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Aree degradate: Rossano come il Quarticciolo e Scampia. Ci mancava solo questo

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CORIGLIANO-ROSSANO - «Nei suoi appuntamenti della giornata c’è stato un approfondimento sul piano carceri, una riunione sul progetto pilota per riqualificare almeno 7 periferie più degradate delle città italiane, da Rossano al Quarticciolo, sino a Scampia, e c’è anche una rivendicata distanza da un dibattito che per quanto riguarda, così dicono nel suo staff, la colpisce, ma sino a un certo punto…». È lo stralcio testuale di un taglio medio apparso stamani a pagina 3 del Corriere della Sera, a firma del giornalista Marco Galluzzo, che racconta tutti i retroscena della concitata giornata che ieri ha trascorso la Premier Giorgia Meloni.

Tra le righe in cui si parla della Corte dell’Aia e del caso Almasri, delle opposizioni e dei Ministri Nordio e Piantedosi, appare “come un fungo” anche il nome di una parte della città di Corigliano-Rossano (non pensiamo si trattasse di Rossano Veneto perché solitamente il nome dell’omonima cittadina vicentina è sempre riportato per esteso) associata, non di certo in virtù, a due zone che per antonomasia simboleggiano difficoltà sociali e degrado: Scampia a Napoli e il Quarticciolo a Roma.

Certo, dopo la boutade della “Città più brutta d’Italia”, titolo affibbiato a Corigliano-Rossano senza uno straccio (che sia uno) di dato scientifico o statistico che ne suffragasse la motivazione, trovare stamani sulla “prima pagina” del più importante quotidiano italiano la citazione di città con una periferia tra le più degradate d’Italia, è sicuramente un duro colpo. Una polpetta avvelenatissima.

Ci siamo chiesti, allora, quale fosse, nel particolare, la periferia della terza città della Calabria, necessitante di un intervento riabilitativo così importante. Non siamo stati capaci di darci una risposta. E questo non perché questa grande realtà urbana non abbia periferie degradate, anzi. Ma il fatto di inserirla insieme, di fianco, allo stereotipo di degrado assoluto preoccupa e sicuramente fa male ai cittadini di questo territorio.

Poi ci siamo chiesti anche – e soprattutto – quale fosse questo progetto rilevante per riqualificare le periferie più degradate di cui sarebbe “beneficiario” specificatamente Rossano. Anche in questo caso, però, interpellati i piani alti di Palazzo Bianchi nessuno ha saputo darci (e darsi) una spiegazione plausibile. Insomma, di questo progetto pare nessuno ne sappia nulla.

A meno che, ipotesi molto realistica, non si tratti del progetto sicurezza per l’istituzione di un centro di accoglienza per migranti che si dovrebbe realizzare in località Chiubbica, nei locali dell’ex mattatoio, ma nel territorio di Corigliano. Una chiave di lettura non peregrina dal momento che a novembre scorso proprio in città si era tenuto un importante vertice, tra un commissario del Ministero degli Interni e l’Amministrazione comunale, per discutere l’uso e la gestione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in relazione alle problematiche di sicurezza e all’accoglienza degli stranieri da insediare proprio in quello stabile situato nella periferia dell’area urbana coriglianese. I fondi - è stato specificato dal sindaco all'epoca dall'incontro - sono per i migranti regolari, per dargli il ricovero di pochi giorni, limitati a quelli della raccolta. Insomma, una soluzione per togliere dal degrado gli stranieri della baraccopoli di Boscarello.

Probabile che si tratti di questo? Non lo sappiamo e, ovviamente, si attendono risposte ufficiali proprio dal Palazzo di Città. Non meraviglierebbe, però, che, nella sintesi estrema della parola degrado, il Governo abbia voluto inserire il progetto del centro di accoglienza di Chiubbica sullo stesso rigo del vocabolario di altre riqualificazioni sociali che interesseranno altre città italiane. Sono cose diverse, ovviamente, ma ora è concreto il timore che la “profezia” di Romano Prodi («i migranti invece che in Albania si potevano mandare in Calabria») possa davvero materializzarsi… a Rossano, anzi no a Corigliano; nemmeno: a Corigliano-Rossano.

C'è, infine, un'altra versione, che crediamo sia quella più accreditata e reale, plausibile: un refuso di stampa. Infatti, andando a spulciare i progetti del Governo per le periferie degradate, ne viene fuori uno su tutti: il grande progetto per le periferie a rischio, il cosiddetto Progetto Caivano. E in questo progetto di riqualificazione che punta a contrastare criminalitàdisagio sociale e dispersione scolastica in contesti considerati “difficili". E in questo piano di azione del Governo Meloni, oltre, al comune a nord di Napoli ci sono anche i quartieri Alessandrino-Quarticciolo di Roma, il quartiere Scampia-Secondigliano di Napoli, Orta Nova (Foggia), Rosarno-San Ferdinando (Reggio Calabria), il quartiere San Cristoforo di Catania, il quartiere palermitano di Borgo Nuovo e infine c'è Rozzano, il comune alla periferia di Milano. Abbiamo trovato solo questo. Tutta colpa di un refuso che, però... alimenta pregiudizio.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.