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Turismo di prossimità, dallo Jonio al Tirreno: sveglia alle 4 di mattina spostandosi con 4 pullman e una navetta

6 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Rossano. Alba del 5 agosto, piazzale dei pullman. Nell’aria si sente già caldo, sebbene il sole debba ancora spuntare. Alla sosta, in attesa, qualche signore qua e là, con un’aria già stanca; una suora in abito bianco poco più dietro; ovviamente poca gente a quest’ora. Movimenti asettici. Gli sfortunati presenti all’appello si muovono, senza entusiasmo, per lavoro o necessità. Lo si vede dai loro volti.  Atmosfera ordinaria. Fino a che la mia attenzione non viene catturata da un gruppo sorridente e frizzante di giovani studentesse. Hanno lo zaino in spalle. Non è certo pieno di libri. Sorridono, si intuisce tanta complicità tra loro. Qualcuna è più grande, verso i 20 anni. Altre si direbbero più piccole, 16 o 17. Ma tutte si muovono con disinvoltura e verso una meta precisa.

Il pullman tarda. La curiosità ha la meglio. Qualche parola mi arriva col vento, ma mi divertirebbe saperne di più. Non sono turiste, sono di Rossano. O meglio, mi correggo: sono delle giovani co-rossanesi e sono turiste… turiste di prossimità!

Destinazione Tirreno, San Nicola Arcella. Percorso studiato nei minimi particolari: passeggiata a piedi lungo l’avventuroso e impervio sentiero che porta all’Arco Magno; bagno sulle affascinanti spiagge sabbiose; visita alla Torre Crawford e sosta nell’incantevole belvedere che da lì si gode; pranzo e gelato tra le piazzette e i vicoli del centro storico e poi ritorno. 

Wow! Sono conquistata dal loro entusiasmo. Felice di constatare che, come tanti altri ragazzi d’Europa, anche qualcuno dei nostri, invece di alzarsi a mezzogiorno, buttarsi sotto un ombrellone e magari lamentarsi che ogni estate sempre le solite cose, all’alba sia qui pronto ad andare alla scoperta delle nostre bellezze. 

Ma mi colpisce forse ancora di più sentire come hanno pianificato tutte le tappe logistiche della loro gita fuori porta. Dopo una sveglia poco dopo le 4, primo pullman alle 5.40 da Rossano verso Cosenza; il mezzo continuerebbe per Catanzaro Lido, ma loro scendono nella città bruzia.  Autostazione cosentina intorno alle 7.30.  Dopo mezzora circa secondo pullman in direzione Paola e poi San Nicola. Qui hanno noleggiato un pulmino con conducente per loro dieci che le porterà nei pressi del sentiero dell’Arco Magno; con lo stesso si sono messe d’accordo per riprenderle al ritorno dal centro storico per portarle al punto di partenza per il rientro. Poi di nuovo terzo pullman Tirreno Cosenza. Qui coincidenza rischiosissima, dopo appena dieci minuti, per il quarto pullman Cosenza-Rossano, che speriamo non perdano, tra gli ordinari imprevisti di traffico delle strade d’estate. Altrimenti dovranno avventurarsi sulla linea ferrata, tutt’altro che agile, veloce e diretta. Rientro a Rossano, se tutto va bene, poco prima delle 21. 

Complimenti all’intraprendenza! Dopo giorni di ricerca, navigazione su internet, telefonate e interpretazioni varie, sono riuscite da sole a costruirsi il loro percorso, anche spendendo cifre modiche, per vivere la loro giornata in stile europeo e reclamare (implicitamente e comunque col sorriso) il loro diritto di vivere da turiste questa nostra terra che conosciamo tutti così poco, delle cui bellezze ci riempiamo la bocca, ma per la quale facciamo ancora troppo poco (se non nulla) per costruire il turismo di prossimità.

Capiamoci infatti: non esiste il turismo. Non esiste il turista. Ma esistono innumerevoli tipologie di turismo e di turisti. E ognuno di questi ha delle sue regole interne, delle esigenze, delle dinamiche, dei tempi, delle stagioni, delle tipologie di luoghi e di visite, delle aspettative, che andrebbero studiate, monitorate, costruite, rese fruibili, condivise e poi promosse con tutti gli strumenti di ieri e di oggi. 

Ammirevole, da elogiare il turista fai da te, che si tratti degli esperti tedeschi che arrivano in scarponcini e borraccia per esplorare le nostre montagne e i nostri centri storici, di cui spesso, prima di arrivare, sanno più di noi, per come si documentano e attrezzano; o che si tratti delle simpatiche e intraprendenti giovani studentesse che mi è piaciuto tantissimo stamattina vedere salire in dieci su quel pullman di linea, partite prima dell’alba verso rotte vicine a noi, ma lontanissime e difficili da raggiungere.  

Eppure, forse, una terra che vuole davvero provare a vivere di turismo, deve provare a farlo con la serietà e la professionalità (ma a volte anche il buon senso può tanto!) di chi ci prova a programmare e pianificare a breve, medio e lungo termine. Di chi sa partire dall’analisi di quello che c’è, capirne e riconoscerne il valore e la forza attrattiva, le potenzialità e le criticità, per costruire una roadmap di interventi da strutturare e, soprattutto, una rete, un sistema intersecato di continuità, collaborazione e comunicazione. 

Sono un po’ di anni che, nel mio piccolo, osservo e in parte mi muovo nel mondo del turismo da varie posizioni e spesso mi pare che qui da noi, a tutti i livelli, negli anni si sia finito spesso con l’assimilarlo, o peggio confonderlo con d altri ambiti che, pur intersecandosi col turismo, non possono certo divenirne il sostituto: grandi eventi e concertoni importati, a cui spesso mancano le condizioni per divenire trainanti e fare economia; altisonanti fiere dagli stand spesso vuoti di operatori e proposte concrete; costosissimi portali spesso progettati per fare budget e rumore, ma quasi sempre abbandonati dopo poco, non seguiti, non supportati da tutti quei servizi e quelle logiche quotidiane oggi indispensabili a dare risultati, etc… 

Si facciano pure grandi eventi, importanti fiere e mega portali; e, ovviamente, si proceda seriamente a ragionare sulle grandi infrastrutture da creare e mettere a sistema; ma bastano i primi? Possiamo aspettare le seconde? 
Direi di no. E allora proviamoci! 

Proviamo anche, e nel frattempo, a tracciare, costruire, pulire, rendere fruibili e individuabili con gli strumenti digitali due sentieri all’anno nelle nostre montagne;  rendiamo raggiungibile anche ai meno esperti qualche punto affascinante dei nostri ricchissimi torrenti, mettendoli in sicurezza; valorizziamo tutti i punti di belvedere; promuoviamo percorsi stabili e collegati nelle nostre dolci colline, unendo operatori di settori affini; rifacciamo e potenziamo la segnaletica turistico-stradale, la tabellonistica culturale fisica e online; teniamo un normale portale e delle pagine social dedicate al turismo, continuamente aggiornate, interattive, funzionali per i servizi e l’accessibilità, in cui -vi prego!!!- parlare solo di notizie belle, positive e utili al turista; teniamo stabilmente aperte tutte le nostre chiesette e i nostri beni culturali, anche minori, magari affidandoli a cooperative di giovani e creando in ognuna motivi di attrazioni specifiche; preoccupiamoci anche dei servizi di prima necessità (dai bagni ad altre forme di ristoro e confort) per visitatori giornalieri, specie se anziani; proviamoci tutti insieme e con strumenti adeguati a fare aprire quelle tristissime porte chiuse per aprire botteghe, locali e negozi almeno in dei piccoli percorsi dei centri storici; copiamo da mille altri territori numerose forme di mobilità turistiche  interne e private di varie tipologie, possibilmente anche inclusive, con conducenti formati a fare da narratori di primo livello dei vari punti attraversati; importiamo dalle migliori città forme di mobilità condivisa e sostenibile; costruiamo in modo strutturale e comunicabile percorsi di poche ore, un giorno, due giorni, tre giorni per fruire stabilmente del nostro territorio regionale senza lasciare solo all’iniziativa dei singoli o di qualche volenterosa organizzazione la costruzione di percorsi, rendendola possibile a chi è senza macchina e alle varie tasche; etc etc etc…

Mentre ci piangiamo addosso, recriminiamo su vari fronti e attendiamo (sic!) i grandi flussi, che non sappiamo se arriveranno mai in questi termini e se davvero auguraceli come turismo di massa, potremmo iniziare a realizzare a brevissimo, breve o medio termine questi e/o simili altri interventi, alcuni dei quali costerebbero molto meno del grande evento di una sera e certamente di una stagione, ma che, molto più di questi, potrebbero iniziare a cambiare il volto dei nostri territori. 

Davvero significherebbe iniziare a costruire quella “mentalità turistica” che ancora latita. 
Solo dopo potremo diventare una “realtà turistica” dal punto di vista organizzativo, logistico e digitale, puntando, innanzitutto, a diventare turisti di noi stessi, dodici mesi all’anno, felici di vivere in questa terra e capaci di poterla promuovere e raccontare, se e quando la conosceremo davvero questa multiforme e articolatissima Calabria, ancora troppo libresca, teorica e poco vissuta, o ridotta a due o tre icone che certo non possono riassumerne complessità e ricchezza.   

Buon viaggio, coraggiose e divertite pioniere del turismo di prossimità! 
Che questa vostra intraprendenza possa essere imitata e fungere da sprone verso chi può. Magari la prossima volta potrete fare una gita fuori porta senza necessariamente alzarvi alle 4 di mattina e prendere 4 pullman e una navetta privata per conoscere un pezzetto della vostra Calabria!  

Alessandra Mazzei
Autore: Alessandra Mazzei

Diploma classico, laurea in Lettere classiche a La Sapienza, Master in Pedagogia, insegue una non facile conciliazione tra bios theoretikos e practikos, dimensione riflessiva e solitaria, e progettualità concreta e socialmente condivisa. Docente di Italiano e Latino, già Assessore alla Cultura e Turismo di Rossano, impegnata in diverse associazioni socio-culturali, ma, prima e più di ogni altra cosa, mamma, felice, di Chiara Stella, Gabriele e Sara Genise. Ha grande fiducia nelle capacità dei giovani, degli studenti, di quelli che poi restano e di quelli che vanno pensando un giorno di tornare. Spera di poter contribuire, insieme a loro e ad amici ottimisti, alla valorizzazione di questa terra di cui sente da sempre la forza delle radici, accanto al bisogno di paesaggi culturali ampi e aperti. Ama la scrittura, che vive, al pari dell’insegnamento, come itinerario di ricerca e crescita personale, da coltivare in forme individuali e collettive.