Il Pirellone), e intraprende una campagna nel meridione rurale, spingendosi nell’entroterra calabrese del Pollino.
Tra Cerchiara e San Lorenzo Bellizzi, esplora l’abisso del Bifurto e dopo interminabili giorni di immersione ne tocca il fondo di meno 687 metri (era in quel momento la terza grotta più profonda del mondo). Mai fino ad allora la speleologia italiana si era spinta in una campagna esplorativa così a sud. Un'avventura rischiosa, ambiziosa e affascinante che passa inosservata agli abitanti del piccolo paese vicino, ma non ad un vecchio pastore dell'altopiano del Pollino la cui vita solitaria si intreccerà con il viaggio del gruppo.
Il buco racconta di una bellezza naturale che lascia senza parole e sfiora il mistico e lo spirituale; un'esplorazione attraverso le profondità sconosciute della vita e della natura che mette in parallelo due grandi viaggi interiori.
L’Abisso del Bifurto, detto anche "Fossa del Lupo", si trova nel comune di Cerchiara, nel Parco Nazionale del Pollino, territorio ricco di grotte di origine carsica che diede alloggio all'uomo sin dalla preistoria. È la più profonda ed impressionante voragine dell'Italia Meridionale, che scende nelle viscere del Monte Sellaro per 687 metri.
Questo profondo inghiottitoio è il più evidente esempio di "carsismo" nel Massiccio del Pollino. Occupa oggi il quarantesimo posto nella graduatoria delle grotte più profonde del mondo ed è, secondo gli speleologi, una delle cavità più difficili ed impegnative d'Italia.
Racconta il regista: «Nel gennaio 2007, il sindaco del paese calabrese dove stavo girando "Le quattro volte", mi ha portato a fare un giro del Pollino. “Devi vedere le meraviglie di queste montagne!”, ha detto. Mi ha condotto in una dolina dove si poteva vedere un magro taglio nel terreno. Ero perplesso, deluso».
«Il sindaco, invece, entusiasta e fiero, ha gettato in quel vuoto un grosso sasso. È stato inghiottito dall’oscurità. Il fondo era così profondo che non si vedeva né si sentiva nulla. Quella scomparsa, quella mancanza di risposta, mi ha dato un’emozione fortissima. Quello strano posto mi è rimasto impresso, richiamandomi a sé anni dopo, per interrogarlo e creare un progetto nel buio silenzioso dell’Abisso del Bifurto».
«Sono stati testimoni preziosi per la ricostruzione della storia due degli speleologi che facevano parte del gruppo originale, Giuseppe De Matteis e Giulio Gècchele, oggi ottantenni, che hanno sfilato sul tappeto rosso insieme al gruppo dei giovani speleologi protagonisti del film indossando le tute dell'epoca e i caschetti originali».
«Il silenzio accompagna le immagini per poco più di un'ora e mezza e "costringe" ad entrare nella sostanza, in quello che è quasi impossibile vedere. Ecco, è cinema tutto questo o è qualcosa di ancora più bello e, appunto, più profondo?».
(Fonte associazione culturale mistery Hunters e il lametino.it)