Cozzo del Pesco, monumento all'abbandono che "terrorizza" i bambini: «È un disastro, nessuno interviene»
L’oasi dei castagni millenari relegata nel degrado totale. La denuncia della pedagogista Teresa Pia Renzo: «Abbiamo trovato un bosco morente e turisti terrorizzati. È una vergogna per tutta la Calabria»
CORIGLIANO-ROSSANO – È la fotografia di una vergogna che si ripete, anno dopo anno, senza che nessuno muova un dito. L’Oasi dei Giganti di Cozzo del Pesco, emblema della Sila Greca, è oggi una ferita aperta nel patrimonio ambientale del nord-est della Calabria. Non più simbolo di biodiversità e meraviglia naturale, ma icona dell’abbandono e dell’inettitudine istituzionale.
Lo hanno scoperto sulla propria pelle – e con i propri occhi – i bambini della scuola dell’infanzia Magnolia di Corigliano-Rossano, protagonisti di una gita scolastica che avrebbe dovuto insegnare loro ad amare la natura e invece si è trasformata in una lezione di indignazione civile.
Strade sbarrate dai tronchi caduti, rami marci, fango, una via di accesso distrutta e mai più ripulita dalle slavine dell’inverno scorso. E poi un silenzio assordante, quello delle istituzioni che, nonostante esposti, denunce e esposti, continuano a voltarsi dall’altra parte.
«Siamo saliti con i bambini per vivere un’esperienza educativa, come facciamo ogni anno – racconta Teresa Pia Renzo, pedagogista e direttrice del Polo Magnolia – ma ci siamo trovati davanti un disastro. Strade impraticabili, un bosco ferito e dimenticato. Abbiamo garantito la sicurezza dei piccoli, ma era uno spettacolo che nessun bambino avrebbe dovuto vedere»
Nella lunga inchiesta dedicata alla polveriera della Sila Greca (ne abbiamo parlato qui) l’Eco dello Jonio nei mesi scorsi aveva già documentato il crollo di uno dei castagni secolari, il degrado dell’oasi e lo scaricabarile tra enti. Ma nulla è cambiato. «È mortificante. Come cittadini e come educatori – denuncia Renzo –ci sentiamo presi in giro. Si parla di turismo sostenibile, di Calabria straordinaria, ma qui si lascia morire uno dei luoghi più belli che abbiamo. È vergognoso». Insomma un vero e proprio danno anche economico per questo territorio per il quale nessuno s'indigna. Nessuno. Almeno nelle stanze delle istituzioni (lì dove dovrebbero trovarsi soluzioni!)
Durante l’escursione, l’assurdo si è materializzato in una scena quasi grottesca: una famiglia di turisti tedeschi arrivata in montagna per visitare i “Giganti”. «Li abbiamo trovati smarriti, impauriti – racconta ancora la direttrice –. Continuavano a ripetere: ‘It is crazy, it is crazy!’. Non riuscivano a credere che un sito naturalistico indicato dalle guide turistiche fosse ridotto così. È stato imbarazzante».
L’Oasi dei Giganti è oggi un monumento all’abbandono, un luogo che racconta più di mille parole la distanza tra la retorica della valorizzazione e la realtà di un territorio lasciato marcire. «Abbiamo trasformato quella gita in un momento di riflessione – conclude Renzo – ma non può essere sempre compito della scuola supplire alle omissioni degli adulti e delle istituzioni».
Infondo, però, Cozzo del Pesco non è altro che il simbolo di una Calabria che - al netto delle cartoline paradisiache e delle buone intenzioni - viene lasciata morire su se stessa. E a ricordarcelo, paradossalmente, questa volta, sono stati i suoi figli più piccoli.