Ma chi l’ha detto che la
Calabria è solo agrumi, olio e peperoncino? In effetti, se quelle tante eccellenze che fanno della nostra terra un posto migliore le volessimo conservare come monetine in un salvadanaio, di certo non ne troveremmo uno tanto grande da contenerle. E percorrendo quella valle boscosa in cui scorre il
torrente Colognati, o sedendosi all’ombra di qualche castagno “gigante”, si potrà incappare in qualcosa di cui andare davvero ghiotti:
un miele che non è solo buono, ma “il più buono d’Europa”, almeno secondo la giuria di esperti dell’ASGA (Apicoltori Siena Grosseto Arezzo) che, per il secondo anno consecutivo, ha consegnato all’azienda rossanese “Valle del Colagnati” il Premio Internazionale dei mieli “Roberto Franci” per il miele di castagno. Con
Carmine Beraldi, proprietario dell’azienda, “
L’Eco dello Jonio” ha voluto scambiare quattro chiacchiere perché, e lo diciamo da sempre, le cose belle della Calabria sono il nostro pane quotidiano. «L’apicoltura è una passione che ho ereditato da mio padre – ci spiega Beraldi – che ne produceva in piccole quantità, per il consumo familiare, insomma. La decisione definitiva di allevare le api, però, è nata quando un amico mi ha regalato un’arnia. È stata soprattutto la curiosità che mi suscitava il singolare comportamento delle api domestiche a spingermi a praticare questa attività». Un prodotto così dovrebbero conoscerlo in tanti, magari tutti. Ci vorrebbe, insomma, un po’ di sana pubblicità. «La produzione purtroppo – prosegue Beraldi – anche a causa del maltempo, non è talmente ampia da rendere necessaria un’attività di promozione. Non c’è, in fin dei conti, l’esigenza di pubblicizzare il mio miele su larga scala anche perché correrei il rischio di non produrre abbastanza prodotto da poter soddisfare l’offerta». D’altro canto sul capo degli apicoltori, fra parassiti e cambiamenti climatici, pende la scure di una gravissima crisi che ha fatto precipitare i livelli di produzione. «Anche se qui, nella nostra isola felice, ancora non se ne risente, effettivamente è stata diffusa un’allerta veterinaria in tutta la regione, soprattutto a causa di un insetto originario dell’Asia colpevole di distruggere gli alveari e che ha già provocato grossissimi danni nella zona del reggino. Chiaramente, anche se non sono coinvolto direttamente, anche io devo usare cautela: ho il divieto assoluto, per esempio, di spostare le arnie. Purtroppo da parte delle istituzioni non c’è alcun interesse per l’apicoltura e per questo non mi sono neanche mai spinto a chiedere incentivi e sostegni. Basti pensare al fatto che, per un minimo di supporto nell’attività, mi sono dovuto iscrivere ad una cooperativa fuori regione, mentre da parte dell’Asp non sono riuscito ad ottenere neppure semplici informazioni sulle precauzioni da prendere per salvaguardare gli alveari. Qui insomma – conclude Beraldi - nessuno sa nulla». Un’altra sana “eccellenza”, alla quale abbiamo voluto dare spazio. Perchè offre lustro al nostro territorio ed – è proprio il caso di dirlo – senza chieder nulla in cambio.
m. f.