Il calvario dei pazienti talassemici della Sibaritide: «Costretti ad andare a Cosenza per la prescrizione dei farmaci»
Accorato appello al Governatore Occhiuto. Si apre il caso: Il centro talassemico di Co-Ro non è riconosciuto dalla burocrazia sanitaria nonostante fornisca un numero di terapie 4 volte superiore all’intera Asp

CORIGLIANO-ROSSANO – Servizi sanitaria sullo Jonio, scoppia un nuovo caso: i pazienti talassemici in cura presso il centro trasfusionale di Corigliano-Rossano saranno costretti ad andare a Cosenza per la prescrizione dei farmaci terapeutici. Questo perché a seguito della pubblicazione dei centri prescrittori autorizzati, quello del “Giannettasio” non risulta in elenco. Insomma, un grave disagio per i pazienti che ora per accedere alla cura farmacologica dovranno andare nel centro autorizzato più vicino che si trova, appunto, nel capoluogo bruzio. Da qui l’appello, rivolto al Governatore Roberto Occhiuto, al responsabile del Centro regionale del sangue, Liliana Rizzo, e al dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, Iole Fantozzi, affinché si facciano carico di questo disagio.
A scrivere è il gruppo di pazienti talassemici che afferisce all’ambulatorio del Servizio trasfusionale dell’ospedale “Giannettasio” di Corigliano-Rossano, diretto dalla dottoressa Filomena Spina, sui quali è piovuta questa doccia freddissima. «Dovremo andare a Cosenza per farci prescrivere i farmaci – dicono - quando, in realtà, potrebbero farlo il centro che ci ha in cura». Insomma, un’impostazione cervellotica – l’ennesima – del sistema sanitario calabrese che, proprio grazie alla profonda fase di riorganizzazione varata dal commissario Occhiuto, sta mettendo in luce anche quelle che sembrano delle vere e proprie contraddizioni.
«Il peso della malattia sulla quotidianità – precisano ancora i pazienti talassemici – è davvero importante. Noi effettuiamo la terapia trasfusionale in media ogni 2-3 settimane e ogni seduta in ospedale, che in genere prevede la somministrazione di 2 sacche di globuli rossi, dura fino a 5 ore. Pertanto, per le trasfusioni e gli esami di controllo, trascorriamo più di 30 giorni all’anno in ospedale. Se a questo, ora, si aggiunge anche il fatto che dovremo recarci a Cosenza per farci prescrivere i farmaci è chiaro che il nostro calvario diventa sempre più pesante. Perché è tutto tempo sottratto alla famiglia, allo studio, al lavoro e al tempo libero».
Insomma, i pazienti talassemici della Sibaritide non hanno il diritto di vivere la loro normalità. E tutto questo si consuma in una situazione che definirla paradossale è poco. Ancora una volta, infatti, i numeri parlano chiaro. Il centro trasfusionale di Corigliano-Rossano - che ha avviato questo servizio già nei primi anni 2000 grazie ad una felice intuizione dell’allora primario Pata - ad oggi ha un’utenza talassemica 4 volte superiore rispetto a quella che gravita sugli ospedali spoke dell'Asp di Cosenza (Castrovillari, un paziente e Paola-Cetraro, quattro). Non solo, se a questo si aggiunge anche il numero considerevole di pazienti jonici che già da tempo si rivolgono al Reparto di Ematologia di Cosenza per sottoporsi a terapia quando, invece, potrebbero farla vicino casa, è chiaro che al disagio di aggiunge anche la beffa.
Ecco, quindi, l’appello dei pazienti talassemici affinché si corregga un errore che ha del clamoroso, o meglio si ponga riparo e si dia giusta dignità a un servizio indispensabile che sullo Jonio si eroga da quasi un ventennio – con risultati importanti - ma che, a quanto pare, nessuno fino ad ora ha mai considerato. E questo, non solo inserendo il centro trasfusionale del “Giannettasio” tra i centri prescrittori autorizzati ma anche autorizzandolo al trattamenti innovativi che potrebbero ridurre le ore di trasfusione ed evitare che gli utenti affrontino centinaia di kilometri per accedere alle cure.