5 ore fa:Campionati Europei U18 di Beach Volley: spettacolo sul lungomare di Schiavonea
6 ore fa:Cassano si costituisce parte civile nel processo sul traffico di rifiuti
3 ore fa:I Parchi Archeologici di Crotone e Sibari fanno il boom di visitatori: più di 140mila in tre mesi
5 ore fa:Allarme spopolamento in Calabria: «Abbiamo perso un’intera città»
6 ore fa:Ad Altomonte l'apertura della Campagna Elettorale di Elisabetta Santoianni
2 ore fa:L’Unical celebra sei anni di successi: innovazione, crescita e apertura al territorio
2 ore fa:Completamento Sila-Mare: cittadini chiedono la convocazione un Consiglio Comunale aperto
4 ore fa:Giuseppe Fino tra i protagonisti del prestigioso torneo "Premier Padel" di Düsseldorf
4 ore fa:Pugliese si candida al fianco di Tridico: «Un atto d'amore per la nostra terra»
7 ore fa:Una finestra sulla memoria, a San Demetrio installate insegne descrittive dei luoghi storici e culturali

Serviranno metalmeccanici e logistics worker se l'operazione Baker Hughes dovesse "andare in porto"

1 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Tecnici metalmeccanici e personale destinato alla logistica, trasporti e movimentazione inclusa, sono le figure lavorative di cui avrà maggiormente bisogno Baker Hughes qualora dovesse ottenere risposta positiva alla richiesta di concessione inoltrata all’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio.

L’azienda di tecnologia al servizio dell’energia e dell’industria leader nel mondo, dopo Vibo Valentia ha messo gli occhi qui in Calabria sul porto di Corigliano. A seguito di un’attenta e complessa analisi pare infatti che il nostro scalo abbia tutte le carte in regola per ospitare la fabbricazione, la verniciatura e l’assemblaggio dei moduli industriali che il colosso americano produce anche per la compressione del gas e il loro smistamento. Le dimensioni, la posizione strategica sul versante ionico del Mediterraneo e le peculiarità dello sbocco, fanno di Corigliano un sito ideale per le attività della multinazionale. Facilitatore della scelta anche i buoni rapporti con l’Ente Regione, che finora su Vibo Valentia ha saputo intraprendere con l’azienda una strada di sinergia e collaborazione.

Tutto insomma farebbe ben sperare, specialmente i duecento posti di lavoro destinati a crescere qualora le commesse e gli ordini dell’azienda dovessero aumentare, eventualità finora verificatasi in tutti gli altri siti di produzione. Se tutto dovesse “andare in porto”, l’impresa è intenzionata ad avviare una proficua cooperazione con le realtà della formazione nel territorio: dalle scuole superiori all’Università della Calabria, con cui verranno attuate a partire dalle prossime settimane iniziative di formazione congiunta con l’obiettivo di costruire competenze specialistiche sul territorio e poter contare su una forza lavoro altamente qualificata. Che sia la volta buona che i giovani, intenzionati a lavorare in questo settore, abbiano una possibilità in più per decidere di restare e non di partire?

E poi c’è tutto l’aspetto della logistica che non riguarda esclusivamente il trasporto di merce e prodotti da un luogo all'altro e che ha anch’esso bisogno di tante figure da impiegare nel settore. Il sito di Corigliano sarebbe un’attività complementare, dunque non un duplicato, di quanto viene fatto ad Averza vicino Massa. Quello che invece potremmo augurarci è la crescita occupazionale a cui sta assistendo la cittadina apuana. Baker Hughes ha presentato al Comune un piano di espansione delle aree produttive che dovrebbe completarsi entro la fine del 2024. Un progetto che, nei piani della multinazionale, dovrebbe portare le aree per le costruzioni dei moduli da 19 a 27, con un incremento netto di circa il 50% e con la certezza di generare ulteriori posti di lavoro sul territorio.

Valentina Beli
Autore: Valentina Beli

“Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare” diceva con ironia Luigi Barzini. E in effetti aveva ragione. Per chi fa questo mestiere il giornalismo non è un lavoro: è un’esigenza, una passione. Giornalista professionista dal 2011, ho avuto l’opportunità di scrivere per diversi quotidiani e di misurarmi con uno strumento affascinante come la radio. Ora si è presentata l’occasione di raccontare le cronache e le storie di un territorio che da qualche anno mi ha accolta facendomi sentire come a casa. Ed io sono entusiasta di poterlo fare