Dalla centrale di produzione di idrogeno alla metropolitana leggera: il passo è brevissimo. Ma al momento è solo un sogno
Il futuribile polo H2 che dovrebbe sorgere a Sant’Irene/Cutura, sulle ceneri dell’ex centrale Enel, potrebbe innescare una reazione a catena di sviluppo che coinvolge il mondo della mobilità, dell’automotive e nuove produzioni ecosostenibili
CORIGLIANO-ROSSANO – La ricchezza del futuro passa dall’idrogeno. Il combustibile verde è pronto a soppiantare in tutto e per tutto gli idrocarburi e di farlo più e meglio dell’energia elettrica. Certo, niente a che vedere con il petrolio. A differenza dell’oro nero, infatti, l’H2 è un bene inesauribile e le cui tecniche di produzione sono in costante evoluzione. È vero, però, che in questo momento storico in cui la produzione è alle fasi primordiali, un territorio che può godere all’interno del suo core territoriale una centrale di produzione di idrogeno ha sicuramente la possibilità di innescare una reazione a catena di sviluppo e produttività.
Su Corigliano-Rossano – ne abbiamo parlato ampiamente nelle scorse settimane (qui puoi trovare i contenuti dell’Eco dello Jonio) – c’è un progetto, proposto da Enel e che ha ottenuto il pass per un importante finanziamento regionale di 15milioni di euro, per la realizzazione di una centrale di produzione di idrogeno verde. Al netto del progetto, di quello che prevede e del suo ridottissimo (quasi nullo) impatto ambientale, un altro aspetto importante, forse il più determinante, riguarda l’utilità di questa futuribile infrastruttura inquadrata in contesto territoriale strategico, atteso da importanti investimenti: a terra la nuova mobilità stradale e ferroviaria (l’ammodernamento della statale 106 e l’elettrificazione dei binari della linea jonica) e in mare un futuristico parco eolico off-shore a 15 miglia dalla costa.
Quali potrebbero essere, allora, le ricadute economiche e produttive che innescherebbe una centrale di produzione di idrogeno verde? Essendo un combustibile, il primo interesse riguarderà lo stoccaggio e la distribuzione, che quindi potrebbe aprire una nuova fetta di mercato nel settore terziario. Non solo, avere nella Calabria del nord-est un polo di produzione di H2 significherebbe anche poter favorire a cascata lo sviluppo di nuovi sistemi di trasporto. Ad esempio quello del mercato dell’automotive a idrogeno ma soprattutto quello della mobilità. Immaginare una città come Corigliano-Rossano e più in generale un territorio come la Sibaritide che finalmente potrebbe assumere una nuova consapevolezza del trasporto pubblico locale è un sogno che va oltre ogni aspettativa. Forse un’idea (troppo) visionaria.
Però si potrebbe partire dal piccolo e, proprio attraverso l’idrogeno, concretizzare finalmente la realizzazione di un’idea perdurante nel tempo e mai realizzata: quella della metropolitana leggera. Come? Attraverso nuovi treni ad idrogeno che avrebbero un costo limitato di gestione e potrebbero, addirittura, essere gestiti in forma consorziata tra i comuni (un po’ come avviene nelle grandi città per il trasporto pubblico). E stesso discorso potrebbe valere per gli autobus di linea.
Tra l’altro, per l’acquisto di questi nuovi vettori a combustibile idrogeno ci sarebbero anche tanti soldi a valere sui fondi del Pnrr. Alla Calabria, ad esempio, sono stati assegnati 100milioni di euro da spendere per l’acquisto di nuovi treni H2. Peccato, però, che alla prima gara di fornitura di queste moderne motrici, alla quale aveva partecipato Ferrovie della Calabria, non ha risposto nessuno.
Insomma, le premesse (e pure i soldi!) per una Calabria del nord-est moderna, europea e green ci sono tutte. Ma al momento la realizzazione di questo prototipo perfetto di società moderna rimane solo un sogno.