Culle sempre più vuote, la Sibaritide-Pollino conferma il triste trend regionale
Il calo delle nascite si ricollega direttamente all'esodo dei giovani dalla nostra Regione. Ma questo è solo uno dei tanti fattori che concorrono a questo fenomeno. Qui i dati del tasso di natalità riportati da Openpolis
CORIGLIANO-ROSSANO - Solo qualche giorno fa abbiamo riportato la notizia del record di "cicogne" ad Amendolara, Comune nel quale sono stati registrati quattro nuovi nati in soli venti giorni. Questa notizia ha scatenato una ventata di ottimismo, commenti di giubilo e congratulazioni; perché siamo tutti consapevoli che nuove nascite significa speranza per il futuro. Sempre nel Comune jonico, secondo i dati di Openpolis, il tasso di natalità è passato dal 6,4 ogni 1000 abitanti del 2014 all'8 nel 2021.
Purtroppo, però, la realtà è ben lontana da essere così rosea come nel "paese delle mandorle e della Secca", e il calo di nascite, che affligge tutt'Italia, non risparmia neppure la nostra Regione, che conferma il trend nazionale.
In Calabria, nel 2024 sono stati registrati 13.282 nuovi nati. L'Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre Cgia ha ripescato i numeri del 1943 mettendoli a confronto con quelli del 2024. Dal confronto è emerso che, 81 anni fa, le culle in Calabria erano più del triplo (praticamente il 73% in più). In quell'anno, infatti, furono registrati 48.950 nati vivi.
Ma il 2024 non regge il confronto neppure con il 2022, anno in cui in Calabria si era registrata una lieve ripresa della natalità. I nati in quell'anno sono stati 13.451 (+232 rispetto al 2021).
C'è di più, secondo i dati riportati su Openpolis nella provincia di Cosenza dal 2013 al 2017 si è registrato un calo di nascite pari a -6,65. Se nel 2013 si sono avuti 5818 nascite, nel 2017 solo 5431. Abbiamo, inoltre analizzato i dati riguardanti alcune città della Sibaritide-Pollino. Per quanto riguarda la Città di Corigliano-Rossano il tasso di natalità del 2021 era pari all'8,4 per ogni 1000 abitanti; in calo rispetto al 2014 quando era pari a 9,5. A Castrovillari si passa dal 7,7 del 2014 al 6,4 del 2021. Invariato a Trebisacce, dove il tasso di natalità resta al 6,8. A Cassano Jonio si passa dall'8 del 2014 al 6,4 del 2021. Drastico calo a Rocca Imperiale, dove si passa dal 9,6 del 2014 al 5,6 del 2021. A Oriolo si passa dal 6,1 del 2014 al 3,2 del 2021. Cariati passa dal 10,2 del 2014 al 6,4 del 2021.
Culle sempre più vuote, in paesi sempre più vuoti. Il calo delle nascite, infatti, si ricollega direttamente all'esodo dei giovani dalla nostra Regione. Stiamo vivendo l'inverno demografico proprio perché i nostri giovani scelgono di andare altrove e far crescere altrove la loro famiglia.
Negli ultimi cinque anni, secondo quanto afferma l’economista del Desf dell’Unical, Francesco Aiello, la popolazione calabrese si è ridotta di 73.453 abitanti (il 3,84% in meno). «È come se fossero spariti 5 comuni con una popolazione di 15mila abitanti». Lo studioso Aiello individua la falla nella categoria degli under 56. Questo porta ad un'amara considerazione da parte dell'economista: «Ciò significa che la Calabria, in assenza di importanti cambiamenti strutturali, è destinata a diventare sempre più povera, più piccola e più assistita».
In Calabria negli ultimi 10 anni, dal 2014 al 2024, mancano all’appello 90.806 giovani che corrispondono a una variazione del -18,9%. Vedendo questi dati, non sorprende che ci siano meno nascite. Ma è possibile uscir fuori da questo inverno e sperare in una primavera demografica?
Non serve solo il "bonus bebè" o "bonus nuove nascite" che dir si voglia… serve ben altro. Sicuramente sono necessarie misure in grado di dare un supporto economico continuativo alle famiglie, ma questo non è semplice da realizzare.
Bisogna intervenire alla base: se entrambi i componenti di una coppia hanno un lavoro stabile, potrebbero essere più propensi ad ampliare la famiglia. Se il lavoro è precario e mal retribuito, scegliere di avere dei figli può sembrare addirittura un'azione irresponsabile. Sono molteplici i fattori che concorrono al calo delle nascite. Una di queste, ad esempio, è anche la difficoltà delle donne nel gestire il pesante binomio casa/carriera, dovuto non solo all’assenza di un congedo di paternità equiparabile a quello di maternità, ma anche alla mancanza di asili nido pubblici.
Invertire la tendenza è sicuramente complicato, ma non impossibile.
(fonte dati Openpolis e dichiarazioni Gazzetta del Sud)