Sibaritide e Metapontino sono la California d'Italia... dove si sfruttano le donne
La storia di Ana, scappata dalle bombe in Ucraina e ritrovatasi a fare la schiava nei campi del meridione, ha suscitato l'indignazione della Cgil: «Le leggi ci sono. Vanno fatte rispettare»

CORIGLIANO-ROSSANO - «La storia di Ana, arrivata dall’Ucraina per ricongiungersi ai familiari scappando dalla guerra e finita a lavorare sfruttata nei campi del Meridione, riaccende i riflettori su una vera e propria piaga, di cui sono vittime lavoratrici migranti arrivate dall’est europeo, dalla Romania, dalla Bulgaria, dall’Ucraina». Lo spiega in una nota Davide Fiatti, segreteria nazionale Flai Cgil.
Si tratta di «lavoratrici spesso e volentieri sottopagate, in quella zona d’ombra che separa i contratti regolari dal lavoro nero, costrette anche a versare una gabella per gli spostamenti da casa alle aziende agricole e ritorno, perché né gli imprenditori né gli enti locali hanno messo in cantiere una logistica degna di questo nome. Vicende del genere, che si ripetono con triste regolarità, fanno capire il ruolo fondamentale delle sezioni territoriali della rete del lavoro agricolo di qualità, istituite dalla legge 199 del 2016, che possono essere il luogo dove affrontare e sciogliere il nodo dei trasporti dei lavoratori agricoli. Non è un caso che Ana dovesse versare ogni giorno parte del salario al “tassista” di turno».
L’arco ionico, ovvero le province di Taranto, Matera e Cosenza, è chiamato la California d’Italia- spiega la nota- perché clima e terra fertile favoriscono le coltivazioni di fragole, fave, pesche, albicocche, uva da tavola e agrumi, e le donne sono richieste per garantire la cura della frutta più delicata. Ma c’è un lato oscuro, quello delle condizioni di vita e di lavoro delle operaie agricole che in Puglia, Basilicata e Calabria sono migliaia e migliaia. «Le leggi ci sono, devono essere rispettate. E anche i fondi ci sono e devono essere investiti, per evitare che le condizioni di bisogno di chi fugge da guerre, carestie, violenze di ogni genere facciano diventare le lavoratrici preda di caporali senza scrupoli», conclude Fiatti.