Tutti lo vogliono ma nessuno lo piglia… il treno
Il Rapporto Pendolaria 2024 conferma che la Calabria è la regione che utilizza meno il treno. C’è un motivo: manca la cultura della mobilità sostenibile ma soprattutto mancano linee efficienti e i convogli (l’83,5%) sono vecchissimi
CORIGLIANO-ROSSANO – Il video dell’arrivo del nuovo InterCity ibrido nella stazione di Rossano, alla sua corsa inaugurale, ha fatto boom di visualizzazioni (leggi qui l’articolo – guarda il video). Questo, a testimonianza che attorno al “mondo treno” si muovono gli interessi di una importante fetta della popolazione della Calabria del nord-est. Eppure, nella Sibaritide, il treno non lo prende quasi nessuno. I pendolari che ogni giorno si spostano lungo le tratte altojoniche saranno nell’ordine delle migliaia. Una miseria rispetto al potenziale che il trasporto su rotaie potrebbe esprimere in termini di mobilità sostenibile.
Insomma, al calabrese piace tantissimo il treno ma, di fatto, non lo usa. Ci siamo chiesti il perché e buona parte delle risposte le abbiamo trovate nel rapporto Pendolaria 2024 di Legambiente che fa una panoramica sul servizio ferroviario italiano e nel dettaglio delle regioni, concentrando le sue attenzioni proprio sulla dorsale jonica dove la perdita di servizio è abissale rispetto alla tirrenica.
Innanzitutto - ma questa è una percezione frutto dell’esperienza empirica e dai numeri dei pendolari – in Calabria e soprattutto nella Calabria jonica, non c’è ancora una cultura della mobilità sostenibile e, ancor meno, una cultura del treno. Ad ogni modo, in senso assoluto, si preferisce lo spostamento in auto privata ai mezzi pubblici. E questo giustifica, ancora di più, anche la necessità di provvedere, il prima possibile, a fornire quest’area geografica di strade efficienti, moderne e sicure.
I numeri di Pendolaria 2024
Poi, a suffragare questo rapporto “strano”, inversamente proporzionale tra interesse e reale utilizzo, ci sono i numeri che si leggono nel Rapporto.
La Calabria in senso generale è la regione italiana che per numeri (rapporto viaggiatori/residenti) si muove meno di tutte a bordo dei treni. Se, poi, dalla statistica calabra si togliesse tutta l’utenza tirrenica, quello che resterebbe è imbarazzante. Perché l’altro versante (jonico) della regione il treno lo guarda solo passare.
E ci sono dei motivi oggettivi perché ciò avviene.
«Per i pendolari calabresi – si legge nel report di Legambiente - persistono da molti anni situazioni preoccupanti, con interi tratti ferrati privi di elettrificazione, binari unici e una vera e propria distesa di passaggi a livello non custoditi. La linea Jonica … continua a essere protagonista in negativo, nonostante il progetto di adeguamento, velocizzazione, elettrificazione e upgrading tecnologico previsto da RFI. I lavori, iniziati nel 2018, si sono improvvisamente fermati nel 2019 per poi riprendere con inevitabili ritardi, visto che si sarebbero dovuti concludere nel 2023 mentre il loro completamento non è previsto prima della fine del 2026».
Tra le opere principali, ricordiamo, si annoverano l’elettrificazione di circa 112 chilometri della tratta Sibari-Crotone, i cui lavori dovrebbero essere in procinto di partire, la costruzione di 8 sottostazioni elettriche e l’adeguamento della Galleria Cutro.
Treni vecchissimi e linea lentissima
Poi ci sono altre due questioni: la vetustà dei vettori utilizzati e la velocità della linea. Sempre Pendolaria 2024 ci fornisce un dato che è sotto gli occhi di tutti ma che materializza la condizione, ormai fuori dal tempo, dei treni.
Per quale motivo fa notizia un nuovo treno che arriva in una stazione della linea jonica? Semplicemente perché sul fronte orientale si è abituati a vedere transitare vecchie, sporche e ormai inadeguate littorine o motrici diesel che si trascinano dietro vagoni post seconda guerra mondiale. Oggi, grazie a Legambiente, abbiamo anche un numero. La flotta calabrese è composta da 97 treni che hanno un’età media di 21,4 anni (la più alta dopo Molise e Umbria) e l’83,5% di questi treni ha più di 15 anni di vita. Insomma, sui nostri binari viaggiano rottami, spesso puzzolenti e privi del minimo comfort.
Questo, insieme alla lentezza della tratta, sono il deterrente principale contro la cultura della mobilità sostenibile e moderna. In realtà, seppur vecchi, il vettore treno potrebbe essere molto conveniente per agevolare il trasporto tra i diversi territori. Oggi, ad esempio, per raggiungere in auto Catanzaro, dalla bassa Sibaritide (Corigliano-Rossano, Mirto, Calopezzati, Cariati), in auto, si impiegano mediamente un paio d’ore. Se ci fossero treni più veloci questi tempi, grazie alla capacità ferroviaria, potrebbero essere dimezzati.
L'assenza totale di visione
«Con l’attivazione dei nuovi treni Blues e con la futura e si spera prossima elettrificazione della linea bisognerebbe cercare di creare almeno due collegamenti quotidiani veloci tra la Sibaritide e Catanzaro senza molte fermate intermedie». Lo diceva non molto tempo fa, intervenendo all’Eco in Diretta (rivedi qui la puntata), il segretario generale della Cisl Calabria, Tonino Russo. Risultato? Raggiungere comodamente il capoluogo di Regione, da Sibari, in poco più di un’ora e mezza.
E stesso discorso varrebbe per il rilancio dell’aeroporto di Crotone, se solo si avesse la lungimiranza di velocizzare la linea e riaprire qualche stazione inspiegabilmente dismessa. Come quella di Isola Capo Rizzuto che dista appena 5 km dallo scalo aeroportuale del Sant’Anna (ne avevamo parlato qui).
Insomma, bene gli investimenti, ottima l’elettrificazione, bellissimi i nuovi treni ibridi, ma finché non ci sarà una rivoluzione completa, concreta e reale la linea jonica rimarrà un binario morto e completamente inutile.