Il Riso di Sibari guarda alla Cina: la Sibaritide è pronta per mettere a terra il suo potenziale di distretto Agroalimentare del Meridione
A Trebisacce nasce un tavolo tra l’azienda Magisa e la città cinese di Jurong. Dopo i giapponesi, anche la Cina scopre la Sibaritide. Ma per diventare un hub del Mediterraneo serve ora la volontà unitaria del territorio
TREBISACCE – Non solo gli ortaggi di qualità in Giappone, nella Sibaritide si fa sempre più fitto il rapporto con l'oriente. L’azienda Magisa, produttrice del celebre riso di Sibari, ha incontrato una delegazione del Comune cinese di Jurong, dando vita a un tavolo istituzionale permanente per lo sviluppo di sinergie commerciali, culturali e turistiche tra Calabria e Cina.
Un’intesa che arriva dopo la prima missione cinese di giugno e che suggella un’idea semplice e dirompente: la Sibaritide può diventare una piattaforma di dialogo economico tra l’Oriente e il Mediterraneo.
All’iniziativa hanno preso parte anche il vicesindaco di Cassano all’Ionio Giuseppe La Regina e i consiglieri Domenico Pisciotti e Stefano Pesce, a conferma di una rinnovata volontà di coesione istituzionale tra i comuni della Calabria del Nord-Est.
È la stessa visione che, nelle scorse settimane, ha visto i sindaci di Trebisacce, Cassano e Castrovillari riunirsi attorno a un obiettivo condiviso: costruire insieme il futuro infrastrutturale del territorio, con una strategia comune che leghi porto, ferrovia, aeroporto e viabilità in un unico disegno di sviluppo.
Ed è in questo contesto che anche il riso di Sibari diventa un simbolo della grandi potenzialità ancora non sfruttate di questo territorio: non solo eccellenza agricola, ma messaggio di identità, competitività e visione internazionale.
Insieme alla Cina, dicevamo, c’è anche il Giappone, che nella Piana di Sibari ha già insediato un’azienda per la trasformazione e l’esportazione di ortaggi verso il mercato nipponico. Segnali concreti che raccontano una verità ormai evidente: la Sibaritide è appetibile, è pronta, è un territorio che produce valore.
Ma attenzione: non basta esserlo, bisogna volerlo diventare davvero. Perché mentre il Megalotto 3 della SS106 sta per completare l’istmo infrastrutturale del Mezzogiorno, unendo la A2 del Mediterraneo con la A14 adriatica, tutto il resto – la piattaforma logistica, la piastra del freddo, il nodo ferroviario e persino l’aeroporto merci – non nascerà da solo. Servirà una volontà ferrea del territorio, la capacità politica di fare massa critica, di parlare con una sola voce.
Oggi più che mai, la Sibaritide-Pollino ha in mano una partita decisiva: quella di trasformare la sua produttività agricola in potenza economica reale, collegando la filiera agroalimentare alla logistica, alla trasformazione e all’export. Lo dimostrano i numeri: oltre 500 mila tonnellate di derrate agricole l’anno e più di 600 milioni di euro di valore di export (fonte ISTAT–COEWEB 2023).
Numeri che da soli basterebbero a giustificare la nascita di un distretto agroalimentare del Sud, con Sibari come cuore operativo, porto di Corigliano come finestra sul mare e una rete intermodale capace di attrarre anche Basilicata, Puglia e Campania.
Serve solo un passo: crederci insieme. Perché la geografia lo ha già deciso: il baricentro del Mezzogiorno è qui. Ora tocca alla politica e all’imprenditoria scrivere il resto della storia.