Reddito di Cittadinanza, nella Sibaritide-Pollino lo hanno perso circa 1.600 persone
A Corigliano-Rossano la percentuale più alta di dispersione (368 persone) a Crosia la minore (13% degli aventi diritto). Quasi la metà degli ex Rdc ha trovato una prospettiva nel Patto per il lavoro, il 53% invece è in attesa di occupazione

CATANZARO – Pubblicati i primi dati dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) sugli effetti provocati dalla nuova norma introdotta dal Governo Meloni volta a “riassorbire” il Reddito di cittadinanza e ri-commisurare la platea dei percettori. In Calabria rimangono senza Rdc quasi 12mila personale su una platea più vasta di quasi 100mila fruitori. Nelle percentuali un numero bassissimo, nelle realtà, invece, quasi un 10% che fa paura che fa piombare molte persone, soprattutto i più giovani, nella disperazione. Già, perché – al netto di quelle che possano essere le percezioni generali – trovare un lavoro in Calabria, oggi, non è affatto semplice.
Ma rimaniamo ai numeri. Ecco quanti sono i percettori reali che dallo scorso luglio sono rimasti senza il sussidio statale nella Sibaritide-Pollino. Il comune che spicca in numeri è quello di Corigliano-Rossano: su 2.350 percettori di Reddito lo hanno perso in 368 (il 15% su scala locale e il 3.2% su scala regionale). Subito a seguire c’è Castrovillari che perdendo 190 percettori è il comune con la percentuale più alta di depennati (il 21% su scala locale, l’1.6% su scala regionale) insieme a Cassano Jonio che ne perde 159, praticamente il 25% degli aventi diritto (1.4% su scala regionale).
Poi ci sono i comuni medio-piccoli. Cariati perde 62 percettori di Rdc (17% su scala locale, 0.5% su scala regionale); Spezzano Albanese ne perde 62 (18% su scala locale; 0.5% su scala regionale); Saracena 29 (28% su scala locale; 0.2% su scala regionale); San Demetrio Corone 28 (26% su scala locale; 0.2% su scala regionale); Villapiana 28 (15,7% su scala locale; 0.2% su scala regionale); Crosia 27 (13% su scala locale; 0.2% su scala regionale); Terranova da Sibari 26 (17% su scala locale; 0.2% su scala regionale); Lungro 24 (23.3% su scala locale; 0.2% su scala regionale).
È evidente come il disagio si avverta maggiormente nei piccoli centri dove è conclamata l’assenza di prospettive occupazionali e quei pochi giovani che ancora resistono a vivere in quei paesi, spesso lontani dai centri di sviluppo, presto saranno costretti ad emigrare per andare a trovare lavoro.
Intanto, però, alla luce di questi nuovi dati l’assessore regionale al Lavoro e alla formazione professionale, Giovanni Calabrese, si dice pronto a dare attuazione alla nuova misura prevista dal decreto su Formazione e lavoro (48/2023). Si tratta di una misura che si rivolge a chi ha tra i 18 e i 59 anni, considerati attivabili al lavoro e con un Isee non superiore a 6mila euro.
«Questi soggetti – fa sapere l’assessore regionale - potranno beneficiare di un sostegno al reddito pari a 350 euro mensili (per un massimo di 12 mesi non rinnovabili) a condizione che frequentino corsi di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale o altra misura di attivazione lavorativa, per la loro durata».
Per accedere a tale percorso di attivazione al lavoro gli interessati dovranno rilasciare la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, dimostrando di essersi già rivolti ad almeno tre Agenzie per il lavoro o ad altri enti autorizzati all’attività di intermediazione. «Un provvedimento – spiega Calabrese – che ci porterà ad avere un quadro più chiaro sull’individuazione dei percorsi formativi e inserimento al lavoro e già stiamo lavorando con i centri per l’impiego calabresi per superare il reddito di cittadinanza e garantire l’accesso alla nuova misura degli ex percettori».