Dopo il no all'industria, per il porto di Co-Ro si torna a parlare di crociere. Argomento effimero senza confronto e progettualità
Da quindici anni si parla di banchina crocieristica, ma nulla si muove. Dopo lo stop all’industria metalmeccanica, sul futuro turistico della grande darsena jonica domina solo un assordante vuoto politico e programmatico. Chi parla con gli armatori?

CORIGLIANO-ROSSANO - Il città, da tempo, i grandi temi sono diventati uno spot mordi e fuggi. Se ne parla tanto per dovere di cronaca, si fa del lamento l'arma predominante (e unica) per coprire omissioni e bugie e, alla fine, si resta fermi immobili allo stesso punto di partenza. Di recente la vicenda del porto di Corigliano-Rossano - un vulcano che ribolle sotto una coltre di cenere - è ritornata timidamente alla ribalta. Anche se, a queste latitudini, ormai, i grandi temi vengono ripescati all'abbisogna del buon tempo. Questa volta, dopo il mancato sviluppo dell'industria a bordo banchina, è ritornato il "tormentone" della banchina crocieristica. Sarà stata l'estate, sarà stato il risentimento di una stagione turistica da dimenticare o la paura di rimanere con un grande cerino in mano, sta di fatto che - anche se timidamente - su alcuni fronti si è ritornati a parlare delle grandi ciurme turistiche delle navi bianche, come nuova frontiera del sogno di rivalsa per la grande darsena della Sibaritide!
Peccato (o per fortuna) che di alcuni argomenti non basta solo parlarne per farli vivere o ri-vivere. Serve sempre un fattore di fondo: la programmazione. Di crociere a Corigliano (oggi Corigliano-Rossano) se ne parla da 2006, quando per la prima volta una grande nave dell'armatore Costa approdò proprio sulla nostra costa. E pensare che fu la prima nave da crociera ad approdare in Calabria! Poi, come conasuetudine sibarita, il tempo è passato e l'ennesima grande conquista è diventata condanna.
Le crociere nel porto di Corigliano andavano bene. Tant'è che nel 2011 quando il porto di Corigliano-Rossano, il più grande della Calabria ionica, si affacciava alla prospettiva delle crociere, venne proposto addirittura un progetto per una banchina dedicata. Un progetto allora stimato in poco più di 12 milioni di euro che prometteva di trasformare la darsena est in una porta di ingresso per migliaia di turisti. Un sogno che, però, non si è mai concretizzato: i fondi non sono stati trovati, il cantiere non è mai partito, e di quel disegno oggi restano solo faldoni impolverati.
Nel frattempo, mentre nella Calabria del nord-est si faceva fronte all'attesa, lo scenario crocieristico nazionale e soprattutto quello della dorsale jonico-adriatico, cambiava radicalmente. Venezia ha chiuso ai grandi scafi, dando la possibilità a Ravenna e Trieste di diventare nuovi hub; Taranto è esplosa come destinazione crocieristica con decine di toccate all’anno, Catania e Brindisi stanno risalendo la china.
E noi? Siamo finiti fuori dai radar. Non solo abbiamo perso gli attracchi che avevamo (ad appannaggio di Crotone che li ha quintuplicati) ma, nonostante numeri e caratteristiche che potrebbero consentire l’attracco di navi medio-grandi (fondali a 12 metri, piazzali immensi, posizione strategica tra Sicilia e Grecia, un territorio attorno che parla la lingua della Magna Grecia e della natura incontaminata), ci siamo incagliati su un progetto, quello della banchina crocieristica, che non solo non verrà mai realizzato ma di cui - in realtà - il porto coriglianorossanese non ha affatto bisogno.
Dopo oltre un decennio, la politica locale non sembra aver fatto un solo passo avanti per riprendere in mano quella visione. Anzi, sulla grande darsena jonica è piombato, come sempre, un silenzio assordante. Solo fino a ieri, la stessa area era al centro di una bagarre infinita: la proposta di Baker Hughes di insediare un polo metalmeccanico a bordo banchina aveva acceso conflitti, ricorsi, carte bollate arrivate persino al vaglio della Presidenza della Repubblica. Un’industria che non è stata voluta, respinta anche con durezza. Bene, ma oggi? Sul turismo, che è l’altra grande possibilità di futuro, si sta muovendo qualcosa?
È qui che il silenzio diventa inquietante. Che cosa sta facendo l’Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano per aprire un tavolo con gli armatori, per contrattare la destinazione “Sibaritide” nelle agende delle grandi compagnie? Si è chiesto, dopo la rinuncia a BH, di inserire il porto nei cataloghi MSC, Costa, Azamara o Explora, come hanno fatto con successo Taranto e Brindisi? O si pensa che i crocieristi possano arrivare da soli, senza relazioni, senza accordi, senza la fatica diplomatica e commerciale che questi mercati richiedono?
Le crociere sono un’industria feroce, che ragiona in anni, itinerari e contratti. Chi vuole giocare deve sedersi al tavolo, proporre pacchetti di escursioni, garantire logistica, presentare un brand credibile. Oggi, invece, Corigliano-Rossano - almeno per quanto ne sappiamo - non siede a nessun tavolo. Non c’è un progetto aggiornato, non c’è un’azione diplomatica, non c’è un confronto reale con le compagnie.
L’impressione, amara, è che dopo aver detto no all’industria metalmeccanica, la città stia dicendo no anche al turismo, semplicemente non facendoci nulla. E così il porto resta lì, grande e vuoto, un colosso che potrebbe essere la porta d’ingresso della Magna Grecia ma che continua a restare ancorato a un destino sospeso. La domanda è semplice e non ammette rinvii: Corigliano-Rossano vuole davvero un futuro crocieristico o si accontenta del silenzio? E con questa domanda, c'è anche una provocazione: se davvero il destino è questo, non sarebbe opportuno mitigare l'impatto ambientale e urbanistico del porto, ridimensionandone la struttura e rendendolo attivo solo per la pesca così da restituire alla natura migliaia di metri cubi d'aria oggi occupati dal cemento?