Corigliano-Rossano, la movida emigra: folla e divertimento si spostano verso Sibari e Mirto
Prezzi insostenibili, servizi carenti, zero visione: mentre la città si rianima lentamente dopo un’estate di paure, le località vicine si prendono la scena. E la fuga, ormai, sembra inarrestabile

CORIGLIANO-ROSSANO – Si riaffaccia timidamente la movida sul lungomare “rovente” di Sant’Angelo, tra i pochi locali ancora affollati da chi, ostinatamente, ci crede. Ma il colpo d’occhio è impietoso: la folla non c’è più. Quella vera. Quella rumorosa, libera, incontenibile. Quella dei ragazzi, delle famiglie, delle compagnie che – fino a qualche estate fa – accendevano la notte fino all’alba con Eugenio Aiello che sfornava pizze fino alle 7 di mattina. Ora, invece, è un lento ma inesorabile svuotamento quello che si sta consumando sotto gli occhi di tutti. E non da ora ma da oltre un decennio.
Sì, mentre il borgo marinaro di Schiavonea continua a vivere di luce propria, il resto del litorale, quello rossanese, – grazie anche alla pronta e ferma risposta della Procura di Castrovillari e delle Forze dell’Ordine – sta provando a rialzarsi dopo un giugno e un luglio segnati da un’escalation di violenze e sparatorie che avevano fatto calare il buio ancor prima del tramonto. Lo raccontavamo appena ieri, in un’analisi che ha fatto molto discutere: “Divertirsi in sicurezza: cambia il volto della movida a Corigliano-Rossano”. Ma la domanda vera ora è: la movida è davvero tornata? O semplicemente… se n’è andata altrove?
Un esodo silenzioso, ma continuo
Perché se è vero che la violenza aveva temporaneamente paralizzato la voglia di uscire, è altrettanto vero – anzi, è evidente che il “piombo” ha solo accelerato un processo di fuga cominciato anni prima e che oggi sembra inarrestabile e irreversibile. Lentamente, silenziosamente, ma con sempre maggiore convinzione. Corigliano-Rossano, nonostante le sue enormi potenzialità, continua drammaticamente a fare i conti con problemi strutturali cronici, mai davvero affrontati, mai pienamente risolti.
E oggi a pagarne il prezzo è proprio la movida. O meglio: quella parte di città che dovrebbe viverla, alimentarla, coccolarla. Giovani e famiglie si stanno spostando. Letteralmente. Ogni sera. Ogni weekend. Verso luoghi che fino a qualche anno fa venivano considerati periferici, marginali. E che oggi, invece, sembrano avere trovato la “formula magic”a dell’attrattività: servizi funzionali, prezzi ragionevoli, progettualità.
Sant’Angelo, un dormitorio estivo?
In quello che da sempre è il luogo dell’estate sul fronte orientale del Cino – parliamo di Sant’Angelo – il paradosso è lampante: una delle aree con il maggior afflusso turistico, non ha un piano commerciale. Non ha servizi pubblici. Non ha hotel. Non ha spazi pubblici. Non ha nemmeno un supermercato. Eppure, è lì che si dovrebbe concentrare la vitalità estiva.
Le “residenze commerciali” per colmare un vuoto di programmazione
Negli ultimi mesi si è assistito al surreale fenomeno delle cosiddette “residenze commerciali”: villette private trasformate – spesso per necessità più che per scelta – in ristoranti, pizzerie, bar. Soluzioni creative, certo. Ma anche segno di un fallimento urbanistico clamoroso. Una zona costruita quasi esclusivamente per “abitare” e non per “vivere”. E infatti oggi si fatica persino a vendere quelle stesse villette, ormai inutili persino come investimento.
Intanto, i prezzi – ovunque, nei locali rimasti – continuano ad aumentare vertiginosamente e di conseguenza. Disconnessi dalla qualità dell’offerta. Frutto di una dinamica di monopolio involontario che impone tariffe da metropoli turistica in un contesto in cui nemmeno il trasporto pubblico notturno esiste. Figurarsi un ATM, un bagno pubblico, una pensilina coperta o una colonnina per ricaricare l’auto elettrica.
Intanto, la concorrenza accelera
Mentre Corigliano-Rossano si arrovella sulle sue inefficienze, altrove si corre. Eccome se si corre. A Marina di Sibari, a pochi chilometri di distanza, è in atto una vera e propria rivoluzione. Dopo l’epopea degli anni ’80 e ’90 e il successivo declino, oggi quella località – grazie a una sinergia virtuosa tra amministrazioni illuminate e imprenditori visionari – è tornata a rinascere. Riqualificazione, manutenzione, decoro. E, soprattutto, servizi funzionali. Le famiglie la scelgono. I giovani la affollano. La movida lì non viene subita. Viene programmata.
E che dire di Mirto, il centro urbano di Crosia, con il suo lungomare? Qui il rilancio è stato addirittura travolgente. In dodici anni gli esercizi commerciali sono decuplicati. Un boom figlio di un’amministrazione che ha osato (forse anche in modo spudorato), ha progettato, ha investito. Depuratore potenziato. Piano Mare attuato. Lotti abbandonati trasformati in poli turistici. Un entusiasmo contagioso che ha portato alla nascita di un’offerta commerciale competitiva, accessibile e – soprattutto – autosufficiente. Non è un caso che sempre più residenti di Rossano scelgano Centofontane per le loro serate estive.
Corigliano-Rossano, svegliati!
Dunque, la grande città del territorio – Corigliano-Rossano – è ancora il riferimento naturale per l’estate ionica? Forse sì, sulla carta e sicuramente per i grandi eventi che continuano a mietere successo. Ma solo in quelle circostanze. Poi il resto delle giornate è altro. È una città che commercialmente ha perso terreno.
Quello che serve, urgentemente, è un cambio di passo radicale. Serve una nuova visione urbanistica. Serve un piano commerciale degno di questo nome. Serve calmierare i prezzi, rivedere le concessioni, inserire i servizi essenziali. Serve – soprattutto – decidere cosa vogliamo essere nei prossimi dieci anni.
Perché se oggi non c’è nemmeno un’edicola, un tabacchi, un minimarket, è legittimo chiedersi: chi vorrà davvero investire qui? Chi comprerà quelle villette a perdita d’occhio? Forse i locali. E cosa abbiamo risolto?
La movida, intanto, ha già risposto. Se n’è andata. In silenzio. Ma con convinzione.