Ridotti drasticamente i prelievi di sangue nelle comunità dell'entroterra della Sila greca. Popolazione allarmata
Continua ad arretrare il diritto alla salute nei centri della Valle del Trionto. Ridotto drasticamente il numero degli esami ematochimici settimanali passati, nella sola Longobucco, da 35 a 15 con esiti superiori ai 7 giorni. La denuncia della Cgil

LONGOBUCCO – Il diritto alla salute continua ad arretrare nelle aree dell’entroterra e particolarmente nel comprensorio della Valle del Trionto, dove – oltre alle ormai risapute defezioni che interessano i servizi di guardia medica – da qualche giorno è stato ridotto drasticamente il servizio di prelievo e analisi di laboratorio. Un altro pezzo della sanità pubblica nel poliambulatorio di Longobucco alza bandiera bianca. E lo fa in un momento storico in cui la tecnologia ha raggiunto frontiere inimmaginabili, proprio per dare maggiori e più efficienti risposte alle persone e, in questo caso, all’utenza dei territorio di periferia.
Insomma, quell’obiettivo “convergenza” tanto auspicato anche dalla Unione europea per mettere in parità e con eguali diritti i cittadini del vecchio continente sembra essere ogni giorno di più una chimera. A lanciare l’allarme, l’ennesimo nella grande questione Longobucco è la segreteria cittadina della Cgil che continua a manifestare e palesare preoccupazioni, già rappresentate al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nel corso dell’ultimo incontro che c’è stato nella sede della Cittadella, a Catanzaro, lo scorso 3 agosto e volto, principalmente, ad affrontare la vicenda mobilità e della Sila-Mare (leggi qui).
Cosa sta succedendo ai malati della Valle del Trionto nell’accesso ai controlli periodici degli esami ematochimici? Il laboratorio analisi dell'ospedale spoke “Giannettasio” di Corigliano-Rossano, centro di riferimento per tutto il territorio della bassa Sibaritide e della Sila greca, non darebbe più i risultati in tempo reale, ma gli esiti arriverebbero addirittura dopo non meno di una settimana. Non solo, sarebbero stato anche ridotto drasticamente il numero di prelievi settimanali che da 35 passa a 15 unità, facendo ripiombare il servizio a quello pre-pandemico e, quindi, oggi anche fuori dagli schemi del nuovo piano sanitario nazionale.
«Nell'era della tanto propagandata telemedicina – questa la provocazione del segretario cittadino della Cgil, Tonino Baratta - noi poveri mortali che abitiamo nell'entroterra per sapere se abbiamo il colesterolo alto dobbiamo aspettare una settimana». Non solo. In questo contesto del tutto precario continua ad essere erogato a singhiozzo anche il servizio di guardia con un medico che presidia la postazione longobucchese solo per poche ore a settimana. Ma questo, sappiamo essere un problema atavico legato perlopiù alla carenza persistente di medici.
È certo, però, che occorre una cura vera ed efficace. Ovviamente non si può pretendere che la strategia messa in campo dal nuovo management aziendale possa dare riscontri immediati sul territorio. Occorre del tempo, però è anche vero che i “casi limite”, come quelli che si continuano a registrare nell’organizzazione ospedaliera e nell’erogazione dei servizi nelle aree periferiche hanno bisogno di soluzioni d’impatto, forti, per evitare che si continui a creare quella sacca di sfiducia nella popolazione, sempre più propensa ad emigrare verso altri territori o regioni più attrezzate oppure, come nel caso di Longobucco e dei centri dell’entroterra, pronta ad una nuova diaspora che lascerebbe vuoti tanti paesi calabresi.