La morte di Eugenio invoca giustizia: presidio davanti all’Asp
Con i manifestanti presente anche il padre della giovane vittima. L’allarme lanciato: «Se non si raggiungeranno nuovi accordi con il Governo, dell’ospedale della Sibaritide resterà solo lo scheletro»
COSENZA - Lo striscione posto davanti la sede dell’Asp di Cosenza recita: «Voi contate i soldi, noi i morti. Dignità e giustizia per i/le calabresi».
Parole forti e cariche di rabbia, queste che accompagnano il presidio davanti gli uffici dell’Asp di Cosenza, organizzato per «far toccare con mano il dolore dei familiari di Eugenio Bisogni Plastina». Il 29enne è deceduto nel Pronto soccorso dell’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano. La Procura di Castrovillari ha iscritto cinque medici nel registro degli indagati per consentire l’esame autoptico sul corpo del giovane.
Si tratta del dentista che lo aveva in cura, del medico di base e degli altri sanitari che avrebbero interagito con Plastina quando si è recato ai Pronto soccorso degli ospedali “Guido Compagna” prima e “Giannettasio” poi. Il ragazzo è morto per quello che si sospetta essere stato un infarto.
La prima visita al Pronto soccorso si sarebbe conclusa con la prescrizione di una bombola d’ossigeno da parte dei medici. La seconda sarebbe avvenuta perché il malessere, che andava avanti da giorni, non sarebbe scomparso. E al “Giannettasio” i medici avrebbero disposto il trasferimento all’ospedale di Cosenza. Una trasferta resa impossibile per via della mancanza – sull’ambulanza arrivata da Castrovillari – di una barella adeguata alla corporatura di Plastina. Nell’attesa che giungesse un secondo mezzo – questa la ricostruzione che l’inchiesta è chiamata a chiarire – il cuore del 29enne ha smesso di battere.
Il movimento “La Base” di Cosenza ha sollevato il caso sottolineando come «uno dei grandi nodi sia l’ospedale della Sibaritide, per il quale i cittadini e le cittadine attendono la costruzione da oltre 15 anni. Finanziato con 143 milioni nel 2007, cifra che non può ricoprire i costi attuali, se non si raggiungeranno nuovi accordi con il Governo, la struttura messa in piedi fino ad ora, per la quale vi è solo lo scheletro, rischia di rimanere un ecomostro in mezzo al nulla».
«Diamo una risposta forte e coesa, perché non c’è più tempo!», fanno sapere i manifestanti riuniti dinanzi la sede dell’Asp di Cosenza insieme al padre della giovane vittima.
(fonte Corriere della Calabria)