Per produrre idrogeno serve tanta energia (pulita). Enel candida il suo progetto ma restano dubbi
Il colosso dell’energia ha aderito al bando regionale per la produzione del "combustibile del futuro" sull’area dell’ex centrale. Il programma, però, potrebbe arenarsi perché va di pari passo con un parco fotovoltaico che non convince Stasi
CORIGLIANO-ROSSANO – È da qualche decennio, ormai, che il territorio della Sibaritide pare aver legato uno strano rapporto d’odio e amore con l’idea di riconversione dell’area industriale Enel di contrada Cutura a Corigliano-Rossano. Tutti (o quasi) vorrebbero un futuro produttivo in quella zona, nessuno (o quasi), però, è disposto ad entrare nell’ottica che un qualsiasi sviluppo passa attraverso compromessi economici, ambientali, paesaggistici e via discorrendo. Il no pregiudiziale del territorio ad una centrale a carbone nel 2010 ha fatto il pari con il progetto “vuotissimo” di Futur-E otto anni più tardi. Oggi il lento processo di dismissione e smantellamento della centrale termoelettrica, realizzata negli anni ’70, che porterà a tabula rasa gli oltre 30 ettari su cui sorgeva il polo elettrico a olio pesante (da questa superficie viene esclusa quella della centrale a turbogas che continuerà a rimanere attiva), ha un’altra prospettiva: quella di puntare sull’energia pulita a terra, da un lato, e di fornire supporto a quella che potrebbe essere la nuova frontiera della produzione energetica in mare con un parco eolico offshore.
Dell’ultima avveniristica ipotesi dei “mulini a vento” nello Jonio (che non è un’ipotesi bensì un progetto che si sta sviluppando nella pancia di Governo e Regione) ne abbiamo parlato ampiamente nei giorni scorsi (puoi leggere qui), non sarebbe interessata direttamente Enel ma potrebbe coinvolgere a pieno un altro ramo della grande holding energetica che gestisce la rete degli elettrodotti. Parliamo di Terna Spa che potrebbe entrare in gioco con le sue connessioni terrestri, installare proprio in contrada Cutura, qualora l’energia prodotta dalle pale eoliche in mare, gestite da altri colossi dell’energia green, dovesse essere inserita nel circuito nazionale.
Il campo in cui Enel sarebbe pronta, invece, ad investire per fare nuovo business su una superficie di 300mila metri quadrati a ridosso del mare, che è e rimarrà sua a meno di improbabili acquirenti, è quello della produzione dell’idrogeno verde, il cosiddetto combustibile del futuro, e dell’impiantistica di riciclo per le pale eoliche dismesse (tutto sembrerebbe tornare in un’idea più ampia e complessiva di un grande hub energetico).
Per la produzione di idrogeno verde sappiamo che Enel ha aderito all’Avviso per la realizzazione di siti di produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse promosso dalla Regione Calabria e illustrato nei giorni scorsi in Comune, a Corigliano-Rossano, alla presenza del sindaco Flavio Stasi.
La produzione dell’idrogeno, però, è da sempre una materia borderline sui temi dell’inquinamento, essendo le centrali di produzione molto energivore, quindi bisognevoli di altre materie prime necessarie alla produzione dell’energia altamente inquinanti. Infatti, negli anni si è parlato di idrogeno grigio, quello più sporco “estratto” dalla combustione del carbonfossile, e di idrogeno blu, prodotto dalla scomposizione del gas metano. Entrambi inquinanti e inseriti in quel processo di decarbonizzazione a cui sta andando incontro l’Europa.
C’è, poi, una terza frontiera, quella dell’idrogeno verde che è l’unico idrogeno sostenibile al 100%. Uno degli esempi produttivi più puliti al mondo e che potrebbe essere un modello di riferimento anche per il "nostro" impianto è la centrale di Fukushima in Giappone. Capire il suo funzionamento di produzione è necessario non solo a intuire quello che Enel avrebbe intenzione di fare a Corigliano-Rossano ma anche a comprendere le tante contraddizioni che già stanno emergendo sul progetto.
L’idrogeno verde si ottiene attraverso l'elettrolisi dell'acqua in speciali celle elettrochimiche alimentate da elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Nel caso di Corigliano-Rossano, l’acqua sarebbe quella del vicinissimo mar Jonio che si potrebbe continuare a prelevare dalle bocche sottomarine “riciclabili” dalla vecchia centrale termoelettrica, mentre l’elettricità per far funzionare la centrale di produzione H2 (diidrogeno, che si presenta sottoforma di gas infiammabile, incolore e inodore) dovrebbe essere quella del parco fotovoltaico che Enel installerebbe a ridosso dell’impianto. Questo per chiudere un ciclo pulito e sostenibile. Certo, con un inevitabile impatto ambientale dovuto al parco fotovoltaico. Quanto sarà ampio e impattante l’area occupata dai pannelli solari non lo sappiamo.
Sappiamo però, che se da un lato il sindaco Stasi è estremamente entusiasta per l’idea progettuale dell’industria dell’idrogeno (tanto che sta pensando anche a chi rivendere l'idrogeno prodotto!), al contrario, si è mostrato “tiepidamente contento” sulla realizzazione del parco fotovoltaico. «Per quanto riguarda il campo fotovoltaico… - aveva detto il primo cittadino al margine dell’incontro con Enel avuto lo scorso 1 febbraio - non ci sono preclusioni ideologiche ma bisogna evitare interventi senza ricadute occupazionali e senza un’idea chiara di rilancio del sito».
Insomma, la vera partita su una futura “riconversione” del sito di contrada Cutura si giocherà proprio sull’impianto fotovoltaico. Atteso che, senza la necessaria e indispensabile energia solare non ci sarà nemmeno la centrale di produzione dell’idrogeno verde e, di conseguenza, neanche ogni altra ipotesi produttiva che a caduta potrebbe creare nuovo indotto, tra lavoro, sviluppo ed economia.